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La babele delle Regioni Ecco chi è pronto e chi rimanda il via

Oggi si capirà se la scelta del governo di rinviare all’11 gennaio la riapertura delle scuole basterà a mettere d’accordo i governatori. Per tutto il giorno si sono rincorse le ipotesi e le prese di posizione

05/01/2021
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Corriere della sera

Valentina Santarpia

di Valentina Santarpia

Roma Oggi si capirà se la scelta del governo di rinviare all’11 gennaio la riapertura delle scuole basterà a mettere d’accordo i governatori. Per tutto il giorno si sono rincorse le ipotesi e le prese di posizione come quella del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, che aveva dato al governo 12 ore per decidere. O come la segretaria della Cisl scuola Maddalena Gissi: «Le scuole quando riaprono? Si saprà il 6 gennaio, come i vincitori della Lotteria Italia». Ancora una volta sul ritorno in classe degli studenti le Regioni vanno in ordine sparso e anche per quelle in fascia nulla è scontato. Con grande disappunto della ministra Lucia Azzolina: «Le Regioni riflettano bene sulle conseguenze per studenti e famiglie. Il governo ha mantenuto gli impegni, i tavoli guidati dai prefetti hanno prodotto piani operativi in tutte le province, lavorando sul potenziamento dei trasporti e sullo scaglionamento degli orari di scuole e altre attività. Ognuno faccia la propria parte».

«La scuola, e soprattutto la presenza, deve rappresentare una priorità, ma la priorità si tutela se si comincia e si finisce l’anno scolastico in presenza, non se si fanno stop and go continui», dice il governatore Massimiliano Fedriga, che ha deciso per il Friuli-Venezia Giulia la riapertura il 1° febbraio.

Stessa scelta condivisa da Luca Zaia, che ieri ha firmato un’ordinanza per tenere chiuse le superiori in Veneto, spiegando che «non vuole essere una contrapposizione rispetto a quanto deciso dalla ministra Azzolina: noi tutti vorremmo che le scuole fossero aperte, ma in questo momento non ci sembra prudente».

La didattica a distanza proseguirà fino al 31 gennaio anche nelle Marche: il presidente Francesco Acquaroli emanerà oggi un’ordinanza che formalizza la decisione, «assunta allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus e garantire il più possibile la salute e la sicurezza dei cittadini e la tenuta delle strutture ospedaliere».

Prudenti

Fedriga: la didattica è la priorità, ma non è tutelata se si fanno stop and go continui

Pure in Campania si è deciso di rinviare la riapertura: mentre l’11 rientreranno gli alunni dell’infanzia e delle prime due classi della primaria, il 18 si valuterà la possibilità di far ripartire anche terza, quarta e quinta della primaria, mentre le medie e le superiori dovrebbero tornare, sempre al 50%, solo il 25 gennaio.

«Non è pensabile aprire le scuole per due giorni e non sapere cosa succederà lunedì perché magari cambierà il quadro normativo della nostra regione», diceva il governatore della Liguria Giovanni Toti, che aspettava proprio la decisione del governo per capire come comportarsi. Esattamente come il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, che spiegava: «La situazione non è chiara speriamo che il governo ci dica qualcosa in tempi certi, perché famiglie e scuole devono organizzarsi».

In Emilia-Romagna si dicono pronti alla riapertura, ma negli ambienti scolastici serpeggiano i dubbi sulla possibilità di dover modificare la scelta nel giro di pochi giorni, sulla scia dei dati epidemiologici. Nel Lazio sindacati e presidi hanno dubbi sulla sicurezza della riapertura, ma la linea ufficiale del pd Nicola Zingaretti è stata sin dall’inizio di aspettare e rispettare la decisione del governo. Anche il governatore della Puglia, Michele Emiliano, aspetta il governo, pronto a intervenire rinviando la riapertura di una settimana o di 15 giorni: «Di sicuro, la Puglia in questa fase così incerta intende ridurre al minimo i rischi di contagio». Scettico pure il presidente della Calabria: «Se non ci saranno pericoli per i ragazzi la scuola riprenderà in presenza al 50%», ma «abbiamo ricevuto un parere che ci dice che la pandemia è in peggioramento», ha detto Antonino Spirlì.

In attesa

Toti: «Non è pensabile ripartire per due giorni e non sapere che cosa succederà lunedì»

«Sono convinto che sia importante il ritorno in presenza con gli insegnanti e sia fondamentale per gli studenti», la posizione del governatore della Toscana Eugenio Giani, «capitano» della schiera di Regioni intenzionate ad aprire giovedì. Con lui la Sicilia, pronta anche ad allargare al 75% dopo il 18 gennaio, se la curva lo consentirà. Il Trentino aveva comunicato a tutti i presidi l’apertura al 7. Pronti in Molise: «I tavoli prefettizi hanno funzionato molto bene», dice Annapaola Sabatini, direttrice dell’Ufficio scolastico regionale. Sulla linea della riapertura pure Abruzzo, Sardegna, Basilicata, Val d’Aosta, Umbria. E teoricamente la Lombardia, anche se il responsabile dell’Ufficio scolastico territoriale di Milano, l’ex ministro leghista Marco Bussetti, dice: «Aspettiamo il Consiglio dei ministri».


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