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L'onda silenziosa della classe capovolta

Nella scuola italiana serpeggia il cambiamento, è un'onda silenziosa che scuote l'inerzia e si espande nelle classi senza fare rumore

21/05/2016
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la Repubblica


di MARINA CAVALLIERI
ROMA - "Quando è crollato il muro di Berlino nessuno se lo aspettava, così sarà dentro la scuola, tutto crollerà e cambierà in pochissimo tempo. Innanzitutto perché in  dieci anni ci sarà un grosso ricambio di docenti, ma non solo per questo: accadrà perché i ragazzi che escono oggi dalla scuola capiscono che così com’è non serve a niente e non la vorranno per i propri figli". Queste sono le parole dei professori associati a Flipnet, una rete di docenti che pratica la didattica della "classe capovolta", un metodo che stravolge l'apprendimento cancellando la lezione frontale, la divisione delle classi per età, l’ordine tradizionale dell’orario. Nella scuola italiana serpeggia il cambiamento, è un'onda silenziosa che scuote l'inerzia e si espande nelle classi senza fare rumore. Mentre tra polemiche e ritardi si tracciano i primi bilanci della Buona Scuola, ci sono professori che cercano di scardinare l'assetto didattico così come lo abbiamo conosciuto, senza aspettare circolari, riforme, permessi, decreti: lo fanno semplicemente cambiando rotta.

Sono docenti che parlano di abolire la lezione frontale, cancellare i compiti a casa, usare gli smartphone e i tablet per fare lezione; professori che scelgono di accorpare gli orari di una materia in un solo quadrimestre e trasformare le aule in laboratori. Presto, dicono, la classe come l’abbiamo conosciuta - il professore seduto in cattedra, la fila dei banchi, la lavagna - sarà solo un ricordo.

Sono decine ormai le reti, le associazioni, i siti dove i docenti si connettono, innovano cercando di portare la scuola italiana nel futuro. C’è una scuola inerte, ancora maggioritaria, stanca e immobile, ma c'è anche una scuola-cantiere dove i lavori sono in corso. E dove più che di riforme si parla di rivoluzione. "La classe capovolta è un metodo di insegnamento fortemente innovativo che oggi in Italia è anche diventato un movimento di insegnanti, noi proponiamo di eliminare dalle aule scolastiche lezioni ed interrogazioni. Al loro posto mettiamo i ragazzi ogni giorno al lavoro su compiti autentici, esercizi, attività cooperative diversificate, incentivando e non vietando la collaborazione", spiega  Maurizio Maglioni, docente  di chimica e presidente di Flipnet, la rete di docenti che pratica la didattica della flipped classroom, la classe capovolta.

"La didattica del futuro? Pensare ai voti come ai livelli di un videogame"

"Nelle nostre scuole è come se il tempo si fosse fermato, gli studenti imparano a memoria quello che dicono gli insegnanti ma poi non sanno risolvere problemi, per esempio non sanno cercare un lavoro, non conoscono gli strumenti per scrivere a arricchire il proprio curriculum, non sanno fare un sito. Il 40 per cento dei ragazzi quando esce da scuola non trova lavoro, ma la scuola ignora questo fatto come se non la riguardasse. Il cambiamento arriverà inevitabile, e non sarà neanche la scuola a decidere, basta guardare i compiti a casa, sono già stati cancellati da WhatsApp, il più bravo li fa e li manda a tutti con una foto. Questo è quello che già succede".

