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La Libertà PC: «Occupazione femminile, dannosi i tagli alla scuola»

La squadra "rosa" della Flc Cgil scende in campo: innalzamento età pensione? Strumento per "far cassa"

08/03/2009
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Libertà

"Meno posti di lavoro, meno Welfare, meno occupazione femminile: le donne della conoscenza unite per cambiare il segno". Una squadra tutta rosa, otto "giocatrici" in campo per la Flc-Cgil, provenienti dal mondo della scuola, dell'università, della ricerca, che ieri, vigilia della Festa delle donne, hanno sottoscritto un documento che verrà esteso a tutte le donne della Cgil. Le quali, contestualmente (Donne Cgil e Coordinamento donne pensionate Cgil) avevano già licenziato due documenti dai contenuti in parte analoghi (con cui hanno chiesto certezza della pena per gli autori di violenze, ed espresso contrarietà all'aumento dell'età pensionabile per l'universo femminile), come spiegato Stefania Bollati (Pari opportunità).
Ieri alla Camera del lavoro (dove stasera Amnesty International raccoglierà firme per tre appelli umanitari a favore di donne) il nuovo documento della Flc di Piacenza, che sul tema delle violenze femminili invoca prima ancora che certezza della pena «educazione e formazione per prevenire», e che dai tagli alla scuola di oggi presagisce pesanti ricadute sul domani delle donne lavoratrici (richiamate a farsi carico degli impegni di cura familiare), ha visto al tavolo coordinato da Raffaella Morsia, Mattea Cambia, Manuela Calza, Daniela Eboli, Francesca Pagani, Marta Cassinelli, Valeria Perotti, e Stefania Bollati.
Unite nel sottoscrivere che «la crisi economica e finanziaria sta distruggendo posti di lavoro e capacità produttiva nel nostro Paese» e che «abbiamo a che fare con un governo che non sa fronteggiare l'emergenza, la crescita della disoccupazione, della precarizzazione del lavoro, della povertà. Come non osservare - prosegue il documento - che più penalizzate saranno le donne, in molti casi precarie, giovani e non. Le donne che in Italia studiano di più ma, paradossalmente, hanno meno opportunità di lavoro e retribuzioni più basse, le donne che ultimamente sono addirittura costrette al licenziamento in caso di maternità perché questo governo, appena insediato, ha cancellato la legge 188 del 2006. Le donne a scapito delle quali si vuole "far cassa", innalzando l'età pensionabile. Un provvedimento falsamente motivato come parità di trattamento, che in realtà introdurrebbe un'ulteriore penalizzazione».
«Infatti, nella legislazione attuale, andare in pensione a 60 anni non è un obbligo ma soltanto un'opportunità in più per le donne. Renderlo obbligatorio - sostengono le firmatarie - costituirebbe una discriminazione, in quanto le lavoratrici sono quasi esclusivamente titolari di pensioni di vecchiaia per il ritardato accesso al lavoro, dei lavori saltuari, precari, stagionali, del part-time, della frammentazione della vita lavorativa che spesso è piena di buchi per dedicarsi alla cura dei figli e dei genitori». Cosa occorre sono «nuove condizioni di solidarietà nel lavoro tra i generi, come anche tra le generazioni, tra i nativi e i migranti».Ancora? «Aumento dei congedi parentali e degli istituti a supporto dell'attività di cura, un programma di investimenti dei servizi pubblici rivolti all'infanzia, all'istruzione, all'intercultura e alla non autosufficienza, far crescere le retribuzioni e le prestazioni pensionistiche, della generalizzazione degli ammortizzatori sociali e di una loro estensione alle lavoratrici e ai lavoratori precari».
sim.seg.


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