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La mala Università

Ci sono i baroni, e ci sono i malfattori. Basta uno sguardo di superficie alle cronache locali italiane, alla provincia densa che costituisce il midollo di questo paese, e ci si accorge che gli atenei italiani e i dipartimenti allegati nutrono storie di quotidiana corruzione, di smaccata raccomandazione

28/05/2012
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la Repubblica

Corrado Zunino

Ci sono i baroni, e ci sono i malfattori. Basta uno sguardo di superficie alle cronache locali italiane, alla provincia densa che costituisce il midollo di questo paese, e ci si accorge che gli atenei italiani e i dipartimenti allegati nutrono storie di quotidiana corruzione, di smaccata raccomandazione. A volte interviene la magistratura, altre la censura dei superiori. E' uno dei motivi - le ruberie seriali, il clientelismo spinto - per cui l'università italiana ha perso la sua partita con la controriforma Gelmini, uno dei motivi per cui l'università galleggia spompata nell'età che ne è seguita, quella del risparmio spinto e del ministro Profumo.

L'ultima storia. Concorso a Medicina, Università di Pavia. Papà Daniele Scevola, docente di Medicina, membro del Consiglio di amministrazione dell'ateneo, e la moglie Angela Faga, lei docente di chirurgia plastica, intervengono in contemporanea per far vincere il concorso per un posto da ricercatore di chirurgia plastica alla figlia Angela. Quel lavoro l'avrebbe pagato per i cinque anni a seguire la Humana Forma, onlus appena fondata da mamma Angela. A presiedere il concorso pubblico, infatti, si è precipitata proprio lei, genitrice intraprendente. Due soli i candidati nell'occasione e, quando si accorge del parentame in presidenza, il secondo concorrente non si presenta. Alla fine ha vinto il concorso, per estinzione di avversari, la piccola Angela. A dicembre 2011 l'università ha bloccato tutto: il concorso, ecco, non aveva rispettato

il codice etico dell'ateneo. La commissione di garanzia, analizzata la vicenda su indicazione del rettore, la definisce "sorprendente per l'intreccio familiare fra i protagonisti". L'aspetto ritenuto grave è che i docenti Faga e Scevola non avrebbero messo in evidenza nulla durante le sedute degli organi accademici che hanno via via approvato gli atti del concorso. Ecco, se mamma presiedeva l'organizzazione medico ricostruttiva Humana Forma, la figlia era nel direttivo. Per padre e madre un biasimo ufficiale dell'università, un biasimino per un collaboratore complice. Papà Scevola è pronto a bruciarsi una mano sulla sua innocenza: "È un accanimento dell'università contro di me". Ha iniziato a indagare anche la Procura di Pavia.

Sempre roba fresca, Facoltà di Architettura della Sapienza: le Iene hanno appena rivelato (e dimostrato con videocamera nascosta) come un docente abbia promesso ad alcuni studenti il superamento di esami fondamentali in cambio di 2.000 euro a testa. Riceveva a studio, spiegava ai peggiori come si calcola un baricentro, indicava le domande che sarebbero state poste in sede di esame e offriva le tariffe: "Mi raccomando, solo contanti". Dicono gli studenti della Link: "La mercificazione degli esami è lo specchio della dequalificazione complessiva della formazione universitaria". Da sottoscrivere.

Poi c'è la maxi inchiesta (vecchia di dieci anni) dei concorsi di cardiologia pilotati da una cupola di primari in mezza Italia. È partito tutto da Bari, dal professor Paolo Rizzon. In sede di processo (e questo è recente) c'è stato lo spacchettamento territoriale. Altre quattro città hanno avuto in premio concorsi truccati: quattro a Pisa, cinque a Brescia, uno a Firenze, tre a Palermo. Per la Procura di Bari l'organizzazione nazionale era capeggiata da quattro primari: Paolo Rizzon, il pisano Mario Mariani, il milanese Maurizio Guazzi, il parmense Livio Dei Cas. Agli indagati sono stati contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, corruzione, concussione tentata e compiuta, falso, truffa, tentativo di estorsione e interruzione di pubblico servizio.

