L'orgoglio e la rabbia
Il 14 gennaio lo European Research Council annunciava con un comunicato stampa l’assegnazione di 312 ERC Consolidator Grants 2013.
Data la rilevanza dell’argomento, ripubblichiamo questo post scritto da il Direttore di Le Scienze Marco Cattaneo e apparso sul suo blog.
Il 14 gennaio lo European Research Council annunciava con un comunicato stampa l’assegnazione di 312 ERC Consolidator Grants 2013. Si tratta di fondi di ricerca attribuiti a scienziati nel pieno della loro carriera per progetti piuttosto onerosi. Si arriva a un finanziamento massimo di 2,75 milioni di euro, per una media di 1,84. E un totale di 575 milioni di euro di finanziamento.
Numeri da brividi. Come già ha fatto notare Sylvie Coyaud, 575 milioni di euro sono una cifra vertiginosa, rispetto agli 0 euro (zero) stanziati nel 2014 per i Progetti di ricerca di interesse nazionale, i PRIN. E questa è già una notizia. Evidentemente non esistono progetti di ricerca di interesse nazionale. O, meglio, la ricerca in sé non è di interesse nazionale.
Eppure questo paese fino a oggi ha sfornato scienziati bravi e ostinati. Che non trovando fondi in patria li cercano all’estero. Così, dei 312 grant assegnati su quasi 3700 domande presentate (già questo indica l’eccellenza dei vincitori), 46 sono andati a ricercatori italiani. Quarantasei. Il 15 per cento, o giù di lì.
C’è di che essere orgogliosi.
Se poi si guarda al grafico delle borse assegnate per nazionalità dei candidati, c’è da fare i salti mortali.
La Germania ci supera di appena due grant. Francia e Regno Unito sono molto più indietro. Un risultato eccezionale, considerando il numero assoluto di ricercatori dei quattro paesi. Un risultato che certifica l’eccellenza della nostra scienza, senza se e senza ma. Una roba che, fossi ministro, premier, leader politico di qualsiasi schieramento, mi segnerei con un nodo al fazzoletto: oltre alla moda, al design, ai prodotti tipici, insomma, oltre a tutti quei settori che ogni giorno sentiamo celebrare fino alla nausea, in Italia c’è una risorsa pazzesca. È la ricerca scientifica.
Perché quei 46 grant (complessivamente un centinaio di milioni di euro, o giù di lì) non è che se li intasca lo scienziato. Li usa. Ci fa ricerca e la fa fare ai suoi allievi, crea un indotto che, potenzialmente s’intende, può persino portare a innovazione tecnologica e, pensa, a nuovi prodotti, nuovo lavoro, nuova economia.
Quarantasei grant sono uno di quei sogni, a fare il ministro della ricerca, da svegliarsi tutti sudati nel cuore della notte e, increduli, darsi pizzicotti alle guance per convincersi di essere svegli.
E infatti. Perché i grant italiani sono 46, ma in Italia ne arriveranno solo 20. Ecco, i soliti trucchetti dell’Europa che ci affama. Le sanguisughe di Bruxelles. I tedeschi che ci soffocano.
No, niente di tutto questo. È solo la sacrosanta ricompensa della nostra cialtronaggine. Il de profundis del “sistema paese”, come lo chiamano quelli che la sanno lunga.
Il grafici successivi messi a disposizione dall’ERC lo spiegano fin troppo bene. Il primo mostra dove i ricercatori di ogni nazionalità condurranno le ricerche con i fondi messi a disposizione.
E mentre francesi e britannici se ne staranno in prevalenza al loro paese, 15 tedeschi su 48 lavoreranno all’estero. E noi? Noi peggio: 26 scienziati italiani su 46 porteranno i loro due milioni di euro, con tutto ciò che ne consegue, fuori dall’Italia. Fanno 50 milioni, in tutto, che generosamente regaliamo ai ricchi, più i 500.000 euro a testa che è costata la loro formazione. In tempi di crisi nera, una dannata emorragia.
A parziale consolazione, si dirà, anche i tedeschi se ne vanno. E giù a massacrare la Merkel. Ma non è così.
Il perché lo spiega il terzo grafico. L’ultimo, giuro, perché poi l’incazzatura arriva a vette inesplorate.
Qui si vede dove i vincitori dei grant condurranno le loro ricerche. E se gli inglesi hanno vinto un terno al lotto (il numero dei fondi investiti nel Regno Unito sarà esattamente il doppio dei grant vinti dai britannici), i tedeschi si riportano quasi in pari, con 43 grant. Pochi meno dei 48 assegnati a ricercatori tedeschi.
E noi? [di nuovo con 'ste domande…] Sì, noi rimaniamo fermi a venti. Di cui 19 sono fondi assegnati a ricercatori italiani che lavorano già in Italia, e uno, uno solo a un ricercatore che, presumibilmente, rientrerà dall’estero. Nessuno dei ricercatori di nazionalità diversa da quella italiana userà i suoi fondi per fare ricerca in Italia. Nemmeno da Malta, per dire.
Prima di andare a misurarmi la pressione, vi lascio con la frase che la senatrice a vita Elena Cattaneo ha recentemente scritto nella sua lettera aperta a Enrico Letta e Giorgio Napolitano.