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La Cgil: Berlusconi a casa diciamo basta ai giovani senza futuro

Questo governo se ne deve andare Basta vedere il nostro Paese espropriato Susanna Camusso Segretario nazionale Cgil

09/10/2011
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La Stampa


Raffaello Masci

 

Il paese non ne può più, non vuole avere tutto sulle sue spalle a cominciare dal peso di tre anni di crisi negata. Questo governo se ne deve andare». Il leader della Cgil, Susanna Camusso finisce di parlare quando già imbrunisce, e la folla di piazza del Popolo a Roma le tributa un’ovazione. Si conclude così la manifestazione dei dipendenti del pubblico impiego e della scuola, quelli che - secondo la Cgil - sono stati maggiormente segnati non solo dalle manovre finanziarie del governo, ma anche da un'aggressione di immagine che va dai «fannulloni», di immortale memoria, fino al «siete la parte peggiore dell’Italia» con riferimento ai precari, entrambe a copyright Brunetta. I dipendenti pubblici si lamentano perché i tagli ricadono anche sui loro stipendi: un docente di scuola media con oltre 20 anni di servizio perderà in 4 anni circa 9 mila euro. Un segretario scolastico circa 5.000 euro. L’ultima manovra, con il blocco dei salari, l’allungamento dell’età pensionabile per le donne, il contributo straordinario per chi prende più di 90.000 euro (contro i 300.000 euro dei privati), hanno colpito duramente il settore. E all’orizzonte c’è la sindrome greca, con l’ipotsi di tagliare ulteriormente gli stipendi.

Per protestare contro tutto questo, ieri tra piazza della Repubblica e quella del Popolo si è snodato un corteo al cui avvio ha partecipato il leader di Sel, Nichi Vendola che ha parole di fuoco sull’ipotesi di un condono: «All’indomani della tragedia di Barletta, la sola idea di un condono è l'indice di una impudicizia scandalosa di questa classe dirigente». La gente lo circonda e lo applaude: «Nichi, Nichi!»

L’intervento della Camusso è alle 18. Piazza del popolo è piena. «Non ci rassegniamo a vedere il nostro paese espropriato da chi pensa che mantenere il suo potere è un elisir di lunga vita - ha detto Camusso - non ci stiamo più. Se ne vada ora, perché ogni giorno che passa il paese ha un problema in più».

Ma la Cgil della Camusso non si rassegna, e quindi promette battaglia, su molte altre cose. «Non ci rassegniamo a vedere affondare il paese - ha proseguito - non ci rassegniamo a vedere i giovani fuori dal lavoro e i ragazzi costretti a stare nelle famiglie perché non c'è lavoro. Non ci rassegniamo a cancellare la parola futuro dal nostro pensare e agire. Non ci rassegniamo a vedere il paese alla berlina, vedere violati la decenza, la dignità e il normale parlare».

Gli insegnanti, i dipendenti pubblici, gli agenti delle forze dell’ordine (in borghese), i dipendenti degli enti locali, il personale della sanità, tutti indossano una maglietta bianca con la scritta «sono STATO io». Alcuni cartelli specificavano. «Sono stato io a insegnare ai bambini», «sono stato io a curare i malati», «sono stato io a garantire la sicurezza», e così via. Venerdì 21 la Cgil sarà di nuovo in piazza insieme alla Fiom contro la politica sindacale della Fiat: otto ore di sciopero in tutte le sedi del gruppo.


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