l'Unità:-Ricerca, Italia ultima in Europa. Anzi, peggio
BRUXELLES L'Europa investe il 40% in meno degli Usa nella ricerca e questa differenza è dovuta per la maggior parte al settore privato che ha speso oltre Atlantico 100 miliardi di euro in più. In qu...
BRUXELLES L'Europa investe il 40% in meno degli Usa nella ricerca e questa differenza è dovuta per la maggior parte al settore privato che ha speso oltre Atlantico 100 miliardi di euro in più. In questo quadro poco esaltante, l'Italia si distingue per essere il fanalino di coda dei paesi dell'Unione. Lo ha detto ieri il commissario europeo alla Ricerca, Philippe Busquin, il quale ha precisato che nel 2003 l'Italia si è piazzata all'ultimo posto tra i 25 paesi dell' Unione allargata, dunque peggio anche dei Baltici o di Cipro e Malta che stanno per entrare. La critica nei riguardi dell'Italia è stata severa: "L'Italia - ha detto il commissario - parte anche da livelli più bassi e, di conseguenza, è una posizione non certo incoraggiante".
Un primato mortificante
Il rapporto della Commissione, preparato in vista del Consiglio europeo della prossima settimana, ha indicato che il peggior risultato registrato dal nostro paese è anche il frutto della diminuzione del 5,3% delle finanze pubbliche nel 2002 in favore della ricerca. La situazione del periodo 2002-2004 è in netto peggioramento sul precedente quadriennio 1998-2002. Un primato mortificante. Coma mai? Il commissario Busquin si è prodotto in un commento disarmante: "Non c'è pegior sordo di chi non vuol sentire". Vale a dire che l'Italia, ma non soltanto, non dà prova di voler ascoltare e dare seguito agli appelli continui sulla necessità vitale, per l'Europa, di dedicarsi anima e corpo alla ricerca e all'innovazione per non perdere definitivamente la sfida con gli Stati Uniti e il Giappone. In linea generale, in verità, gli investimenti pubblici per la ricerca sono in qualche maniera aumentati negli ultimi anni: "Ma non basta - ha affermato Busquin - perchè questi progressi sono ancora troppo lenti". La Commissione europea la settimana prossima insisterà perchè i governi assumano un concreto impegno per il rilancio della cosiddetta "strategia di Lisbona", in particolare nei campi della ricerca, della formazione, nel capitale umano, nell' innovazione. "È estremamente vitale per gli Stati membri - ha aggiunto Busquin - trarre vantaggio dalla ripresa economica in arrivo, riorientando i propri obiettivi verso queste priorità". L'obiettivo dell'Unione europea è di elevare dell'1% il livello di investimenti correnti nella ricerca, portandolo al 3% del prodotto interno lordo entro il 2010. Infatti, questa è la data che è stata fissata a Lisbona, ormai nel 2000, per rimettere l'Unione e la sua economia al passo con quella degli Usa. Anzi, nelle intenzioni e nelle stesse potenzialità di cui è dotata, l'Europa potrebbe persino sorpassare l'America se riuscisse a realizzare il programma in tutte le sue fasi.
Paesi terzi
Il commissario Busquin ha notato ieri come diversi Stati hanno aumentato o introdotto incentivi fiscali con un impatto diretto sugli affari. E ha anche ricordato che la Commissione sta mantenendo i propri impegni proponendo di raddoppiare il bilancio per la ricerca nei prossimo programmli europei pluriannuali. Inoltre, la Commissione sta proponendo importanti misure per rendere l'area europea di ricerca "più attraente" per le imprese e i ricercatori. Con una proposta di direttiva, la Commissione ha avanzato una serie dimisure per facilitare l'ingresso nell'Ue dei ricercatori dei paesi terzi. Il numero dei ricercatori per migliaia d'abitanti in Europa è pari al 5,7% mentre negli Usa è l'8,1% e in Giappone del 9,1%. Secondo i calcoli di Bruxelles, l'obiettivo del 3% significa l'assunzione di 700 mila nuovi ricercatori entro il 2010.
Sergio Sergi