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“La Buona Scuola”. Pantaleo: grandi assenti contratto e sindacato

Il commento del Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL sulle pagine di Rassegna Sindacale

12/09/2014
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L’annuncio del ministro Madia sull’ennesimo blocco dei contratti pubblici getta un’ombra sinistra sul piano del governo per una “buona scuola” offuscandone persino gli aspetti positivi. Ora è il tempo di reagire mettendo in campo la mobilitazione di tutto i settori pubblici. Abbiamo preso atto con soddisfazione, infatti, che il piano – se verrà realizzato – parte proprio dalla stabilizzazione di una buona parte del precariato.
Attenzione, però, a non alimentare guerre tra lavoratori su questo punto. Una parte consistente di questi posti sono coperti da anni dai precari e per gli altri si tratta di un potenziamento necessario di organici, dopo i tagli epocali della Gelmini, per garantire una migliore qualità dell’offerta formativa. Non si può continuare a utilizzare il precariato per far fronte alle necessità della scuola.
Una modalità sulla quale è caduta anche la condanna della Corte di giustizia europea. Dalla scuola lanciamo un segnale di speranza al tutto il mondo del precariato perché nessuno deve essere messo di fronte alla scelta tra lavoro e diritti. La FLC ha fatto della lotta alla precarietà un tratto fondamentale della sua identità, suscitando l’adesione di tante persone ricattate e umiliate.

Il piano scuola del governo è presentato in modo suggestivo e non posso non riconoscere che su alcuni punti accoglie le nostre proposte: dal sistema di reclutamento per concorso pubblico, alla creazione dell’organico funzionale, dalla reintroduzione del tempo pieno al sistema di valutazione, dallo sfoltimento delle pratiche burocratiche alla riforma degli organi collegiali e al rilancio dell’autonomia.
Quello che Renzi non può pensare è di mettere mano agli ordinamenti dei docenti e dei diritti e doveri del personale della scuola al di fuori del contratto di lavoro ed escludendo il sindacato dal confronto su queste materie. I grandi assenti dalle 136 pagine sono proprio contratto e sindacato. Ed è un’assenza francamente fastidiosa e supponente.

L’altro grande assente è il personale ATA, citato solo per i prossimi tagli di organico. Eppure anche nel settore dei servizi amministrativi e dell’assistenza all’handicap (a cui il piano presta molta attenzione) vi sono drammatiche carenze di personale solo in parte coperte, anche qui, da lavoratori precari.

La proposta del governo è una base interessante per avviare una discussione vera e la FLC CGIL è pronta da tempo con idee e soluzioni fattibili ed efficaci, quelle che abbiamo di recente raccolto nel “cantiere sulla scuola”. Perché anche noi abbiamo una visione della scuola che cambia, che deve cambiare e sappiamo bene, perché nella scuola ci siamo, che il cambiamento passa anche dal modo di lavorare. E il lavoro non si riforma per legge, ma per contratto, come spieghiamo in queste pagine. Da questo punto di vista è preoccupante la definitività con la quale nel piano si affronta il nuovo “status giuridico” dei docenti. Qui ci sono due problemi.
Il primo di contenuto. È sbagliato cancellare completamente l’anzianità nella valorizzazione professionale. Tra l’altro sembra l’unica certezza: gli scatti 2015 sono cancellati. Il nuovo meccanismo, poi, è farraginoso, non è chiaro chi valuta che cosa, e inoltre predeterminare la percentuale dei virtuosi crea malumori e competizione invece di promuovere e favorire il lavoro in team. Il secondo è di metodo. Si affida alla legge il rapporto di lavoro dei docenti? Negandone le ovvie interdipendenze con gli altri lavori nella scuola? È inoltre inaccettabile che non vi sia alcun impegno per l’elevazione dell’obbligo scolastico a 18 anni e il tentativo rendere subalterna la scuola alle imprese indebolendo la funzione sociale dell’istruzione sancita dalla Costituzione.
Non ci siamo. Tutte queste questioni possono trovare soluzioni migliori, più efficaci e più condivise al tavolo contrattuale. Noi siamo pronti, abbiamo già le linee guida costruite con il contributo fondamentale delle Rsu, che il lavoro della scuola lo conoscono bene.

E infine ci aspettiamo, affinché la “buona scuola” lanciata con tanta enfasi non resti nel libro dei sogni, che le risorse finanziarie, nuove e fresche, siano indicate con chiarezza nella prossima legge di bilancio. Le riforme, quelle vere, non si fanno con le solite partire di giro né con la finanza creativa ma promuovendo democrazia e partecipazione. Per queste ragioni avvieremo iniziative in tutti territori e nelle scuole e sosterremo la mobilitazione degli studenti.

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