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L'Unità: Le mani sulla storia. Manuali scolastici nel mirino

L’allarme di un importante autore di manuali scolastici «La campagna per la loro abolizione fa parte di un più vasto attacco alla cultura. Fallito il tentativo di sottoporli a censura governativa si utilizza come strumento la legge dei nuovi padroni»

29/10/2008
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l'Unità

Dovrei vergognarmi. Sono autore di un manuale scolastico. E i manuali scolastici costano troppo. Sono inutili. Fatti male. Vecchi. Diseducativi. Noiosi. Andrebbero aboliti. Sostituiti da internet. Tutt'al più, se proprio non se ne può fare a meno, comprati usati e subito rivenduti.

Così ha martellato un'abile campagna di stampa che ha unito giornali di destra e di sinistra e ha preparato l'attuale proposta governativa di bloccare le adozioni per sei anni nei licei.

Eppure sono in buona compagnia. Prima di me o contemporaneamente a me hanno scritto manuali scolastici Russo, Sapegno, Salinari, Petronio, Asor Rosa e poi Ceserani, Segre, Ferroni, Barberi Squarotti, Raimondi, Santagata, i maestri della critica letteraria italiana e della filologia degli ultimi sessant'anni. E il discorso non cambierebbe se considerassimo i manuali di storia. Si deve ai manuali, e non alle iniziative dei vari ministeri, se ci sono stati un cambiamento e un adeguamento del canone, dei metodi critici, della didattica, se a scuola si legge Svevo invece di Fogazzaro, se dai medaglioni di autori e dei movimenti si è passati all'analisi del testo e poi ai percorsi tematici e così via. In nessun manuale si potrebbe leggere, come nella traccia dell'ultimo esame di stato, che Montale all'inizio degli anni venti era influenzato dall'ermetismo (che nasce più di dieci anni dopo) o che Ripenso il tuo sorriso...è poesia dedicata a una donna. Temo, insomma, che l'attacco ai manuali faccia parte integrante di quell'attacco alla cultura e alla scuola pubblica che caratterizza il governo di destra. Tutto ciò che è complesso e problematico va sostituito da ciò che è semplice. Al posto dei libri di testo, internet e tv. E poi i manuali di letteratura e di storia sono «di sinistra», no?

È vero i manuali costano, anche se la metà o un terzo di un libronormale che abbia lo stesso numero di pagine. Ma, a parte che gli italiani spendono in videogiochi il doppio che in libri di scuola e nessuno ci trova da ridire (e non solo in videogiochi, anche in cellulari, I-pod, zainetti griffati ecc.), perché non si propone la detraibilità fiscale dell'acquisto per le famiglie invece di colpire la cultura e l'educazione letteraria e storica e, insieme, un intero settore produttivo?

Il fatto è che Berlusconi negli ultimi anni è diventato proprietario di una quindicina di case editrici scolastiche e insieme agli altri colossi editoriali «misti» (per i quali la scolastica è solo una parte trascurabile del fatturato) detiene il 50,5% del mercato contro il 49,5% degli editori scolastici «puri». Con il blocco delle adozioni per sei anni questi ultimi saranno spazzati via e si passerà da un sistema concorrenziale e plurale a un sistema fondato su un monopolio o un ristrettissimo oligopolio. A questo punto la proposta dell'ex ministro Storace che qualche anno fa aveva ventilato censure e visti governativi per i manuali di storia appare davvero un inutile ferro vecchio. I manuali verranno riscritti senza bisogno di censure, ma seguendo la legge dei nuovi padroni, ormai unici e incontrastati.

Il manuale di letteratura e quello di storia sono spesso gli unici libri di cultura che entrano nelle famiglie italiane. Per oltre un secolo hanno costituito anche l'unico strumento di salvaguardia della identità culturale degli italiani. Pensiamoci due volte prima di buttarli sul nuovo rogo che si sta allestendo.


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