La buona scuola dai piedi di argilla
Pippo Frisone
Il testo del ddl licenziato dalla Camera passa ora al vaglio delle Commissioni al Senato poi al voto finale dell’Aula entro la prima settimana di giugno. Le dotazioni organiche del personale docente sono nel le gambe sulle quali dovrebbe camminare la Buona Scuola.
Nell’articolato compaiono diversi richiami ai limiti sulle quantità complessive di organico.Bisogna arrivare quasi alla fine, agli art. 24 e 25 per farsene un’idea compiuta.
L’art.24 è quello relativo alle abrogazioni e soppressione di norme.
Tra queste figurano il comma 7 dell’art.19 della L.111/2011 che richiamava il limite posto con l’art.64 della L.133/08 che ha bloccato gli organici dal 2012 ad oggi.
Abrogato anche l’art.50 della L.35/12 che cercava di dare attuazione all’autonomia con gli organici funzionali e di rete, nel rispetto del limite già richiamato con art.64 della L.133/08.
Con l’art.25 sulle disposizioni finanziarie, vengono programmati gli incrementi finanziari destinati alla dotazione organica complessiva di personale docente a partire dal 2015 con 544,18 milioni , dal 2016 con 1.853,35 fino a stabilizzarsi col 2025 a 2.233,60 milioni.
I predetti incrementi hanno a riferimento la dotazione organica determinata ai sensi dell’art.19, comma 7 L.111/2011. Vale a dire quella uscita dai tagli e blocchi decisi dal duo Tremonti-Gelmini: oltre 85mila posti docenti e 45mila posti Ata, per un totale di oltre 130mila posti in meno. Quei tagli eliminarono le compresenze in tutti gli ordini di scuola, il doppio organico sul tempo pieno snaturandone l’assetto pedagogico-didattico, ridussero indirizzi, curricoli e quadri orari .
E’ su queste macerie, volute dal governoBerlusconi esclusivamente per fare cassa, che la Buona Scuola di Renzi getta le sue fondamenta.
Gli organici di diritto per il 2015/16 sono determinati dal Miur ancora con quegli stessi vincoli e blocchi che affondano le radici sull’art.64 della L.133/08.
All’art.8 si definisce l’organico dell’autonomia della Buona Scuola che risulta costituito per l’appunto dall’organico di diritto, dall’organico dell’adeguamento e dai posti del cosiddetto potenziamento,organizzazione,progettazione e coordinamento nel limite di cui al già richiamato art.25 comma1 dello stesso ddl.
A partire dal 2016/17 l’organico dell’autonomia avrà cadenza triennale , determinato dal Miur
d’intesa col MEF e la FP, comprenderà i posti comuni in base al numero delle classi, i posti di sostegno legati alla presenza di alunni diversamente abili e i posti del potenziamento in base agli alunni . Proprio in questi giorni si sono concluse le operazioni sugli organici, con i vecchi parametri e con i già richiamati limiti. Per dare un’idea concreta, il blocco degli organici in una provincia come Milano, rimanendo all’interno delle regole attuali, ha costretto gli Uffici territoriali a tagliare circa 1000 posti sul tempo pieno nella primaria, 620 posti nelle medie e oltre 400 posti nelle superiori con un residuo complessivo di oltre 20mila ore .
Questi posti tagliati in organico di diritto, se non verranno recuperati con l’adeguamento, evitando così ogni sovrapposizione con i posti del cosiddetto potenziamento (7 -8 posti in più per ogni scuola)rappresentano l’anello debole del nuovo assetto dell’organico dell’autonomia voluto dal ddl .
Il rischio è quello di costruire la cosiddetta Buona Scuola con i piedi d’argilla, tanto più debole paradossalmente in quelle zone del Paese che in questi ultimi anni ha visto incrementare maggiormente la popolazione scolastica ma non altrettanto ha ricevuto in termini di organici.
Non aver fatto i conti fino in fondo con la riforma Gelmini rimane tutt’ora il vero problema del ddl, non semplice svista ma una scelta politica voluta che rischia di far franare l’intera impalcatura della Buona Scuola.