La guerra sugli stipendi dei prof che rischia di spaccare il Paese
Il vero problema sta nella carriera dei docenti e in quegli stipendi ancora troppo bassi rispetto alla media europea, tanto da far scappare via chiunque abbia altre prospettive di lavoro
È la scuola il nodo cruciale della partita che si sta giocando sull'autonomia regionale. Lombardia e Veneto vogliono aumentare gli stipendi per adeguarli al costo della vita ma il problema non esiste solo a Milano e Venezia: il costo della vita a Roma, ad esempio, non è molto più basso che nelle regioni del Nord.
IL PROBLEMAE allora il vero problema sta nella carriera dei docenti e in quegli stipendi ancora troppo bassi rispetto alla media europea, tanto da far scappare via chiunque abbia altre prospettive di lavoro. Ed è quello che accade soprattutto in regioni del Nord come la Lombardia e il Veneto dove le cattedre restano vuote e vengono assegnate ai docenti del Sud. Ma anche la Capitale, più di tantissime altre città, riceve ogni giorno migliaia di pendolari che arrivano alla stazione dopo ore di viaggio, tra loro tantissimi sono impiegati nelle scuole come docenti, dirigenti, bidelli e addetti alla segreteria.
La posizione geografica di Roma, la rende decisamente appetibile per tutti quegli insegnanti disposti a spostarsi pur di ottenere una cattedra. Gli stessi che una volta avuto il ruolo cercano poi di tornare a casa, nella regione di origine, per ricongiungersi con la famiglia e per tagliare tutti i costi di trasferta. È inevitabile che accada, anche perché i costi per i fuori sede sono decisamente pesanti: per un precario proveniente da Casoria, ad esempio, pagare un affitto a Roma risulta quasi impossibile. Più alto - secondo i dati Istat - di quello chiesto a Milano, Venezia, Padova o Verona. La maggior parte perciò preferisce vivere da pendolare, ogni giorno, pagando quotidianamente di tasca propria il viaggio di andata e ritorno. Per questo, alla prima occasione, le richieste di trasferimento arrivano in massa. Con il profetto sull'autonomia regionale che il governo sta preparando, la soluzione per Lombardia e Veneto starebbe nell'aumentare gli stipendi di chi lavora in quelle aree con contratti integrativi, diversi da regione a regione. Un incentivo consistente, che potrebbe arrivare a diverse centinaia di euro in più al mese, per convincere i docenti a restare al Nord.
DIFFERENZANel Lazio ci sono quasi 78mila docenti degli 823mila complessivi in Italia, contro i 61mila del Veneto e i quasi 120mila della Lombardia. La Regione Lazio, al momento, non ha intenzione di procedere su questa strada: l'assessorato al Diritto allo studio ha chiarito che una scuola regionalizzata in questo modo non rientra nella loro idea di scuola statale né nella loro visione dello Stato. Dello stesso avviso sono anche i dirigenti scolastici che, ogni giorno, vivono i problemi dell'organizzazione di una scuola con tanti pendolari e precari fuori sede: «Non solo docenti, a Roma ci sono anche tantissimi presidi che vengono dalle regioni del Sud, soprattutto dalla Campania spiega Mario Rusconi, presidente dell'Associazione nazionale dei presidi di Roma e Lazio si svegliano alle 4 o cercano una camera in affitto a Roma, sobbarcandosi in ogni caso costi aggiuntivi. I problemi quindi ci sono ed è inutile negarlo, ma non credo che la soluzione sia nel creare disparità all'interno della stessa categoria con Regioni che vanno a 5 o 6 velocità diverse: si tratta di un argomento molto delicato che andrebbe trattato con grandissima attenzione e non con slogan di parte. Il vero grande problema credo sia nella carriera dei docenti, nella possibilità che hanno gli insegnanti di guadagnare di più. Adeguiamo i loro stipendi a quelli dei professionisti e poi vedremo che tanti laureati decideranno di intraprendere la strada dell'insegnamento». Lo stipendio di una maestra di scuola elementare va dai 23 ai 34mila euro annui, contro una media europea che va dai 26 agli oltre 43mila euro. Un professore di scuola media in Italia guadagna dai 25 ai 37mila euro, in Europa dai 28 ai 47mila, alle superiori si va dai 24mila ai 39mila annui mentre in Europa dai 29 ai 49 mila euro. Il paragone è schiacciante con la Francia, dove la busta paga può superare i 47mila euro, o la Spagna dove lo stipendio supera i 48mila e con la Germania dove, addirittura, si raggiungono i 64mila euro.
Lorena Loiacono