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«L’istruzione? Aiuta ma non troppo»

Gli italiani hanno fiducia nella scuola, ma senza entusiasmo

10/09/2013
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Il Messaggero



LA RICERCA
ROMA Gli italiani hanno fiducia nella scuola, ma senza entusiasmo. E non credono che un buon diploma possa consentire di guadagnare di più, né di far carriera. Sono poi critici con la politica: se mancano delle opportunità, la colpa è del governo. E se sono soddisfatti della scuola (un po’ meno dell’università) si lamentano che per il «polo universitario» gradito bisogna spesso traslocare. È quello che emerge da un sondaggio comparativo della Nielsen Holdings, che confronta le opinioni di utenti internet di 58 paesi del mondo. Quasi un italiano su due, il 46% (la media europea è il 41) ritiene che la formazione scolastica aiuti nella ricerca del posto di lavoro. Ma il dato precipita al 16% (in Europa il 24%, nel resto del mondo il 32) quando è stato chiesto se si ritiene che l’educazione incida in maniera «decisiva» nel trovare il lavoro. Quindi: la formazione aiuta, ma non troppo. Decisivo è altro. La raccomandazione? Il sondaggio, che è internazionale, non contempla categorie così «particolari». Ma certifica che un italiano su due pensa che studiare con profitto non incida su quanto si guadagnerà (più ottimisti gli europei, con il 40%). Il 37% degli intervistati pensa che lo studio influenzi parzialmente sui guadagni futuri, e solo il 13% è dell’opinione che buoni studi siano legati a un buon reddito. Il livello di soddisfazione delle scuole primarie e secondarie nelle proprie zone di residenza è bocciato solo dal 14% degli italiani, in linea con il 17% di «per nulla sufficienti» riferito alle scuole superiori.
LE CONCLUSIONI

«Emerge che gli italiani ritengono che la qualità del sistema scolastico e universitario nazionale sia soddisfacente - sono le conclusioni sulla ricerca di Roberto Pedretti, amministratore delegato della Nielsen Italia - seppur consapevoli del disallineamento, in alcuni casi evidente, con gli standard europei. Nello stesso tempo rimane però alta l’aspettativa verso i servizi scolastici, che sono ritenuti un punto di avvio importante per l’inserimento nel mondo del lavoro da oltre la metà degli italiani». Il sondaggio ha coinvolto 29mila utenti nei 58 Paesi. La percezione dell’importanza del ruolo della scuola c’è anche in Italia, e il 63%, sempre secondo l’indagine della Nielsen, è insoddisfatto sulle opportunità offerte dagli enti locali riguardo le borse di studio. Su quanto spende per l’istruzione e per la cultura il Paese dovrebbe andare dietro la lavagna. L’ultima bocciatura è dell’Eurostat, l’istituto di statistica europeo (l’equivalente continentale dell’Istat) che comparando i dati della spesa pubblica del 2011 tra i Paesi dell’Unione europea, rileva che nell’istruzione l’Italia è penultima, battuta (in peggio) solo dalla Grecia. Spendiamo l’8,5% del Pil, la media dell’Unione è del 10,9%. Siamo imbattibili, invece, e purtroppo, quando si tratta di spendere poco sulla cultura: solo l’1,1% del Pil, ultimissimi in Europa, dove la media è il doppio (2,2% del Pil). Spendiamo poco, e male. Anche il recente rapporto del Censis «La crisi sociale del Mezzogiorno» boccia la nostra scuola, soprattutto al meridione. «Al sud – scrive infatti il Censis – non si riescono a mettere a frutto i fondi europei, si spende di più per la scuola ma con risultati peggiori».
A. Cam.

               


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