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La falsa concezione di merito

Il ministro che vuole il merito ma nei fatti taglia ai più meritevoli la scuola pubblica.

24/07/2011
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il manifesto
Parlare di merito è di moda. Nel centrodestra quanto nel centrosinistra. Ogni politico si riempie la bocca di questa parola che, a forza di essere utilizzata ha perso ormai ogni chiaro significato. "Premiare il merito" ormai è un must. Chi non lo dice è fuori. La parola merito crea consenso. Chi la pronuncia si sente dalla parte dei meritevoli, ci mancherebbe! Se provasse una volta tanto a mettersi dalla parte degli immeritevoli, tutto questo castello demagogico cadrebbe miseramente a terra. Il fatto è che da noi, in Italia, la parola merito è usata come sinonimo di giusto, efficiente, migliore, ottimo.
Tutto fumo negli occhi, perché poi, se andiamo a vedere la scuola primaria italiana, e sempre leggendo i dati Ocse, dopo tre anni di cura Tremonti-Gelmini la nostra scuola pubblica è passata dal primo posto in Europa (e quinta nel mondo), al tredicesimo. Dunque, signor Ministro, di che merito sta parlando? Facciamo un altro esempio. Sempre dati alla mano: nel 2007 la qualità delle scuole pubbliche italiane è ritenuta in media migliore di quelle private; ma negli anni successivi, con la loro controriforma scolastica, Tremonti-Gelmini tagliano alla scuola pubblica e aumentano a quella privata. Ancora una volta: signor Ministro, di che merito stiamo parlando?
L'errore del centrosinistra è quello di non attaccare frontalmente questo uso demagogico e strumentale della parola e del concetto stesso di merito. Di immaginare che, all'interno di una scuola pubblica di base - dove siamo all'inizio di un processo di apprendimento - parlare di merito non voglia dire anche parlare di una politica sociale, oltre che scolastica, fortemente classista. Per non dire fascista a tutto tondo. Senza dubbio antidemocratica e anticostituzionale. Almeno stando all'articolo 3 della nostra Costituzione. Ecco, parliamone: cosa ci azzecca il merito, specie nella scuola di base, con l'art.3? Come si concilia? Può conciliarsi? Occorrerebbe parlarne insieme seriamente. Difficile che accada. Il rapporto di fiducia fra ministero e docenti italiani non è mai stato a livelli più bassi di oggi. Anche se è meglio non dirlo: pena i richiami dei superiori o il ricatto di licenziamento.
Nemmeno nel privato si è mai assistito a un atteggiamento così gerarchico, autoritario, paternalistico, punitivo, diffidente, taccagno (fannulloni, visite fiscali, precariato, ...) tra massimi dirigenti e semplice manovalanza più o meno indocente. E così si va avanti con gli umilianti e sbagliati test Invalsi.
Il ministro che vuole il merito ma nei fatti taglia ai più meritevoli la scuola pubblica.


 


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