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L'obiettivo sbagliato degli studenti calabresi

di Gian Antonio Stella

23/10/2013
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Corriere della sera


L’obiettivo sbagliato degli studenti calabresi «N o alla Carrozza, sì alle navette», c’era scritto su uno dei cartelli esposti dagli studenti che lunedì all’Università della Calabria hanno contestato Maria Chiara Carrozza tirando un po’ di uova e di sassi. Obiettivi della protesta: «Rilanciare una mobilitazione territoriale che a partire dal tema dell’austerity e della crisi economica e democratica di questo Paese, sappia riconnettersi alle questioni che attraversano il nostro territorio» e cioè «la questione dei trasporti e il contrasto alla metropolitana leggera; le migliaia di lavoratori precari e cassa integrati della nostra regione; il mondo del precariato della scuola e dell’Università». I cartelli e gli striscioni erano tutti centrati sugli stessi temi. Ora, il ministro potrebbe avere anche mille torti. Ma è sba-lor-diti-vo che fra i temi posti dai ragazzi ci sia di tutto tranne le condizioni penose in cui versa il loro ateneo sotto il profilo che a loro dovrebbe interessare di più e invece ignorano: la capacità di preparare laureati in grado di gettarsi tra i flutti di un mondo del lavoro sempre più difficile, ostile e competitivo senza affogare dopo due bracciate. Nella classifica 2013 delle migliori Università del pianeta compilata dalla Shanghai Jiao Tong University, l’ateneo di Arcavacata fondato quarant’anni fa da un gruppo di entusiasti tra i quali il trentino Beniamino Andreatta e il romano Paolo Sylos Labini, non è neppure nelle prime 500
non è neppure nelle prime 500 posizioni. In quella compilata dallo spagnolo Cybermetrics Lab incrociando i dati di 21.000 atenei mondiali è al 675º posto dopo una miriade di atenei che teoricamente dovrebbero stare ben dietro e peggio ancora è al 237º posto nella classifica europea. Quanto alla hit-parade italiana elaborata dal Sole 24 ore, il grande campus universitario nato sul modello americano è malinconicamente in 38ª posizione.
classifiche da prendere con le pinze. Giusto. posizione. C’è chi dirà: sono classifiche da prendere con le pinze. Giusto.
Ma dicono una cosa: la reputazione mondiale, europea e italiana dell’Unical, a dispetto della statura di tanti docenti preparati e perbene, è a pezzi. Ed è probabile che venga ulteriormente sgretolata dall’inchiesta sullo scandalo sugli esami falsi che ha visto giorni fa la richiesta di rinvio a giudizio di 61 studenti, impiegati e un professore.
E qui ti domandi: perché quei ragazzi non hanno fatto neppure una manifestazione (neanche una!) contro il degrado della loro università svelato dall’inchiesta? Perché hanno fatto sentire il preside di Lettere Raffaele Perreli che per primo denunciò gli esami taroccati, come lui stesso ha raccontato a Maria Francesca Fortunato del «Quotidiano», un «ospite ingrato»? Perché non si battono per pretendere docenti d’eccellenza, corsi d’eccellenza, laboratori d’eccellenza, seminari d’eccellenza, selezioni d’eccellenza? Cosa se ne fanno di una laurea che vale il 2 di coppe rispetto a quella presa negli atenei più selettivi, più esigenti, più duri se il potenziale datore di lavoro può avere perfino il dubbio che qualche esame è stato «aggiustato»? Insomma, perché continuano, nelle loro proteste, a sbagliare mira?


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