Anche il movimento delle Avanguardie Educative ha come obiettivo l'abolizione della lezione frontale. E non solo quella. "Siamo nati nel 2014, su iniziativa dell’Indire, all’inizio le scuole fondatrici erano 22, in due anni sono diventate 400 e le adesioni continuano con un ritmo di 5/6 scuole al giorno", spiega il presidente Giovanni Biondi. "Il nostro sistema scolastico, come quello dei principali paesi occidentali, è nato con lo scopo di traghettare una popolazione di analfabeti, figli di analfabeti, verso la società industriale che stava nascendo. Ma oggi il mondo è cambiato, gli studenti sono diversi (abbiamo i licei ma non abbiamo più i liceali) e il mercato del lavoro chiede competenze. Pensiamo che nei prossimi anni la scuola sarà trasformata nelle sue dimensioni principali: il tempo e lo spazio. Gli studenti non devono stare davanti ad una cattedra, ma lavorare in gruppo. Per fare questo anche il tempo della didattica deve essere 'smontato' e l'uso delle tecnologie diventa fondamentale. Non si può più fare un'ora di storia, un'ora di matematica, un'ora di chimica. E il ruolo ed il lavoro dell'insegnante non si dovrà più misurare sul numero di lezioni". Ma  i costi quanto incidono? "Nulla. Proprio nulla. I finanziamenti sono necessari per sostenere i cambiamenti, ma non sono quelli che lo determinano. Il miglior investimento è sempre nelle risorse umane".

Dianora Bardi è una professoressa di latino che insegna le lingue antiche con il tablet. Si muove tra Bergamo, dove insegna, e l'Europa. E’ stata tra le prime ad utilizzare le tecnologie in classe, è la fondatrice di "ImparaDigitale", l'associazione che ha formato nel 2010. "Attualmente la rete di scuole associate conta 34 istituti che fanno ricerca, sperimentano, collaborano attivamente, ma interagiamo con oltre 600 scuole e migliaia di docenti. Il nostro metodo è quello della classe scomposta: si rompe il vecchio ordine di un insegnante che dalla cattedra travasa il sapere a ragazzi disposti in una disposizione fissa davanti a lui. L’ordine predeterminato lascia spazio a una forma flessibile dell’aula che si modifica sulla base delle esigenze". Non trovate ostacoli? "A volte i dirigenti scolastici ostacolano i propri docenti nella sperimentazione ma il cambiamento è in atto, il Ministero ha dato una fortissima spinta in questa direzione grazie al Piano Nazionale Scuola Digitale. I soldi stanno arrivando nelle scuole, la formazione dei docenti è divenuta obbligatoria, sono nati gli animatori digitali e il team dell’innovazione. Ci vorrà tempo, quanto?…non credo tantissimo, sono troppo cambiati i ragazzi perché si possa rifiutare l’innovazione".

Nella scuola immobile, ripiegata su se stessa, il cambiamento incontra tenaci resistenze ma trova anche illustri sostenitori. Tullio De Mauro, linguista, ex ministro dell’Istruzione, non è un conservatore, lo si può incontrare nei convegni dove si discute della nuova scuola, e dove molti professori vanno con entusiasmo e a proprie spese. "L'immobilismo riguarda soprattutto la secondaria superiore – dice De Mauro - ma non si può più aspettare, la scuola si deve adeguare alla società, e questo non si fa solo con leggi e decreti. E' necessario cambiare radicalmente: l'insegnamento monodisciplinare, il professore in cattedra, il libro di testo unico, sono tabù che vanno abbattuti".  

Niente cattedra e banchi a spicchi, la scuola del futuro è a Crema

Libri addio, a ogni alunno il suo testo
di MARINA CAVALLIERI
ROMA - Più spirito d'iniziativa che soldi, più buona volontà che circolari ministeriali. La scuola che cambia è frutto dell'impegno e della creatività di presidi e professori stanchi di chiedere, attendere, stare a guardare. Per innovare a volte basta un preside lungimirante e uno staff motivato di docenti, allora si stringono legami col territorio, si partecipano a bandi europei, si fanno convenzioni con aziende, si formano i professori. Così ha fatto la preside Rita Coccia dell’Istituto Volta  di Perugia, grazie alle innovazioni  in pochi anni ha visto aumentare le iscrizioni, gli studenti erano 750 nel 2011, oggi sono 1600.

