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L'Espresso-Scioperi in Letizia

Scioperi in Letizia Bimbi delle elementari che occupano gli istituti. Genitori e insegnanti sul piede di guerra. Uniti contro la riforma Moratti. di Andrea Benvenuti A Francesco, un metro e ...

25/01/2004
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L'Espresso

Scioperi in Letizia

Bimbi delle elementari che occupano gli istituti. Genitori e insegnanti sul piede di guerra. Uniti contro la riforma Moratti.

di Andrea Benvenuti

A Francesco, un metro e dieci di altezza e otto anni di esperienza, di cui cinque passati sui banchi, la manifestazione di Roma è piaciuta più delle lezioni di geografia, della passeggiata di protesta sulle strisce pedonali nel centro storico di Firenze e della merenda collettiva all'ingresso di scuola. Lui a Roma ci tornerebbe di corsa. Sua mamma un po' meno. "Giusta causa", racconta Luisella, 35 anni, impiegata e separata, "una giornata di protesta sacrosanta. Che mi è costata un occhio della testa, ma senza il tempo pieno a quaranta ore sono spacciata". Come Luisella, in Italia, ci sono almeno altre 100 mila famiglie che devono fare i conti con io stesso problema. Proprio quelle che hanno aderito al movimento per la difesa della scuola pubblica e il tempo pieno. Ed è comunque un calcolo per difetto. Il movimento delle tre "M", mamme, maestre e merendine, nato spontaneamente, si è trasformato in un coordinamento nazionale. "Niente di più. Giusto quel minimo di organizzazione per contarsi e coordinarsi in tutta Italia", dice Marzia Mascagni, insegnante del nodo di Bologna. I ribelli sono pronti a tornare in piazza. il 31 gennaio, ultimo giorno per iscriversi al prossimo anno scolastico.
Questa volta la protesta non sfilerà per le vie delle città, ma occuperà le scuole con tanto di assemblee e sit-in sulla falsariga delle più tradizionali autogestioni. Gli studenti più grandi, quelli navigati delle scuole superiori che fanno innamorare le bambine delle medie, sono pronti ad aiutare mamme e insegnanti. Del resto, c'è stato appena il tempo di mettere a posto i palloncini colorati, lo zainetto da gita fuori-porta e le scarpette da ginnastica, che è già ora di riaprire l'armadietto e far capire al ministro dell'istruzione che il movimento non scherza. E ampio, eterogeneo e coinvolge anche le mamme manager e i papà con la ventiquattrore. Genitori che vedono crollare le sicurezze sull'organizzazione e il bilancio del nucleo familiare. Ecco chi sono e cosa preparano i nuovi ribelli della scuola pubblica.

Genitori, lotta dura a oltranza.

È la vera novità di questo inizio d'anno. Che ha lasciato di stucco i collaboratori di Letizia Moratti e le strategie di comunicazione degli esperti di viale Trastevere a Roma che sono costate di versi milioni di euro alle casse dello Stato solo per stampare agende patinate, inviare lettere alle famiglie, confezionare spot e campagne di informazione per convincere gli italiani della bontà della riforma e della malafede dei contestatori. Sta di fatto che la riforma non piace, le casse della scuola sono vuote e decine di migliaia di persone, forse per la prima volta, hanno partecipato a un'assemblea autogestita, imbracciato un cartello e urlato uno slogan. Tra i genitori ribelli ci sono certamente quelli che, come Antonio di Napoli. Roberta di Roma e Patrizia di Palermo, negli ultimi due anni non si sono persi una manifestazione e hanno sfilato insieme ai sindacati e alle sigle storiche della scuola come il Cgd, il Coordinamento nazionale dei genitori democratici, il Cidi, il Centro di iniziativa democratica degli insegnanti e l'Mce, il Movi mento dì cooperazione educativa. Ma la maggior parte dei genitori-protesta tari neanche conosce le sigle dell'associaziomsrno scolastico e ha l'allergia della piazza. Come Paolo di Roma, commercialista, 43 anni e due figli piccoli che confessa: "Ho votato Forza Italia alle ultime elezioni, ma cambiare quello che funziona è una pazzia". Come Paolo, altri professionisti e imprenditori, in diverse città italiane, hanno organizzato volantinaggi informativi e banchetti per la raccolta delle firme, proteste a suon di pentole e fischietti, passeggiate sulle strisce pedonali e occupazioni insieme ai figli.
E quello che è successo alle scuole Colombo, Lavagnini, Rossini, Mameli e Acciaioli di Firenze. Alle scuole 25 Aprile e Pietro Maffi di Roma occupate per una notte da genitori, alunni e insegnanti con tanto di stufetta e sacco a pelo. E alla scuola di Concorezzo, a Milano, la protesta è finita in festa tra canzoni anti Moratti, tè caldo e vin brùlé. Stesso coinvolgimento e partecipazione anche a Modena e Parma dove sono state organizzate proteste in bicicletta e occupazioni delle strade nelle ore di punta del traffico. E infine a Trieste, capitale del movimento di protesta, con le scuole Luigi Mauro, Duca D'Aosta e Umberto Saba. Solo per fare qualche esempio.

Insegnanti alla testa della protesta.

