La goccia che fa traboccare… l’urna
di Maurizio Tiriticco
Sono mesi che insisto presso tutti i compagni e gli amici del PD sulla necessità di… non insistere con la Buona scuola e con il ddl che ne è seguito. Sono mesi che ho insistito, con tutta la ridondanza del caso, e non da solo ovviamente, sul fatto che la pretesa ed ennesima “riforma della scuola”, dopo un quindicennio di riforme, riordini e, soprattutto, di tagli, viene ad abbattersi su una scuola già fortemente provata. Per non dire poi delle prove Invalsi, che ritornano puntuali come una pioggia di meteoriti a dettare un Verbo che pochi capiscono, molti subiscono e altri rifiutano. Come se bastasse predicare il Verbo perché questo sia accolto come una salvifica redenzione da una sofferenza che ormai da troppo tempo connota il nostro “Sistema educativo di istruzione e formazione”.
Sono mesi che insisto nel denunciare che gli anonimi estensori della Buona scuola e del ddl hanno operato con una tale disinvoltura da dimenticare che ci sono fondamenti costituzionali, istituzionali e giuridici che non possono essere stravolti con la spigliatezza dell’improvvisazione o – e ciò è peggio – con la determinazione di voler fare della “nostra” scuola una scuola “altra”.
Comunque sia, l’ignoranza – con tanto di virgolette – si coniuga con l’arroganza – senza virgolette – e l’esito è sotto gli occhi di tutti: questa Buona scuola tanto buona non è, se la Vera scuola è insorta con manifestazioni e scioperi che non vedevamo da tempo! Per non dire poi che ciò che è accaduto con i recenti ballottaggi è sotto gli occhi di tutti.
La scuola militante in larga misura ha sempre mal sopportato le cosiddette riforme della Destra e ha visto nella Sinistra – e il 40% dei voti alle recenti votazioni per il Parlamento europeo è stato un importante segnale – una valida sponda per contenere le derive imposte dalla destra e riprendere un discorso serio e produttivo per un riordino effettivo del Sistema di istruzione. Però, le attese sono state disattese e oggi questa scuola militante ha parlato chiaro! Lo ha detto e lo ha fatto: niente voti al PD!!! L’insistenza e l’arroganza delle Giannini e dei Faraone è stata sonoramente punita. Ed è così che la Buona scuola è stata la goccia che ha fatto traboccare… l’urna delle recenti votazioni.
Ma ciò che soprattutto mi dispiace è il fatto che non sono mancati, e non mancano, dirigenti scolastici che, invece, vedono nella Buona scuola un qualcosa di innovativo. In effetti, sono molti i dirigenti “onesti” – e ne conosco tanti – che sostengono che non è la fine del mondo se “passa” il ddl che riordina la struttura interna delle Istituzioni Scolastiche Autonome (non mi piace dire “scuole”, perché sono termini che riconducono agli edifici più che alle istituzioni), in quanto i nuovi compiti che saranno loro affidati saranno affrontati e risolti con il massimo del rigore formale e della responsabilità professionale. Aggiungono, infatti, che è nel loro stesso interesse non “favorire gli amici e gli amici degli amici”, ma adoperarsi perché l’istituzione che è loro affidata migliori sempre più e non rischi alcun default. In effetti, il favorire gli amici ricadrebbe negativamente come un boomerang, e in tempi brevi; sull’istituzione e su loro stessi. Aggiungono che sono più che disponibili a sottoporsi a una prova assolutamente nuova che investe a tutto campo le loro responsabilità decisionali; e che è nel loro stesso interesse adoperarsi perché l’istituzione che è loro affidata migliori sempre più e divenga anche – se del caso – competitiva sul territorio.
Ed è proprio su questo “competitiva” che avanzo tutte le mie riserve. In effetti, il problema non riguarda la moralità pubblica, civica e professionale di un DS. Anche se tutti i DS fossero i più onesti di questo mondo, il ddl non andrebbe bene egualmente! Il problema è un altro: che “si vuole passare” a una scuola “altra”, che nulla ha a che vedere con l’impianto di cui agli articoli della Costituzione (a memoria: 2, 3, 4, 9, 33, 34, 117) che hanno fondato la nostra scuola democratica e repubblicana. Il ddl, in effetti, creerebbe e sancirebbe distinzioni tra DS e DS, tra insegnanti e insegnanti, tra scuole e scuole, distinzioni che, invece, “costituzionalmente” non vogliamo, non possiamo volere e che dobbiamo, invece, superare. Tutte le ISTITUZIONI SCOLASTICHE AUTONOME devono essere “eccellenti”, non alcune sì e altre no!
E il GOVERNO e il MIUR devono garantire questa eccellenza: “dare di più a che ha di meno”!!! E’ stata la nostra divisa, almeno per tutta la seconda metà del “secolo breve”. Concretamente, stando all’art. Cost 117, lo STATO, in fatto di scuola, ha competenza su due materie: le “norme generali sull’istruzione” e i “livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”. Per non dire della “determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato”: di uno Stato che è Uno e unitario dalle Alpi al Lilibeo, anche e soprattutto in materia di Educazione e di Istruzione, con cui si intende garantire quell’“eguaglianza di tutti i cittadini, di cui all’art. 3 Cost.
Si tratta di finalità e obiettivi che a tutt’oggi, a partire dal nuovo Millennio, “grazie” ai governi di destra, ovviamente, non sono stati realizzati. E si tratta di obiettivi che dovrebbero rafforzare l’unitarietà del SISTEMA EDUCATIVO DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE, non sgretolarla. Un Sistema, come un qualsiasi motore, deve funzionare bene in ogni sua parte. Se un pezzo del motore si rompe, è l’intero motore che non funziona. Ebbene: il ddl sgretola questo Sistema, quindi IMPOVERISCE di fatto l’intera offerta Educativa, Istruttiva e Formativa che il SISTEMA, invece, deve offrire a tutti i cittadini/alunni, perché a ciascuno dobbiamo garantire il suo personale SUCCESSO FORMATIVO: lo abbiamo scritto nel dpr 275/99. Lo STATO, quindi, deve dare di più a chi è più debole, non “emarginarlo” e, di fatto, “premiare” i più forti. Ora, i principi egalitari (che abbiamo ereditato dalle grandi Rivoluzione della storia e sancito con le Carte dell’Onu e la nostra stessa Costituzione) con il ddl semplicemente scompaiono e si dà vita a una scuola “altra”.
E questa scuola “altra” non possiamo volerla! Questo è l’obiettivo di chi contesta il ddl. Il che non significa che non sia assolutamente necessario andare a un riordino complessivo del Sistema, ma dei suoi CURRICOLI, su cui peraltro ho scritto tanto, anche se il tutto è discutibile e perfettibile. Allo stato attuale abbiamo curricoli di studio spezzatino, verticali e orizzontali, eredità di progressive aggiunte che via via si sono succedute nel tempo, ma che frammentano e non coordinano processi che invece devono costituirsi OGGI come SISTEMA: auspicato dalle norme, ma ben lungi dalle intenzioni dei pensatori della Buona scuola. E il tempo per cambiare è giunto: ce lo hanno detto le urne.