"Tutta la scuola è stata cablata, ogni aula ha proiettori interattivi, molti docenti hanno un ipad, agli altri gliene fornisce uno la scuola in comodato d’uso. Anche gli studenti sono forniti di ipad nelle prime due classi, grazie ad un accordo che abbiamo con l’Apple che ci fornisce prodotti scontati. Questa diffusione del tablet porta ad una riduzione dei costi per l’acquisto di libri, anche i libri poi li diamo in comodato d'uso". La tecnologia è un punto di forza ma "la vera trasformazione riguarda gli ambienti di apprendimento. Come nelle università le nostre classi sono divise per tipo di attività, c’è quella per l’inglese, quella per la fisica, le lezioni sono organizzate in modo che ogni ora o due gli studenti cambiano classe per seguire la lezione, hanno 4 minuti per spostarsi. Oltre alle aule fisiche abbiamo quelle virtuali, le aule on line, sono 2 piattaforme, una libera e una integrata, gli insegnanti inseriscono il materiale, gli alunni inseriscono i loro compiti che vengono corretti direttamente". E i costi? "Le famiglie versano 90 euro l’anno come contributo di sostegno, lo fa il 90% dei nostri alunni, poi ci sono i fondi del ministero, questa volta sono arrivati puntuali all’inizio dell’anno scolastico. Un altro modo per reperire fondi è partecipare ai bandi e alle gare europee. A volte vinciamo".

Anche in Puglia si è rotto il muro dell’inerzia, e nelle aule si sperimenta da tempo. Con successo. “Il mondo è totalmente cambiato, tutti i saperi  si evolvono e adeguarsi  vuol dire trasformare l’organizzazione di spazi e tempi", spiega Antonio Guida, preside del liceo linguistico Marco Polo. Nell’istituto i corridoi diventano aule, non più solo luoghi di passaggio ma spazi dove i ragazzi stanno a studiare o in relax, nelle aule i banchi non sono frontali rispetto alla cattedra, tra le novità, prima osteggiate poi pienamente accettate, c'è l’accorpamento dell’orario: "Ci sono classi che utilizzano la compattazione dell’orario, alcune discipline utilizzano l’intero monte ore in un unico quadrimestre, all’inizio c’è stata l’opposizione di studenti e genitori ora non potrebbero farne a meno". Le difficoltà maggiori? "Non sono state reperire i fondi ma vincere le iniziali resistenze dei docenti".

A Brindisi l'Istituto Majorana da tempo scardina i luoghi comuni. "Tutte le nostre aule hanno il collegamento internet, videoproiettori interattivi, grazie alla convezione con un consorzio interuniversitario anche la banda larga", spiega il preside Salvatore Giuliano ideatore del Book in progress. "Dall’anno scolastico 2009/10 l’istituto pugliese ha detto addio ai libri di testo, sostituendoli con materiale didattico redatto dai docenti, un risparmio e un nuovo metodo d’apprendimento. Il materiale non è preconfezionato per tutti ma consente una flessibilità individuale. Grazie a Book in Progress introduciamo e applichiamo la personalizzazione degli apprendimenti".

Tullio De Mauro: "E' ora di sbaraccare il modello del docente in cattedra"

Le parole chiave della rivoluzione in aula
LA CLASSE SCOMPOSTA
La classe scomposta è una classe in cui si rompe il vecchio ordine di un insegnante che dalla cattedra impartisce la lezione a ragazzi disposti in modo fisso davanti a lui. Non esiste più uno spazio-classe definito e neppure il tempo fissato dall’orario scolastico. L'aula è flessibile, si modifica sulla base delle esigenze prevedendo spazi per il lavoro di gruppo, per lo studio individuale, postazioni con computer, biblioteche con libri di carta. Questo metodo favorisce la condivisione e l’apprendimento comune, il docente è un mentore che aiuta gli studenti a diventare sempre più autonomi e responsabili.
 
LA COMPATTAZIONE DELL’ORARIO SCOLASTICO
Alcune discipline vengono insegnate solo nel primo quadrimestre, altre materie, per un equivalente numero di ore settimanali, vengono proposte solo nel secondo. Al termine dell'anno scolastico il Consiglio di classe effettua la valutazione finale globale dell'alunno, tenendo conto di tutti i risultati, anche, quindi, delle valutazioni ottenute nelle discipline affrontate solo nel primo quadrimestre. Così si favorisce l’ottimizzazione del tempo scolastico, il metodo è utile per superare la frammentazione dei saperi e per seguire meglio lo studente con interventi didattici mirati.
 
