La maxi fusione di 20 istituti. «Il dirigente? Ubiquo»
la giga-scuola del lecchese, effetto dei ridimensionamenti voluti dallo Stato e varati da Regione Lombardia, è un caso che suscita non poche preoccupazioni
MILANO — L'«elefantino», vezzeggiativo usato in riva al lago quando non si vuole usare il termine monstre, sorgerà a settembre. Avrà un preside, un direttore amministrativo — entrambi a Calolziocorte — oltre duemila alunni tra materne, elementari e medie, venti plessi distribuiti su sei Comuni della Valle San Martino. Bisognerà organizzarsi: «I prof sono pronti a usare il car-sharing, mentre per il futuro dirigente si esigono requisiti di ubiquità». Ironia di paese. Ma la giga-scuola del lecchese, effetto dei ridimensionamenti voluti dallo Stato e varati da Regione Lombardia, è un caso che suscita non poche preoccupazioni. Nonostante le rassicurazioni del Provveditorato: «Era l'unico modo per lasciare a ogni comunità la sua sede didattica».
Erano tre (plessi), ne rimarrà uno solo. Calolziocorte può vantare un piccolo record regionale, ha la scuola con il maggior numero di succursali. Tutto regolare: tra i Comuni coinvolti nell'operazione, in cinque hanno dato il via libera alla maxi-fusione (favorevoli Carenno, Erve, Torre de' Busi, Vercurago, Calolziocorte; unico contrario, Monte Marenzo). Con il benestare della Provincia e la denuncia della Flc-Cgil: «Operazione del centrodestra. Questo processo farà nascere una struttura organizzativa troppo gracile per reggere una gestione così complessa».
Un preside per venti scuole. Angelo De Battista, a capo (ma in modo precario: è reggente) della Direzione didattica di Calolziocorte (960 alunni che a settembre si uniranno ai 1.100 del Comprensivo), commenta: «Scelta sciagurata: come si farà a decidere il piano dell'offerta formativa con un collegio docenti di queste dimensioni? Viene meno la funzione di dirigente come leader educativo». Altro problema: «Gli accorpamenti — sottolinea Corrado Barachetti, segretario regionale Flc-Cgil — portano a una diminuzione dei docenti e soprattutto del personale tecnico. Il che vuol dire meno sorveglianza e meno sicurezza». Qualche numero: nell'anno scolastico in corso — fanno sapere i sindacati — in Lombardia, a fronte di 11.579 alunni in più rispetto al 2010-2011, i docenti sono diminuiti in tutto di 1.600 unità. I tecnici Ata di 700. «E per l'anno prossimo il trend sarà simile».
Meno insegnanti, meno presidi, più alunni. E meno scuole: la giunta Formigoni, nella seduta del 22 febbraio scorso, ha approvato il piano di organizzazione delle istituzioni scolastiche per il 2012-2013 superando gli obiettivi stabiliti: si dovevano abolire 24 «autonomie», ne spariranno 60 (altrettante l'anno prossimo). Il perché lo spiega il neoassessore Valentina Aprea, da anni impegnata sul fronte scuola: «Alcune Province hanno accelerato l'iter di verticalizzazione, che comunque deve essere concluso entro l'anno prossimo». Le più virtuose: Bergamo, Brescia, Varese. «Mentre Milano, per i problemi legati alle metropoli e per il cambio di amministrazione, non ha fatto nulla». Lombardia «promossa»: «Siamo la Regione — continua l'assessore — che ha accorpato di più in una logica decennale. E i vantaggi sono evidenti: dalla continuità didattica a un rapporto più stretto con il territorio». Quanto al «caso Calolzio», la replica è immediata: «Abbiamo confermato le scelte di Comuni e Provincia. E comunque si tratta di un unico episodio, per il resto i parametri sono tutti rispettati». Conclusione: «Forse abbiamo perso qualche dirigente, ma abbiamo salvato l'utenza: tutti i bambini avranno una scuola vicina».
Punti di vista differenti. La Cgil sta valutando la possibilità di impugnare la delibera «che da una parte definisce il limite massimo di 1.800 alunni per scuola e dall'altra approva un istituto di oltre duemila». Il provveditore di Lecco, Giuseppe Petralia, chiude così: «Si è fatta una scelta ponderata sentendo tutte le parti. Posso capire le preoccupazioni, ma a un dirigente non si chiede di gestire solo situazioni facili».