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La NAzione-Calci, pugni e parecchi insulti. Non va proprio giù ai ricercatori la riforma

di Silvia Mastrantonio [\FIRMA]ROMA Calci, pugni e parecchi insulti. Non va proprio giù ai ricercatori la riforma universitaria targata Moratti che oggi sarà in votazione alla Camera e sulla qual...

29/09/2005
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La Nazione

di Silvia Mastrantonio
[\FIRMA]ROMA Calci, pugni e parecchi insulti. Non va proprio giù ai ricercatori la riforma universitaria targata Moratti che oggi sarà in votazione alla Camera e sulla quale il governo ha posto la fiducia. Ieri mattina ci sono stati scontri, dinanzi a palazzo Madama, ma la protesta, giurano i diretti interessati, non si fermerà qui. Tutte le sigle della docenza hanno diramato un invito agli atenei italiani in sintonia con gli organi accademici a promuovere per la settimana dal 10 al 15 ottobre il blocco di ogni attività mentre i precari hanno portato le loro ragioni alla Conferenza dei Rettori. E da questi, adesso, si aspettano più di una risposta formale. Inutile dire che i partiti dell'opposizione sposano in toto la protesta anche se, ieri, a scendere in strada accanto ai manifestanti, sono stati in pochi e perdipiù un tantino tirati per la giacchetta.
Poche le voci fuori dal coro degli insulti, una tra queste è quella di Azione universitaria, movimento studentesco di Alleanza nazionale, che accusa i professori di arruolare i teppisti per difendere i loro privilegi.
Tutto è cominciato nella mattinata. Docenti, ricercatori, precari e studenti si sono riuniti in piazza Navona a due passi dal Senato. Poi si sono spostati verso palazzo Madama invocando i parlamentari dell'opposizione a unirsi alla protesta. Il clima si è scaldato quando i manifestanti hanno cominciato a bloccare il traffico in corso Rinascimento e nel momento in cui hanno tentato di srotolare un lungo striscione contro la Moratti. Le forze dell'ordine tiravano da una parte e i dissenzienti dall'altra in una sorta di tiro alla fune vinto da carabinieri e poliziotti ma con il contorno di qualche pugno o spintone. Due giovani sono stati bloccati ma poi rilasciati immediatamente. La protesta si è diretta quindi verso piazza Rondanini dove ha sede la Conferenza dei Rettori. Qui il presidente Piero Tosi ha ricevuto una delegazione ma non ha preso impegni rispetto alla richiesta pressante dei precari delle dimissioni di massa. "Vogliamo che si passi dalle parole ai fatti hanno sottolineato i manifestanti l'Italia segua l'esempio francese. Chiediamo un gesto condiviso ha spiegato Giuseppe Allegri della rete nazionale dei ricercatori precari i rettori e i presidi hanno mantenuto il dissenso verso il ddl ma non ci sono stati atti a conferma delle loro parole. Che si dimettano; che affermino con i fatti ciò che dicono".
Un punto interrogativo rimasto senza risposta, al momento, mentre Enrico Panini della Cgil scuola non ha manifestato dubbi: "Il blocco degli atenei tra il 10 e il 15 ottobre dimostra con chiarezza l'intezione di proseguire la lotta finché non sarà bloccato il ddl e aperto un confronto vero con sindacati, associazioni, università".
Ciò che si sta consumando con il varo della Riforma, secondo Fausto Bertinotti è un ennesimo "atto di arroganza". "Con il ricorso alla fiducia ha spiegato viene vanificata la possibilità dell'opposizione di esercitare la sua funzione in una materia così delicata. Viene blindato un provvedimento pessimo che non risolve nessuno dei problemi dell'università italiana". Ma anche i senatori dell'Unione non hanno mezzi termini nel bollare il ddl e soprattutto la "velocizzazione" imposta dal governo. Parlano di "colpo di mano", "insulto alla democrazia", "disprezzo del Parlamento". "La Moratti ha sintetizzato Luciano Modica dei Ds è allergica al confronto. Respingere il dibattito parlamentare è segno di disprezzo per questa istituzione". Critiche condivise, a raggiera, da tutti gli esponenti dell'opposizione. Da Albertina Soliani e Giampiero D'Andrea della Margherita, a Maria Chiara Acciarini dei Ds, a Fiorello Cortiana dei Verdi. A prescindere dal metodo molti entrano nel merito del provvedimento. Secondo i parlamentari dell'Unione, infatti, si tratta di un progetto che "non risponde alle sfide della società della conoscenza; penalizza i giovani ricercatori non riconoscendo il ruolo da loro svolto attualmente negli atenei; istituisce la figura del professore aggregato invece di prevedere norme serie per il reclutamento dei giovani; non introduce seri criteri di valutazione né per la didattica né per la ricerca; non risolve il problema del nepotismo e del clientelismo ripristinando regole concorsuali vigenti fino al '98". Reazioni che, secondo esponenti della maggioranza, indicano che la via indicata dal ministro è proprio quella "giusta". Secondo i giovani di Forza Italia, per esempio, "La rumorosa levata di scudi da parte della sinistra e del sindacato conferma la giusta direzione imboccata. Finalmente è stato realizzato un provvedimento che agevola l'ingresso dei giovani nel mondo universitario, scardinando vecchie logiche di potere che lo hanno caratterizzato in tutti questi anni". A proposito della fiducia, poi, tocca a Schifani la replica: "E' solo un fatto tecnico".


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