Sempre a Pisa, si è recentemente dimesso dai suoi incarichi universitari il professor Andrea Genazzani, 70 anni, direttore del dipartimento di Medicina della procreazione e dell'età evolutiva. Le dimissioni del ginecologo, studioso di fama internazionale, hanno seguito il rinvio a giudizio nell'ambito di un'inchiesta sulla gestione del dipartimento e preceduto un provvedimento di licenziamento da parte dell'università. Due indagini - guardia di finanza e Corte dei Conti - si sono occupate della gestione di straordinari e borse di studio, dei consigli del dipartimento e dell'attività privata di alcuni medici, in particolare del direttore Genazzani. I fatti contestati al luminare sono del 2008. Le ipotesi di reato sono: peculato, truffa, evasione fiscale, abuso d'ufficio.

Dieci giorni fa, dal Mattino di Padova: "Concorso addomesticato, bufera all'Università di Padova". Quindi: "La guardia di finanza ha sequestrato i documenti della prova di ammissione al concorso di chirurgia plastica". Di nuovo chirurgia plastica, regno dell'abuso. Che è successo? Uno stimato professore di Udine è stato indagato insieme a chi ha ottenuto il posto previsto dal concorso e la finanza di Firenze ha fatto ingresso negli uffici amministrativi dell'ateneo padovano (Palazzo Storione, sì) per sequestrare gli atti prodotti dalla commissione esaminatrice. Qui si parla del professor Pier Camillo Parodi, direttore della scuola di specializzazione di chirurgia plastica di Udine (e membro della commissione esaminatrice). Si parla di Daria Almesberger, 28 anni, da Trieste, neolaureata in Medicina e - secondo l'accusa - alla ricerca di favori di un direttore (uno qualsiasi tra quelli segnalati tra le sedi di Pavia, Milano e Udine) disponibile a garantirle l'ingresso nella propria struttura. "Una persona compiacente", raccontano le cronache, "capace di assicurarle che il posto aggiuntivo, che lei stessa si sarebbe impegnata a creare attraverso il reperimento dei fondi necessari a finanziarlo, sarebbe stato assegnato proprio a lei". Per finanziare il suo posto di lavoro la ragazza ha chiesto aiuto a papà, che ha prestato per la bisogna la società "Sercotec srl", di cui è amministratore.

L'indagine era arrivata da Firenze perché i finanzieri avevano già fermato (sempre per un concorso addomesticato) un altro chirurgo plastico, Mario Dini, direttore dell'azienda ospedaliera di Careggi. Il "prof" Parodi, dopo aver suggerito alla Almesberger la tecnica dell'assunzione con autofinanziamento, l'11 giugno 2011 le ha consegnato in un bar di Udine (c'è un filmato) le diciannove tracce che quattro giorni dopo sarebbero state materia d'esame. La candidata Almesberger avrebbe girato le tracce a un altro candidato e si sarebbe piazzata settima.

Da Catania Giambattista Scirè ha segnalato, infine, un concorso per ricercatori di storia contemporanea, a tempo determinato. La commissione esaminatrice l'ha fatto vincere a una candidata senza il titolo - necessario per regolamento - di dottore di ricerca. Scirè, secondo classificato, è andato al Tar. E il Tribunale amministrativo gli ha dato ragione. La commissione, costretta a riconvocarsi, ha confermato il suo giudizio. Come se nulla fosse. Non resta che il Consiglio di Stato. Un'interrogazione alla Camera ha denunciato l'abuso. Il presidente della commissione, Simone Neri Serneri, giovane rampante figlio del professor Neri Serneri, già sovrano di medicina a Siena, conosceva la candidata. Ne ha ospitato i lavori nei libri che lui ha curato.
 


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