La concertazione è morta? E il sindacato rilancia con la rivendicazione
Gli esecutivi unitari di Cgil, Cisl e Uil hanno varato, praticamente all’unanimità, dato che ci sono state sole tre astensioni e nessun voto contrario, quella che una volta si sarebbe chiamata una piattaforma rivendicativa su due temi, pensioni e fisco.
Il sindacato prova a rimettersi in moto. Assediato dalla politica, che non vuole lasciargli alcuno spazio di dialogo, rialza la testa e, archiviata la concertazione, apre il capitolo della rivendicazione. Gli esecutivi unitari di Cgil, Cisl e Uil hanno varato, praticamente all’unanimità, dato che ci sono state sole tre astensioni e nessun voto contrario, quella che una volta si sarebbe chiamata una piattaforma rivendicativa su due temi, pensioni e fisco. Un sindacato generale, come le tre confederazioni sentono di essere, è giusto si misuri con i temi principali della politica economica, non per chiedere al governo di decidere assieme, ma per indicare quali sono le richieste del mondo del lavoro su questi due temi capitali.
Una prova di coraggio, perché il governo Renzi, che non sembra essere transitorio, ha già fatto capire di non avere intenzione di lasciare spazio alle rappresentanze sociali e avviare una contrattazione con chi non vuole contrattare appare quanto meno rischioso. Ma per il sindacato non c’erano alternative, perché non poteva sparire dalla scena della politica economica senza almeno provare un’interlocuzione, senza dimostrare comunque di essere presente e di voler lottare.
Il problema è che adesso il sindacato dovrà andare fino in fondo davvero e se avanza delle richieste e non riceve risposte dovrà rispondere come sa, magari anche con uno sciopero generale. Ma è pensabile che si scioperi contro il governo che ha dato 80 euro al mese a tutti i lavoratori dipendenti? Per questo sembra quanto meno un percorso irto di difficoltà. La prima cosa da fare in questi casi deve essere quella di cercare di rafforzarsi. E al sindacato un po’ più di forza possono darla solo i lavoratori. Per questo, del resto, la prima cosa che hanno deciso di fare i sindacati confederali sarà una lunga serie di riunioni in tutti i posti di lavoro per rafforzare il legame con i lavoratori. In queste assemblee si spiegheranno i contenuti delle richieste e si cercherà di motivare i lavoratori perché lottino fino in fondo con le confederazioni. Assemblee vere e davvero in tutti i posti di lavoro. Se, hanno detto anche i tre segretari generali nei loro interventi, ci si limiterà, come tante volte in passato, a fare poche assemblee qui o lì, senza andare capillarmente ovunque, tutto sarà inutile.
E’ possibile che alla fine il sindacato abbia un risultato positivo? Già il fatto di andare da tutti i lavoratori a dire cosa vogliono fare, perché e con quali strumenti, già questo rappresenta un risultato importante, perché se è aumentato il divario tra sindacato e società è lì che si deve insistere, riannodando per prima cosa il legame associativo con chi si rappresenta. E poi non è detto che non abbiano qualche soddisfazione. Già se il governo su pensioni e fisco, materie sulle quali ha già detto di voler intervenire, facesse qualche passo nella direzione indicata dal sindacato, questo sarebbe un risultato. Se poi si dovesse, magari su qualche tema, aprire un contraddittorio, sarebbe ancora meglio. Ma comunque, avanzare una rivendicazione significa svolgere il mestiere del sindacato.
C’è da dire anche un’altra cosa a favore del sindacato, sottolineando come le confederazioni abbiano compiuto una selezione delle rivendicazioni che potevano essere avanzate. Tra le tante che potevano essere sollevate, ne sono state scelte due, previdenza e fisco, che è vero siano onnicomprensive, ma già questo è una diversificazione rispetto a un passato non troppo lontano.
Massimo Mascini - diario del lavoro