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L'Unione Sarda-Genitori e figli contro la Moratti

Genitori e figli contro la Moratti Sit-in con i bambini: difendiamo la scuola pubblica Gli interessati sono arrivati in ritardo. Giusto il tempo per sistemare la cartella e uscire dall'aula, al...

27/02/2004
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L'Unione Sarda

Genitori e figli contro la Moratti
Sit-in con i bambini: difendiamo la scuola pubblica
Gli interessati sono arrivati in ritardo. Giusto il tempo per sistemare la cartella e uscire dall'aula, alle quattro e mezza, come prevede l'orario a tempo pieno della scuola pubblica. Alla manifestazione di ieri davanti alla direzione scolastica regionale, i bambini delle elementari hanno protestato proprio contro chi vuole far sparire il diritto al tempo pieno.
Il decreto del ministro Moratti minaccia un beneficio comune. I bambini sono arrivati sulle gradinate di viale Regina Margherita con una marcia compatta, accolti da un applauso spontaneo. Ad attenderli un corteo di genitori, insegnanti, studenti, sindacalisti. Gli alunni del circolo didattico di Santa Caterina col grembiule, gli insegnanti si avvicinano con un'agenda blu tra le mani. La appoggiano assieme alle altre al centro della strada, sopra il mucchio c'è un cartello: immondizia morattiana. Sono le agende che il ministro della pubblica istruzione ha distribuito all'inizio dell'anno ai docenti. "È materiale propagandistico, robaccia inutile. Ecco come la scuola investe i propri fondi. Abbiamo deciso di restituirle alla Moratti chiedendo indietro i nostri soldi", spiega frettoloso Peppino Loddo, della Cgil scuola, prima di correre all'inseguimento del direttore scolastico regionale, Armando Pietrella, altro imputato della protesta, che qualcuno ha visto mentre si defilava all'inizio del sit-in. Un microfono amplifica le voci incalzanti dei partecipanti. Parla Roberto Farci, professore di inglese e spagnolo, in attesa di un'immissione in ruolo: "Ho superato tutti i concorsi esistenti, ordinari e non. Sono precario da nove anni. Se passa la riforma Moratti verremo tagliati fuori, rischiamo di perdere il posto di lavoro". Piergiorgio Pili insegna educazione tecnica dal 1976: "Se passa il decreto le ore di lezione passeranno da tre a una. Noi verremo mandati a casa e i ragazzi impareranno la materia da un collega di scienze. All'inizio della carriera mai mi sarei aspettato che questo mestiere finisse così. Prima lo Stato offriva serie garanzie nell'istruzione".
Qualcuno in attesa dell'entrata in vigore della nuova riforma lancia un'occhiata alla situazione dell'edilizia scolastica oggi: "Niente scivoli per i disabili, il riscaldamento non funziona, l'aula di informatica è chiusa - dice Simona Deidda, 20 anni, dell'istituto Cetorini di Villamassargia, rappresentante della consulta studentesca - Ora si aggiunge la preoccupazione per i nostri compagni disabili che saranno affidati ai bidelli perché lo Stato vuol risparmiare eliminando l'insegnante di sostegno".
Maria Antonietta Azuni partecipa alla manifestazione come mamma e maestra, "soprattutto come mamma - chiarisce, mentre i suoi bambini Luca e Gabriele le girano attorno - Voglio mandare i miei figli in una scuola pubblica. Un genitore deve essere messo nella condizione di scegliere ma deve avere a disposizione, comunque, un'istruzione di qualità". I bambini intonano col fischietto al collo i propri coretti, revisionati per l'occasione. Dal girotondo, con la Moratti sempre giù per terra fino ad Avanti popolo ("alla riscossa/ di Berlusconi vogliam le ossa/ della Moratti vogliam la pelle/ per far salsicce e mortadelle"). Simone, nove anni, quarta B del Santa Caterina, fa un po' di confusione: "Ma cosa vuole da noi la cara Moratti? Giù le mani dal tempo pieno". Daniele, stessa età, non capisce: "Ma togliere ore di lezione non vuol dire fare meno scuola? E se passiamo meno tempo in classe poi cosa facciamo da grandi?". Le maestre non sanno rispondere, anche loro si fanno la stessa domanda.

Viviana Devoto


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