LA FLIPPED CLASSROOM
L’idea-base della "flipped classroom" è che la lezione diventa compito a casa mentre il tempo in classe è usato per attività collaborative, esperienze, dibattiti e laboratori. Nel tempo a casa viene fatto largo uso di video e altre risorse e-learning mentre in classe gli studenti sperimentano, collaborano, svolgono attività laboratoriali. La didattica "capovolta" favorisce la personalizzazione dei percorsi di insegnamento, annulla i tempi morti della lezione in classe, stimola il coinvolgimento.
 
LABORATORI DISCIPLINARI
Ogni aula è assegnata al docente e non più alla classe: il docente resta in aula mentre gli studenti ruotano tra un'aula e l’altra, a seconda della lezione che devono seguire. L'insegnante quindi non ha più a disposizione un ambiente indifferenziato da condividere con i colleghi di altre materie, ma può personalizzare il proprio spazio di lavoro. Con questa trasformazione si supera la divisione artificiosa tra teoria e pratica, e ogni disciplina può avere  gli strumenti didattici più appropriati.
 
BOCCIATO CON CREDITO
La proposta prevede che tutte le discipline per le quali uno studente che a fine anno viene bocciato ha conseguito comunque un giudizio di sufficienza, vengano registrate come "credito formativo". L'anno successivo il Consiglio di classe prenderà atto degli eventuali risultati positivi raggiunti, nonostante l'esito globale negativo, e li registrerà come punto di partenza nella costruzione del curriculum. Il Consiglio di classe potrà decidere anche di esonerare lo studente dalla frequenza delle  lezioni di alcune discipline. In questo modo si affronta la demotivazione degli studenti e si può tenere "agganciato" il ragazzo alle attività della scuola, evitando il rischio che si demotivi al punto di abbandonare.

IL DEBATE
Il debate consiste in un confronto nel quale due squadre composte da studenti sostengono e controbattono un argomento dato dall'insegnante, ponendosi in un campo a favore, o nell'altro contro. L'argomento scelto è tra quelli che non sono affrontati abitualmente nell’attività scolastica tradizionale. Dal tema  prende il via un vero e proprio dibattito, per prepararlo è necessario documentarsi e formarsi delle opinioni. Il debate permette agli studenti di imparare a cercare e selezionare le fonti, sviluppa competenze, insegna a parlare in pubblico, migliora la propria consapevolezza culturale e l’autostima.

Un movimento partito dal confronto in Rete
Insegnanti 2.0. E' una community di insegnanti che usano la tecnologia a scuola. Ha un gruppo Facebook e una pagina web dove si condividono esperienze.

Scuole Senza Zaino. E' la comunità delle scuole che permette ai ragazzi di andare a scuola senza le cartelle, le aule sono attrezzate con tutti i materiali necessari per l’apprendimento.

eTwinning. E' la piattaforma degli insegnanti delle scuole europee, pensata per mettere in contatto docenti e sviluppare progetti a forte impatto tecnologico.

Avanguardie Educative. Il Movimento delle Avanguardie Educative punta a diffondere pratiche ed esperienze di innovazione della didattica.

Book in progress. Un progetto che prevede la realizzazione dei materiali didattici, come i libri di testo, direttamente dai docenti.

ImparaDigitale. Tra la associazioni più importanti per la promozione della didattica innovativa, e per la diffusione delle tecnologie digitali.

Comunità WiildOs. E' una comunità composta da docenti e tecnici,  condivide e diffonde risorse per la didattica liberamente accessibili.
 

Flipnet, la classe capovolta. E’ l’associazione degli insegnanti che applicano e diffondono la didattica della classe capovolta, che prevede l’abolizione della lezione frontale.

Porte aperte sul web. La comunità promossa dall’Ufficio scolastico regionale per la Lombardia si occupa di diffondere conoscenze sull’accessibilità dei siti scolastici. 


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