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La Nazione: E' sacrosanto

Intervista a Silvano Tagliagambe

04/08/2006
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La Nazione

Parla di «integrazione verticale» (scuola-università) e «integrazione orizzontale» (scuola-lavoro) per arrivare a concludere che sì, la proposta Fioroni, va proprio nella direzione giusta. Silvano Tagliagambe è docente di Filosofia della Scienza all’università di Sassari ed è stato, in passato, componente delle commissioni Berlinguer e poi di quella Bertagna (con il ministro Moratti). Dei nuovi esami di Stato pensati dal ministro valuta molti aspetti positivi. «C’è un problema di scollamento tra la scuola e l’università. E’ sacrosanto, allora, rendere questa prova più rigorosa sia con l’ammissione degli studenti sia con i membri esterni delle commissioni».

E’ importante coinvolgere gli atenei?

«Sì e mi sembra che sia previsto. Del resto, il progetto del ministro va nella direzione che stiamo sperimentando in Sardegna grazie alla collaborazione tra gli atenei di Sassari e Cagliari. Dei moduli di riallineamento on line a disposizione dei giovani (sotto la supervisione di tutor) per verificare le conoscenze in alcuni ambiti fondamentali per i percorsi universitari».

Si tratta di un processo di verticalizzazione?

«E’ la continuità tra scuola e università che va sottolineata. Con il nostro progetto che partirà in settembre, gli studenti potranno acquisire compentenze indispensabili a livello generale e poi sarà più semplice accedere a quelle specifiche».

Le università, quindi, non devono stare soltanto a guardare e a lamentarsi...

«Si devono impegnare per innalzare il livello di preparazione anche prima. E’ in questa direzione che va il disegno di legge e mi sembra ottima».

E’ d’accordo anche con le borse di studio per le eccellenze?

«Sì, perché la scuola deve offrire e garantire a tutti le stesse opportunità ma poi deve valorizzare e premiare chi si distingue».

La valorizzazione dei crediti accumulati durante il percorso scolastico è un principio valido?

«E’ un modo per incentivare il sistema orizzontale. Ossia l’alternanza scuola-lavoro, l’esperienza pratica, l’integrazione tra sistema scolastico e sistema di formazione. perché il sapere si deve operativizzare, deve essere applicato ai problemi pratici. Le prove Ocse che tanto penalizzano l’Italia sono strutturate in modo pratico: le conoscenze servono a risolvere i problemi. Faccio un esempio. I risultati italiani rispetto a queste prove sono molto diversi per territorio. Al Nord-Est ci collochiamo al quinto o sesto posto (su 32 Paesi) per conoscenze scientifiche. Al Centro siamo in linea con la media Ocse mentre al Sud, soprattutto nelle isole, siamo ben al di sotto, trascinando verso il basso la media nazionale. Ma perché accade questo con programmi scolastici omogenei? Perché nel Nord-Est la presenza dell’industria è più forte e anche la formazione professionale viene vissuta in modo diverso. C’è integrazione tra i due sistemi. Del resto, questo asse orizzontale scuola-lavoro è uno dei cardini della politica europea. Credo che uno dei pregi, oltre all’integrazione con l’università, di questo progetto sia proprio la valorizzazione di questo aspetto ‘pratico’ della conoscenza».

Silvia Mastrantonio


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