La Cgil annuncia: «Venerdì in piazza contro concorso e salari bassi»
Verso lo sciopero della scuola
di PAOLA NATALICCHIO
«Sessanta manifestazioni in tutta Italia, in concomitanza con lo sciopero degli studenti. Per ricostruire il ponte ideale tra i lavoratori e le giovani generazioni». È con queste parole che Mimmo Pantaleo, segretario nazionale di Flc-Cgil, lancia lo sciopero della scuola di venerdì prossimo, 12 ottobre. Uno sciopero che vedrà sfilare insieme studenti e professori, contro i tagli alla scuola pubblica, che dopo le politiche-capestro del governo Berlusconi (meno 8 miliardi e mezzo di euro con la gestione Gelmini, per un totale di 130 mila lavoratori in meno tra docenti e personale Ata) subisce nuovi tagli anche in nome della spending review. «Il Governo Monti si sta comportando, sulla scuola, in piena continuità col modello Berlusconi. Ci sono 200 milioni di euro in meno di investimento sulla scuola, che secondo alcune voci insistenti delle ultime ore potrebbero arrivare a 300 milioni», incalza Pantaleo. Che per motivare lo sciopero parte dall’op posizione netta al concorso del Ministro Profumo. «Noi non siamo contro i concorsi in generale, che anche l’articolo 96 della nostra Costituzione sancisce come strumento principale per selezionare il personale della Pubblica amministrazione. Ma ci opponiamo con forza a questo concorso perché, fatto ora, non serve. È un’operazione costosa e inutile. Penalizza i giovani, perché non può partecipare, ad esempio, chi sta frequentando adesso i Tirocini di Formazione Attiva, pagando 3000 euro a corso. E perché la priorità è un’altra: mettere a punto un piano di stabilizzazione dei 160 mila precari ancora in graduatoria». Sul concorsone, la FlcCgil annuncia ricorsi sugli esclusi. «Ci sono tre categorie di esclusi che intendiamo sostenere con i ricorsi. Primo: chi è occupato stabilmente nella scuola, come ad esempio i maestri. Se hanno il titolo di studio per fare il concorso questo veto non ha senso, tanto più se non è previsto per nessun’al t r a categoria di lavoratori a tempo indeterminato. Secondo: chi sta frequentando i Tfa, soprattutto perché non crediamo che verrà davvero convocato un nuovo concorso a primavera. Terzo: chi ha conseguito la laurea dopo il 2003». Per queste categorie si richiederà sia l’ammissio ne con riserva sia l’a n n u l l a m e n to del concorso, anche se l’orienta mento del Tar del Lazio sarà probabilmente favorevole alla prima soluzione, escludendo la seconda. «C’è anche la possibilità che una pioggia di ricorsi arrivi da chi ha superato il concorso del ‘99 ed è ancora in graduatoria, ma sarà escluso da questo. In questo caso, i protagonisti chiederanno l’annullamento», spiega ancora Pantaleo. Ma l’opposizione al “concorsone Profumo”non è l’unica ragione dello sciopero di venerdì. «Vogliamo una risposta urgente su che fine fanno i 160 mila delle graduatorie a esaurimento. Il piano di stabilizzazione dei precari della scuola è la nostra priorità. Chiediamo che la strada sia quella che si tentò col governo Prodi, con 150 mila assunzioni in tre anni. In generale ci opponiamo alla prassi degli ultimi anni, che è stata sempre la stessa: ridurre l’organico di diritto e allargare l’organico di fatto, aumentando negli anni il ricorso all’uso di assunzioni precarie. I precari vanno stabilizzati. Questo toglierebbe incertezza alle scuole e darebbe continuità al l ’offerta formativa». Un’altra battaglia al centro dello sciopero è quella su docenti inidonei e Itp (insegnanti tecnico pratici). «Gli inidonei sono personale con gravi problemi fisici e spesso mentali, certificati da visite fiscali. Ora la spending review ci chiede di spedirli come pacchi postali a fare gli assistenti tecnici e amministrativi. Lo stesso vale per gli Itp». Ma un nodo problematico è anche quello del dimensionamento. «Gli istituti sono stati accorpati solo in nome del risparmio e non davvero per garantire continuità didattica. Ci sono istituti con 1600-1700 persone e un unico dirigente scolastico in cui regna il caos». Pantaleo solleva poi il problema delle condizioni dei lavoratori della scuola, che aspettano un nuovo contratto nazionale dal 2006. «I salari dei lavoratori della scuola, mentre l’inflazione aumenta, sono fermi. Il personale Ata non arriva a 1000 euro al mese, i docenti non ne prendono nemmeno 2000. Noi chiediamo una contrattazione nazionale e non decentrata e non accetteremo nuove proroghe del vecchio contratto». Opposizione ferma, infine, alla riforma degli organi collegiali «Non accettiamo l’idea liberista della scuola-azienda. Che la scuola debba servire al mercato del lavoro non c’è dubbio. Ma la scuola è anche altro. Ed è anche una comunità, in cui le decisioni devono essere prese in modo partecipato e democratico e anche coinvolgendo gli studenti». E proprio ai ragazzi, la Cgil manda un appello sulla manifestazione di venerdì: «Dobbiamo scegliere la strada della nonviolenza. Ma questo appello vale anche per le forze dell’ordine » .