La Libertà: Enrico Panini, segretario generale del sindacato «Più formazione e laboratori»
a conclusione del Forum
(d.men) «Finalmente il governo ha confermato gli istituti tecnici e professionali come un pezzo fondamentale dell'offerta formativa. Ma salvare questo patrimonio, non significa che dobbiamo fermarci qui. Siamo in un momento cruciale per investire sull'istruzione tecnica e professionale, che costituisce il 55% della popolazione scolastica italiana, ma che oggi è anche il segmento dove c'è maggior dispersione scolastica e fallimenti»: così Enrico Panini, segretario generale della Flc Cgil che ieri ha concluso i lavori del forum. Condivisa la scelta del governo di superare l'impostazione della Moratti, «che rischiava di ridurre istruzione tecnica e professionale come una scelta di serie B delle famiglie, meno abbienti, e dei ragazzi in difficoltà». «L'ipotesi per fortuna è stata sconfitta. E' però vero - aggiunge Panini - che non possiamo limitarci a conservare quello che avevamo. Nel frattempo il mondo della scuola e del lavoro è profondamente cambiato. Oggi vogliamo parlarne, e non è casuale la scelta di Piacenza per questa iniziativa nazionale: qui l'amministrazione provinciale ha effettuato un ottimo lavoro, con indagini e azioni specifiche; e anche il quadro imprenditoriale è qualitivamente molto alto. La situazione ottimale per affrontare i temi sul cambiamento». Il cambiamento è in atto anche a livello ministeriale: è stata appena costituita una commissione sull'istruzione tecnica. «Noi porremo al ministro e alla commissione alcune richieste: la riduzione degli indirizzi, una maggiore unità tra indirizzo tecnico e professionale, più didattica di laboratorio (meno attività frontale), ma anche la salvaguardia della dimensione formativa: significa che chi si forma ad una professione, studia comunque, per formarsi come persona, italiano o matematica teorica». E ancora: «Tutti a parole promettono investimenti sulla scuola e la formazione», dice Panini, denunciando però il taglio di organici previsto dalla Finanziaria: «11 mila insegnanti per il solo 2008 e altrettanti negli anni successivi. Questo nella scuola superiore, che sia tecnica, professionale, liceale, che vive un'impennata di iscrizioni, significa che dal 1° settembre ci saranno classi da 30 alunni, con un complessivo appesantimento del lavoro, con l'aumento del rischio della dispersione e di bocciature. Chiediamo coerenza: se l'istruzione tecnica e professionale è fondamentale per lo sviluppo del Paese, il governo non tagli il ramo dove dichiara di stare seduto». Sulle politiche per gli insegnanti, che si riversano sulla qualità della scuola, annota Stefano Angelillo, vicepreside dell'Ipsia Da Vinci di Piacenza: «Molti docenti sono precari, cambiano persino nel corso dell'anno scolastico. Con questi consigli di classe variabili, diventa sempre più difficile il nostro sforzo di programmazione».