L'ultima mazzata l'hanno ricevuta i precari che avevano fatto la guerra ai "sissini", i colleghi a cui Moratti aveva riconosciuto 30 punti in graduatoria per aver frequentato le scuole di specializzazione universitaria per l'insegnamento. Ebbene, dopo mille ricorsi, il Consiglio di Stato ha dato ragione ai sissini, suscitando la rabbia di tutti gli altri. Nelle scuole per quest'anno non cambia nulla perché le graduatorie sono già state stilate. Ma il prossimo anno scoppierà una guerra senza quartiere. Gli insegnanti italiani non sanno più che pesci prendere: bistrattati, trasferiti, vittime di tagli agli organici, ridimensionati all'interno della scuola stessa con la riforma degli organi collegiali. il riconoscimento di maggiori poteri al dirigente scolastico e l'introduzione di nuove figure professionali come il tutor. si sono lasciati convincere dai genitori a pensare che ci fosse ancora qualche speranza di farsi sentire ai piani alti della politica.
Nelle ultime iniziative, oltre a quella del 7 gennaio, insegnanti e genitori si sono mossi spesso gli uni vicino agli altri. A Cagliari hanno manifestato contro il decreto della direzione dell'Ufficio scolastico regionale sul piano di ridimensionamento degli istituti scolastici. A Pordenone e in diverse città del Friuli Venezia Giulia hanno raccolto oltre 3mila cartoline contro la riforma e hanno costituito comitati misti cittadini. A Palermo e a Milano stessa situazione per di fendere il tempo pieno. A Roma, durante la due giorni nelle scuole con tanto di sacco a pelo, gli insegnanti sono rimasti al fianco dei genitori e si sono inventati lezioni personalizzate.

Studenti, prove tecniche di movimento.

Dopo la manifestazione nazionale del 29 novembre scorso, sono rimasti a guardare da che parte soffiava il vento. Del resto, mai come in questa legislatura l'opposizione sociale ai progetti di un ministro dell'istruzione è stata tanto continuativa e puntuale. Eppure, la forza degli studenti non è esplosa ancora. Adesso, però, hanno deciso di allearsi pure con insegnanti e genitori, A Torino, nei prossimi giorni, sono previste autogestioni in diversi licei e a Roma si è già mobilitato il liceo classico Mamiani. A Napoli sono in autogestione l'Istituto tecnico Striano, i licei linguistico Villari e scientifico Vittorio Emanuele mentre il liceo Caccioppoli prima è stato occupato all'inizio di dicembre. poi è stato sgomberato dalla Polizia e sette studenti sono stati denunciati. Stessa sorte ai licei Giulio Cesare e Plinio Seniore di nuovo a Roma. A Firenze invece le occupazioni dei licei Pascoli, Galileo, Dante e quelli degli istituti tecnici Marco Polo e Duca D'Aosta sono pronte a riprendere dopo la pausa natalizia. " La linea che abbiamo scelto in questa nuova fase di protesta è quella dell'autogestione che dura alcuni giorni, in attesa di lanciare un piano di occupazioni in tutta italia", spiega Claudia Pratelli dell'Unione degli studenti. La strategia è innescare un effetto a catena coinvolgendo, oltre a insegnanti e genitori, anche gli studenti delle medie. Soprattutto quelli dell'ultimo anno che, entro la fine di gennaio, dovranno scegliere se continuare o meno a studiare, dato che, sottolineano gli studenti dell'Uds, "l'obbligo scolastico è stato abbassato a 14 anni" e molti ragazzi rischiano di perdersi per strada.
Per questo hanno avviato una campagna di informazione nelle scuole medie con tanto di lettera da affiggere nelle bacheche, "Speriamo di mobilitare quante più scuole possibile contro il furto del diritto allo studio", spiega Alberto del coordinamento studentesco di Napoli. La tattica di accerchiamento del ministro dell'istruzione è scattata. E vista l'aria che sì respira nella coalizione di centrodestra e i venti di rimpasto che investono i ministri tecnici, la poltrona di Letizia Moratti potrebbe essere tra le prime a saltare. Anche se il dubbio è che non basterà cambiare il ministro di questo governo per risolvere i tanti problemi della scuola italiana.

Scendono in campo anche gli studenti delle superiori. Prima le autogestioni, poi un piano di occupazioni il tutta Italia.

Fra tutor e riserve.
Il "pezzo" di riforma della scuola oggi al centro delle contestazioni più forti è quello riguardante le elementari. Letizia Moratti vorrebbe che la riforma partisse dal prossimo anno e ha quindi cercato di anticipare alcuni aspetti degli indispensabili decreti attuativi della sua legge con una circolare. Ciò ha alimentato le proteste. Le principali novità che molti insegnanti e genitori respingono sono le seguenti:

L'orario settimanale di 27 ore, più altre tre ore nel pomeriggio a discrezione delle famiglie (sei per le medie). Per arrivare alle 40 ore previste per chi sceglie il tempo pieno (attualmente circa il 21 per cento delle classi pari a 573 mila alunni, più quasi altrettanti per il tempo prolungato delle medie) si aggiungono dieci ore di mensa sotto la sorveglianza di un insegnante. Gli oppositori sostengono che così si ritorna al doposcuola anni '50, che i bambini di una stessa classe avranno orari e materie diversi, che gli organici saranno commisurati alle 27+3 ore e non alle 40, eccetera. Solo per gli orari, protestano, ci sono 64 pagine di istruzioni ministeriali.

Tra gli attuali tre insegnanti per classe uno prevarrà sugli altri: è il "tutor" che nel primo biennio delle elementari farebbe i due terzi delle ore complessive. Gli altri due maestri andrebbero in serie "B".


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