La disfida di Giannini. A sua insaputa
di Aristarco Ammazzacaffè
La maratona delle prove scritte del concorso procede. Al ministero, dove si sentono tra di loro, tutto procede ovviamente molto bene. E noi possiamo confermare, sulla parola, che in effetti è così. Il lavoro preparatorio – dicono - è stato faticosissimo, ma alla fine ha pagato: regole equilibrate, consulenze e gruppi di lavoro giusti, supervisione all’altezza: un metro e trenta. Praticamente nella media.
Dai racconti ministeriali si apprende che la domanda principe, da cui l’apposito gruppo di lavoro è partito, è stata (giustamente): Come vanno formulati i quesiti per permettere, in 150 minuti, risposte accettabili da parte dei candidati.
Chiaro e forte l’obiettivo: ipotizzare - e simulare – una giusta scansione temporale
(comunque complessivamente entro i 20 minuti per quesito) per i vari passaggi canonici previsti in questi casi: leggere la traccia, pensare la risposta nelle sue articolazioni, scriverla ecc., ecc.. Niente di più, niente di meno.
In seguito a rigorose analisi e simulazioni si è arrivati a decidere all’unanimità (importante!”), che, timer alla mano, ci si poteva star dentro ai 150 minuti: bastava non pensarci e non sgarrare col tempo. Che nella loro ipotesi andava così distribuito: minuti 2 alla lettura della traccia; minuti 5 per pensare la struttura; minuti 10 per rispondere alla domanda centrale; 6 alle domande di completamento e 3 per eventuali aggiustamenti e rilettura conclusiva (troppi?). Totale: minuti 26.
I quali, però, rispetto all’ipotesi assunta, andavano fuori tempo massimo.
Che fare? A seguito di due successivi incontri faticosi – così i racconti di fonte ministeriale – si è deciso di non preoccuparsi. Tanto … I candidati avevano comunque due possibili vie d’uscita: o limare a piacimento i tempi, così da arrivare a 20 minuti; o far finta di niente e andare avanti a esaurimento (di nervi). Anche questa capacità di scelta poteva essere - nelle considerazioni ministeriali - segno di professionalità.
Però qualcosa, all’atto pratico, non ha funzionato; nonostante le simulazioni. Bisognerà indagarne le ragioni.
La teoria timeristica (pronuncia: taimeristica, please) di Viale Trastevere ha infatti scatenato - nei più - panico e contorsioni mentali, sin dalle prime prove e per ogni diversa tipologia. E ovviamente critiche accaldate .
Come quelle, ad esempio, sui quesiti per la classe di concorso Italiano – Storia - Geografia. Può valere la pena riprenderle sommariamente di seguito.
Come è noto agli interessati, la terza traccia, sul “Tema della memoria”, prevedeva di “strutturare una unità di apprendimento” con riferimento a Leopardi e Pascoli , e anche a Gozzano e Ungaretti (per non farsi mancare niente). “Per carità! - questo il commento a caldo di una concorsista : “Così, su due piedi, struttura, riferimenti e senso riesci anche a concepirli in 5 minuti. Basta che ti chiami Umberto Eco. Ma se ti chiami Pasqualino Annaruma e sei un tipo normale? Mah! Comunque – si infervora la candidata - ipotizziamo che tu sia riuscito a raccogliere un po’ di idee giuste. Poi però devi anche scriverle, richiamando e citando senza poter consultare niente, neanche la tua memoria, che è in fumo. E dopo che qualcosa sei riuscito a scrivere, l’occhio ti ricade sulla traccia e t’accorgi che hai lasciato indietro almeno un punto su cui non puoi far finta di niente: la griglia di valutazione. E tu che fai? Ti spari? Decidi che non è ancora il caso e passi al quesito successivo. Dove ti si chiede di “strutturare una unità didattica di due ore” utilizzando il sonetto La vita fugge e non s'arresta un'hora, che tu hai letto, se l’hai letto, una vita fa. Qui però sei fortunato perché la domanda complementare è, a differenza che negli altri quesiti, una e una sola. La rileggi e scopri una cosa che ti era sfuggita: ‘Considerare nella struttura dell’unità anche la presenza in classe di un alunno con BES’. Realizzi però che coi BES non riesci a starci e allora passi al quesito sul “Tema del diverso, del profugo e dell'estraneo”, con3-4 testi (anche stranieri) da considerare e ovviamente da collegare.
T’accorgi però nel frattempo – continua la nostra eroina – che ti scappa la pipì, anche per lo stress, ma non puoi andarci. E alla fine fai quel che puoi. Guardandoti intorno”.
Così la testimone.
(A onor del vero va detto però che al ministero non è arrivata nessuna lamentela; e dicono che comunque hanno la coscienza a posto, avendo fatto le simulazioni.)
Post Scriptum. Vengo a sapere solo ora una notizia interessante che farà scalpore. Sembra che il Ministro, dopo aver letto per la prima volta le tracce dei quesiti della seconda giornata di prove (Italiano …), ha voluto in serata congratularsi personalmente con il gruppo di lavoro che le aveva formulate: “Tracce indovinate, ben strutturate, culturalmente stimolanti (ricostruisco a memoria l’elogio per come mi è stato riferito) e complesse quel tanto che è necessario per una prova concorsuale importante”. Dopo gli elogi, un rilievo: “Mi sembra però che 150 minuti per svolgere bene un quesito di quella natura, per quanto a scelta, più due altri in Inglese, mi sembrano un po’ pochini. Non vi pare? Bisognerà pensarci, per il prossimo concorso”.
A sentire quelle parole , raccontano le cronache, si sbiancan tutti. La Ministra se ne accorge e, ansiosa, chiede spiegazioni. Quando le sente, si sbianca anche lei. E chiede fuori di sé: - Ma chi ha firmato quell’ordinanza? E senza informarmi!”. –
- Indovini? -. Così la più giovane del gruppo. Ma lo pensa solo.
Ancora esterrefatta, il Ministro dice quasi tra sé e sé: - Ma vi rendete conto? C’è da perderci la faccia! Un’altra crepa coi docenti! Non possiamo mica dargli un’altra card di 500 euro annui per tenerceli buoni! Padoan ci spara. –
Si ferma un attimo e aggiunge: - E io ora cosa faccio? –. E si accascia.