L'asilo diventa obbligatorio il governo studia la svolta
Sui tavoli della maggioranza ci sono infatti le carte per mettere a punto il piano che rivoluzionerà la scuola dell'obbligo
ROMA La scuola? E' una cosa da bambini: tutti in classe all'età di tre anni. E la materna diventa obbligatoria. Sui tavoli della maggioranza ci sono infatti le carte per mettere a punto il piano che rivoluzionerà la scuola dell'obbligo. Oggi parte dall'età di 6 anni, quindi con la prima elementare; a breve l'ingresso potrebbe abbassarsi ai tre anni. Un progetto che andrebbe a cambiare completamente la visione della scuola dell'obbligo: non un dovere, in realtà, ma un diritto visto che oggi, in Italia, la scuola dell'infanzia non è garantita a tutti. Resta ancora fuori un 5% dei bambini che non frequentano per scelta dei genitori o perché non rientrano nei posti disponibili. Non solo, a questi vanno sommati anche tutti quei piccoli alunni che si rivolgono alle scuole private, paritarie. E non sono pochi, anzi: nella scuola materna statale sono iscritti oltre 900mila bambini, in quella paritarie sono 524mila. Una cifra decisamente considerevole che va a pesare sul totale per oltre un terzo. Tra questi ci sono i bambini le cui famiglie hanno fatto una precisa scelta educativa con la paritaria ma anche quelli per i quali nella statale non c'è posto e quindi devono rivolgersi alle strutture private. Rendere l'asilo obbligatorio significa, quindi, assicurare un posto nella scuola pubblica a tutti: «Più che di obbligo, infatti - spiega la viceministra all'Istruzione Anna Ascani, tra i promotori del progetto - parlerei di un diritto da garantire: il diritto dei bambini ad andare a scuola a 3 anni, a poter accedere a questo primo step della formazione e dell'educazione. E' noto che i bambini che partono dalla scuola dell'infanzia hanno meno difficoltà negli studi ed escono meglio dal percorso formativo. E' un dovere garantire questa condizione a tutti i bambini, anche a quelli che, vivendo in condizione di disagio non solo economico ma anche sociale, non frequentano la scuola dell'infanzia. Spesso infatti sono le famiglie più disagiate a non iscrivere i bambini all'asilo».
Diventa rilevante quindi l'aspetto economico: frequentare un asilo pubblico non prevede il pagamento di una retta se non per i costi della mensa per il tempo pieno, quindi si aggira sui 50-100 euro circa al mese a bambino. Iscriversi ad un asilo privato, invece, comporta ben altra spesa: dai 200 ai 350 euro circa di media con picchi anche ben più alti.
LO SCOPOQuesto l'aspetto più importante, al tavolo del Governo, per capire di quanti fondi si può disporre e in quanti anni si possa riuscire ad avviare la sperimentazione con un atto formale: l'intenzione della maggioranza è quella di far partire l'obbligo entro la fine della legislatura, per il 2023. Ma le scuole paritarie, che oggi garantiscono una buona parte del servizio senza le quali mezzo milione di bambini resterebbe a casa, non resteranno escluse: hanno un'attività molto presente e ben radicata sul territorio e si trovano soprattutto in quelle aree dove mancano le strutture pubbliche, quindi la loro presenza è strategica. L'idea è quella di attivare convenzioni come già accade per gli asili nido nei singoli comuni. Vale a dire che la scuola dell'infanzia privata mette a disposizione dello Stato una quota dei suoi posti, se non tutti, ai quali i bambini possono accedere con tariffe statali. Sarà poi compito della scuola pubblica compensare la differenza della retta richiesta dal privato. L'esempio da studiare, oggi, è quello francese: il governo di Macron ha infatti avviato in via sperimentale l'obbligo a 3 anni con la scuola dell'infanzia per tutti. Questo è il primo anno e sarà importante quindi vedere i risultati della sperimentazione in atto, capire come ha risposto la popolazione soprattutto in quella fascia che, invece, ne avrebbe fatto a meno. L'Italia infatti, con i suo 95% di copertura, si trova in una condizione simile a quella francese che arriva al 97% : entrambe ben oltre il 70% della media europea di bambini all'asilo.
Lorena Loiacono