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La libertà a occhi aperti

L’Avvenire per la penna autorevole di Giuseppe Dalla Torre l’ha definita «sorprendente»: e ha fatto presente che il ministro aveva appena firmato un accordo col presidente della conferenza episcopale italiana

26/09/2012
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la Repubblica

ADRIANO PROSPERI


L’Avvenire per la penna autorevole di Giuseppe Dalla Torre l’ha definita «sorprendente»: e ha fatto presente che il ministro aveva appena firmato un accordo col presidente della conferenza episcopale italiana cardinal Bagnasco relativo proprio a tale insegnamento. Questo porrebbe il problema di quello che i ministri pensano come singoli e quello che fanno come ministri: un problema che non è certo limitato a questo tema ma che è troppo vasto per essere affrontato qui. Ricordiamo che, mentre leggiamo l’esternazione del ministro Profumo, si avanza nelle viscere del Parlamento la legge sul fine vita: e che da tempo l’Europa attende misure fiscali adeguate per i beni della Chiesa in Italia.
Quando questo governo è nato ci si è posti la domanda se fosse il governo dei cattolici seri, scesi in politica per rimediare ai disastri provocati dal collateralismo della Chiesa gerarchica e della Santa Sede col governo Berlusconi. Oggi abbiamo molti elementi per rispondere: e non possiamo dire che la risposta sia positiva. Ma intanto all’argomento dell’Avvenire – che l’insegnamento della religione è “l’anima d’Italia”, quell’anima che dovremmo imporre soprattutto ai figli degli immigrati, la risposta la dà lo spettacolo offerto in questi giorni dal governo della Regione Lazio: un governo nato dalla battaglia contro il rischio della vittoria di una esponente radicale, Emma Bonino, vista di malocchio e variamente osteggiata dai politici cattolici e cinici d’ogni partito, spaventati dalla semplice possibilità che la città del Papa vedesse all’opera un governatore dichiaratamente e fattivamente laico. Allora si scelse la salvezza dell’anima d’Italia: e quell’anima si è rivelata nel suo fondo clerico fascista e nell’immoralità impudente e contenta di sé di cui abbiamo quotidianamente tante fiorite esternazioni. Davanti a cui perfino il cardinal Bagnasco si è stracciato le vesti e ha gridato all’urgenza di un risanamento morale della classe politica.
Ma intanto l’esternazione del ministro ha offerto una zattera ai naufraghi del defunto berlusconismo: la Lega ha tuonato che l’ora di religione non si tocca, il ciellino Maurizio Lupi ha detto che bisogna difendere gli italiani dal pericolo del relativismo (rieccola la bestia nera della Chiesa ratzingheriana, a deludere chi sperava che le parole di apertura e di tolleranza del discorso papale in Libano valessero anche per l’Italia). Insomma la difesa dell’ora di religione ricompone lo scenario e ridà parvenza di unità ai brandelli di quello che fu un partito. Vorremmo mettere in guardia il mondo cattolico dal cadere ancora in questa trappola: soprattutto perché troviamo intollerabile la condizione di totale assenza di informazione religiosa e di consapevolezza dello stato del mondo che segna chi attraversa i percorsi scolastici avvalendosi dell’insegnamento suddetto. E riteniamo che nella confusione tra religione e morale e nella zuppa della religione scolastica fatta di buoni sentimenti e di ignoranza dell’esistenza e delle ragioni di altre culture stia una radice non minore dell’immoralità rampante e impunita e del malgoverno della cosa pubblica in Italia.
Basterà richiamare l’opera di uomini come Piero Calamandrei e Arturo Carlo Jemolo, che partendo da una profonda sensibilità verso il fatto religioso si batterono per il rispetto della libertà di ogni individuo e per un’educazione all’integrità morale dei cittadini contro la tradizione di dominio di un’unica Chiesa accampata nello spazio pubblico italiano, preoccupata di ogni finestra spalancata sul mondo, sulle fedi altrui, sulla ricchezza di altre culture. La battaglia per la libertà religiosa è stata la prima in ordine di tempo e resta la prima in ordine d’importanza nel processo di nascita dell’Europa moderna. L’Italia uscita dall’abiezione del fascismo non riuscì a liberarsi dall’assuefazione a considerare “religione” la scipita minestra unica distribuita nelle scuole sotto controllo dei vescovi. Di fatto i principi di uguaglianza e di pari dignità degli italiani espressi nella Costituzione repubblicana furono invalidati col semplice inserimento dei Patti Lateranensi: da quella porta come da un cavallo di Troia entrarono nella vita del paese continue e sistematiche lesioni di quei diritti. E l’insegnamento della cosiddetta religione nelle scuole pubbliche è nello stesso tempo la radice e la bandiera degli abusi. Vogliamo forse dimenticare lo statuto alieno degli insegnanti di religione, nominati col placet dell’autorità ecclesiastica? Si tratta di una specie di “fuori sacco” del corpo docente, un’infrazione al principio fondamentale che governa dal ’700 in poi la selezione e la promozione dei capaci e meritevoli nel moderno sistema dei diritti. Quanto al fantasma dell’identità italiana evocato dall’Avvenire, fino ad ora ha trovato corpo soltanto in una normativa sulla cittadinanza che non è definibile se non col termine di razzismo, fondata com’è sulla successione di sangue.
Ma si aprano gli occhi sul mondo una buona volta: si guardi a come l’ultimo fascicolo di “Le Monde des religions” in edicola in questi giorni informa l’opinione pubblica di un paese laico sullo stato delle religioni nel mondo, sui fantasmi dell’islamismo politico, sui progressi di culti e devozioni nell’universo di un cristianesimo sempre più florido in Africa e sempre più asfittico e demotivato in Europa. E pensare che tra ’500 e ’600 fu un autore italiano, Giovanni Botero, a informare i lettori di tutta Europa sullo stato delle religioni nel mondo. A noi oggi, testimoni dello stato morale del Paese, non resta che masticare fra i denti le parole di un altro italiano: quel Niccolò Machiavelli che accusò la Corte di Roma di aver reso gli italiani: «Sanza religione e cattivi».


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