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La Cgil: università, 1000 ricercatori a rischio

Sono i precari in regione con contratto a scadenza

22/10/2010
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Il Piccolo

UDINE Ci sono 1000 ricercatori precari, 7-800 dei quali a Trieste, che rischiano di essere spazzati via. E c'è un sistema universitario regionale che verrà tagliato di circa 40 milioni di euro, il 20% delle risorse attualmente a disposizione. La Cgil, in conferenza stampa a Udine, lancia l'allarme sui contratti a rischio rinnovo e mette sotto accusa l'Università di Udine: «Si preoccupa solo di non disturbare il manovratore».

C'è la manovra Gelmini nel mirino. E c'è la conseguente preoccupazione per i posti di lavoro. A fronte dei 530 ricercatori assunti a tempo indeterminato, secondo le stime della Cgil, nei tre atenei regionali altre 1000 posizioni sono a rischio. «Il precariato dell'università comprende una quantità di figure che passano tra l'altro per gli assegni di ricerca annuali, i contratti semestrali, le borse di studio - spiega Sergio Zilli, responsabile regionale della categoria Flc nel settore università -: per tutti c'è il rischio di un mancato rinnovo. In particolare a Trieste, la città d'Italia che ha il maggior numero di strutture di ricerca esterne agli atenei rispetto alla popolazione, i numeri sono altissimi».

Questione di risorse, innanzitutto. Sotto accusa i tagli del governo, che rischiano di determinare, sostiene anche il segretario generale scuola di Cgil-Fvg Natalino Giacomini, «un taglio di circa 40 milioni di euro per le due università regionali». «La riduzione prevista sul fondo di finanziamento ordinario - precisa Zilli - sarà del 20%. Nel 2011, quindi, i fondi non copriranno neppure la spesa per il personale, che oggi assorbe il 90% del fondo ordinario».
Di fronte a questi numeri da depressione, non convincono le posizioni assunte dal Senato accademico dell'università di Udine e dal rettore Cristiana Compagno: «Da un lato si chiede a studenti e lavoratori di mobilitarsi contro i tagli romani - dichiarano Giacomini e Zilli -, dall'altro si plaude a una riforma che rischia di spazzare via un'intera generazione di ricercatori, le cui prospettive di carriera sono azzerate». E ancora: «Se gli atti ufficiali confermeranno quanto anticipato dalla stampa udinese, quell'università si porrà in una posizione che non trova riscontro a livello nazionale».
Il dibattito sull'università unica, infine. La Cgil piazza l'altolà ma, con Giacomini, aggiunge: «Ciò non significa che non debbano esserci sinergie utili al sistema. Quello che serve è un tavolo di confronto tra Regione, istituzioni locali, università e parti sociali, confronto di cui finora non c'è stata traccia». (m.b.)


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