La ministra dell’Istruzione e la tesi copiata dai manuali
Il caso della 5S Azzolina, titolare della Scuola: molti passi riprodotti da testi specialistici nel lavoro presentato all’ateneo di Pisa nel 2010 per abilitarsi a insegnare alle superiori
di Massimo Arcangeli
Se ci si collega a Internet, e si digitano su Google le opportune parole chiave, spuntano i titoli di tre tesi, fra lauree e specializzazioni, firmate da Lucia Azzolina. Uno dei tre documenti, intitolato Un caso di ritardo mentale lieve associato a disturbi depressivi , è la tesi conseguita dalla neoministra all’Università di Pisa nel 2009 (così sul frontespizio; nel 2010 secondo il curriculum ufficiale), presso la Scuola di specializzazione per l’insegnamento secondario della Toscana, e di complessive 41 pagine (relatore: Gianluca D’Arcangelo). Ora, confrontando diversi passi dell’estratto del lavoro disponibile online, corrispondente alle prime tre pagine, con i rispettivi originali, si scopre che più o meno la metà di quel che c’è scritto in quell’estratto è il risultato di un plagio. E la ministra dell’Istruzione non solo non virgoletta quel che non è farina del suo sacco, e già il fatto sarebbe di per sé molto grave, ma nei luoghi corrispondenti ai passi interessati, per giunta, non cita nessuna delle fonti cui ha attinto a man bassa. Direttamente o, forse, indirettamente (dal momento che nessuno dei testi menzionati qui di seguito compare nella bibliografia finale della tesi).
Il primo brano, filtrato da qualche fonte intermedia facilmente reperibile in rete (come la risposta di uno psicoterapeuta a una lettrice del Messaggero Veneto del 4 aprile 2005), riprende praticamente alla lettera un passaggio della voce "ritardo mentale" contenuta nel Dizionario di psicologia di Umberto Galimberti, la cui prima edizione è del 1992 (Torino, Utet; nella seconda, uscita per Utet Libreria nel 2006, furono ampliate tre voci e ne furono aggiunte altrettante).
Il secondo brano riproduce, con minime variazioni, un passaggio della voce "ritardo mentale" curata da Luigi Ravizza, Gabriele Masi, Mara Marcheschi e Pietro Pfanner per un monumentale Trattato italiano di psichiatria in tre volumi, un progetto editoriale coordinato da Paolo Pancheri e Giovanni B. Cassano (coadiuvati da altri sette psichiatri). Dell’opera, pubblicata nel 1992 (Milano, Masson) e realizzata con il contributo di ben 175 diversi studiosi, uscì nel 1999 una seconda edizione (Milano-Parigi-Barcellona, Masson) curata dallo stesso gruppo di psichiatri tranne uno (Antonio D’Errico, morto nel 1995).
Il terzo brano, a parte un paio di virgole, ricalca esattamente un altro passaggio della voce "ritardo mentale" del Dizionario psicologico di Galimberti, mentre per il quarto c’è l’imbarazzo della scelta. Agli addetti ai lavori il passo è talmente familiare (è stato ripetutamente ripreso da libri e articoli successivi alla prima fonte di attestazione) che riesce difficile spiegarsi come non se ne sia accorto già allora il relatore della tesi discussa da Lucia Azzolina. Anche qui la fonte di riferimento, la traduzione italiana (Milano, Masson, 1983) di un noto manuale dell’ American Psychiatric Association più volte ristampata o riedita (seconda e terza edizione, pubblicate entrambe ancora da Masson: 1988 e 1995), è saccheggiata senza essere nemmeno menzionata; si tratta del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali curato, per il versante italiano, da Vittorino Andreoli, Giovanni B. Cassano e Romolo Rossi. Anche del quinto brano, e mi pare ci si possa fermare qui, è ben riconoscibile la fonte omessa dall’onorevole Azzolina: un volume collettivo uscito nel 2008 (Clemente Lanzetti, Linda Lombi e Michele Marzulli, a cura di, Metodi qualitativi e quantitativi per la ricerca sociale in sanità , Milano, FrancoAngeli).
Il plagio della ministra rischia ora di creare un serio imbarazzo ai Cinque Stelle. Quando, tre anni fa, emerse una vicenda simile che coinvolse l’allora ministra della Pubblica amministrazione Marianna Madia, le polemiche furono molto violente, soprattutto sul fronte grillino, e Danilo Toninelli arrivò a chiederne le dimissioni. Come reagiranno i responsabili di un partito che è stato per anni il portabandiera della trasparenza, del merito e della legalità? Avranno un guizzo, un sussulto, un soprassalto oppure preferiranno lasciar correre? — L’autore è linguista e critico letterario