La mina vagante dell’abilitazione magistrale

Per anni l’abilitazione magistrale, un titolo professionale connesso con il diploma, è stato considerato di rango inferiore, non alla pari delle abilitazioni che aprono le porte di tutte le graduatorie.

Ora non più, perché, oltre ad una pronuncia della Commissione Europea che ne ha riconosciuto il pieno valore abilitante, una sentenza del Consiglio di Stato, a seguito del ricorso straordinario al Capo dello Stato di 220 insegnanti elementari diplomatisi entro il 2001-02, lo ha considerato utile all’inserimento in II fascia per le graduatorie di supplenza.

La conseguenza di quella pronuncia potrebbe avere effetti impensabili. Non solo, infatti, 220 insegnanti, grazie all’anzianità di servizio, scavalcherebbero i laureati abilitati già presenti di diritto in II fascia, ma potrebbero risalire in II fascia, secondo una valutazione ministeriale, oltre 54 mila docenti con abilitazione magistrale attualmente inseriti in III fascia.

In tal caso, come si può ben capire, vi sarebbe un vero e proprio terremoto di graduatorie con forti penalizzazioni dei laureati in scienze della formazione primaria.

Vi sarebbe anche un certo invecchiamento del personale supplente, perché questi abilitati recuperati hanno conseguito quasi tutti il diploma abilitante negli anni ’80 e ’90.

Il Miur ha chiesto il parere dell’Avvocatura dello Stato per sapere quali norme di comportamento adottare nei confronti di quelle migliaia di abilitati che ora aspettano di risalire in II fascia.

Sul tavolo del ministro Giannini potrebbe arrivare, a breve, la notizia delle graduatorie da rifare, mentre nell’anticamera scalpita quella, ancora più pesante, della stabilizzazione dei precari tutelati da una pronuncia europea.