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L´esercito dei precari in piazza "Stanchi di aspettare, la vita è ora"

Camusso: "Così si cancella il futuro del Paese". A migliaia hanno sfilato in 50 città contro "i diritti negati" . Critico Sacconi. In corteo Vendola e Bindi

10/04/2011
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la Repubblica

Caterina Pasolini

ROMA - «Il nostro tempo è adesso. La vita non aspetta». Lo hanno scritto sugli striscioni, stampato sulle magliette gialle con il punto esclamativo, disegnato a pennarello sulle braccia. Rivogliono la possibilità di costruirsi un futuro, un´esistenza degna con i diritti sino ad ora negati. «Perché non siamo bamboccioni ma cittadini di serie B a cui è rifiutata la possibilità di un mutuo, di una casa e di diventare genitori perché non abbiamo certezza di lavoro né di stipendio».
In rappresentanza dei 4 milioni di precari italiani, a migliaia sono scesi ieri in piazza tra manifestazioni e flash mob da Roma a Palermo, da Milano a Napoli, da Torino a Firenze e anche in diverse capitali europee. A ritmo di musica e senza incidenti, tranne a Padova, hanno sfilato i cortei dei non garantiti, il popolo delle partite Iva, stagisti in aziende e ministeri a zero euro, vincitori di concorsi mai assunti, lavoratori dei call center, laureati in cerca del posto fisso e col biglietto in tasca per l´estero, docenti e ricercatori sottopagati come quelli dell´Ispra che sui camici portano scritto: «Non sparate alla ricerca». «È una generazione considerata un vuoto a perdere, che vive in apnea, senza prospettive», dice Nichi Vendola mentre sfila accanto al popolo trasversale che unisce il mondo dello spettacolo e quello delle assicurazioni dove c´è chi riceve 500 euro di paga al mese. Attraversa le università e la galassia dell´informazione con schiere di giornalisti precari a raccontare storie di coetanei accomunati dal futuro incerto come il rinnovo del loro contratto.
Erano cinquemila a Napoli, trentamila a Roma a rivendicare «il desiderio non più rinviabile di vivere la nostra vita, e riprenderci il presente». A chiedere al premier Berlusconi di farsi da parte perché ha trascinato la nostra generazione in un baratro». Nel corteo romano che parte da piazza della Repubblica tanti i giovani, ma altrettanti quelli con i capelli diventati grigi sognando un´assunzione a tempo indeterminato: c´è chi aspetta dal ‘79, chi ha alle spalle una serie infinita di contratti da tre e sei mesi «che potrei giocarli al lotto». Chi un figlio lo ha avuto lo stesso rischiando «perché ho 38 anni e la vita non aspetta». Accanto a loro, coppie di genitori sessantenni esasperati, venuti per la prima volta in strada per protestare «contro il futuro rubato ai nostri ragazzi: laureati si ritrovano a fare i giardinieri e gli spazzini o ad andarsene all´estero».
Il corteo scorre senza incidenti, in prima fila il segretario della Cgil Susanna Camusso. Netta nel giudicare l´Italia di cui «non ci si può immaginare un futuro se ci sono intere generazioni che pensano che questo paese non li vuole e non dà loro nessuna prospettiva». Una risposta indiretta al ministro del Welfare Sacconi al quale la manifestazione «non sembra un ritrovo di precari ma solo di alcune associazioni, e la Cgil è l´unica organizzazione che l´appoggia». Sarà, ma di una cosa è convinta Rosy Bindi mentre guarda i ragazzi: «Qui c´è la parte migliore del paese».


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