L'Arena-Tagli alla scuola, Letizia Moratti prende in mano le forbici
LA RIFORMA FRENATA. Il ministro della Pubblica Istruzione prepara un piano contro gli sprechi. C'è un buco da 1,3 miliardi di euro Tagli alla scuola, Letizia Moratti prende in mano le f...
LA RIFORMA FRENATA. Il ministro della Pubblica Istruzione prepara un piano contro gli sprechi. C'è un buco da 1,3 miliardi di euro
Tagli alla scuola, Letizia Moratti prende in mano le forbici
"Si punta a recuperare i 18 mila professori fantasma. Nel mirino anche le Asl diventate fabbriche di cattedre"
Roma. Un miliardo e trecento milioni di euro oltre il tetto consentito. A tanto ammonta il "buco" 2001-2002 della scuola: un deficit importante che il ministro Letizia Moratti - se vorrà realizzare le riforme annunciate - dovrà "riempire" al più presto. A viale Trastevere è scattato l'allarme economico. Ed è un "sos" da non sottovalutare considerando che se alle cifre del 2002 si sommano quelle del 2001 si arriva a 4,5 miliardi di euro spesi in più. I numeri sono ancora ufficiosi, anche se negli ambienti del ministero circola voce che siano più che attendibili. E pare che la ragione principale del "rosso" sia imputabile alle spese in eccesso per il personale. Dunque, che fare? La Moratti ha subito ideato un piano di risanamento e, con un pool di tecnici che ha passato al setaccio tutte le voci di bilancio, ha snidato sprechi e inefficienze. A cominciare da diciottomila professori fantasma che non lavorano in quanto tali: di questi, mille sono comandati presso enti e associazioni, 1500 hanno un distacco sindacale, cinque-seimila sono stati giudicati inidonei all'insegnamento, seimila insegnano educazione fisica ma sono in in esubero (per effetto della legge che abolisce la divisione in squadre femminili e maschili) e vengono utilizzati come "tappabuchi".
Non solo: nel mirino della Moratti sono finite anche le Asl e i certificati per gli alunni portatori di handicap. In alcuni casi, è sufficiente un certificato medico per creare problemi di organico, scavalcando i criteri fissati dal ministero e trasformando le Asl in "fabbriche di cattedre".
E ancora: la Moratti sta coltivando da tempo l'ipotesi di tornare al "maestro unico", e non tanto per ragioni strettamente pedagogiche. Rinviato dopo lo stop al decreto, se avrà 21 delle 27 ore settimanali, il supermaestro porterà un bel risparmio nelle casse dello Stato. Insomma, la scuola - con il suo milione e trecentomila dipendenti - è uno dei comparti pubblici finanziariamente più a rischio. Tanto che il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha posto qualche "se" sulle nomine dei docenti di ruolo, che ora sono ferme. Intanto, il gruppo di esperti ministeriali hanno sottoposto al vaglio della Moratti un ventaglio di nuovi programmi per le elementari: tra questi l'educazione sessuale, dalla prima elementare all'ultimo anno delle Superiori, obbligatoria, insieme all'educazione stradale, alimentare, all'ambiente, alla salute. Una novità bell'e buona, considerando che finora l'argomento era considerato facoltativo ed era assicurato da corsi sporadici tenuti da esperti esterni. Si tratterà di "educazione all'affettività", non limitata alla sfera sessuale, ma anche ai rapporti in senso più ampio con coetanei e adulti. "Il ministro per l'istruzione Moratti è stata bocciata anche dalla sua maggioranza", ha dichiarato Gianni Manzini, responsabile Scuola della Margherita che ha individuato "quattro ragioni per questa disfatta".
"La scuola non è una priorità per il governo - spiega Manzini - Tremonti non solo non scuce una lira per la scuola ma pretende ulteriori tagli, il ministro ha mostrato insofferenza verso la politica in generale e verso il Parlamento in particolare disertando sistematicamente i lavori delle Commissioni e dell'Aula, il progetto di riforma denota una preoccupante confusione culturale che combinata con la notevole imperizia nel governo quotidiano crea un vero e proprio caos nel sistema". Secondo Manzini "per riuscire a spostare risorse dalla spesa corrente a quella degli investimenti occorre trasformare l'attuale sistema di lavoro basato sul concetto di "cattedra" in un moderno orario di servizio di tipo europeo, ma questa è una operazione squisitamente politica e non tecnica per cui il ministro deve cambiare strada se non vuole avere altre sconfitte".
" Una riforma classista - affermano i Cobas - fondata sulla biforcazione del percorso scolastico, diviso nel sistema dei licei e dell ' avviamento professionale". La riforma secondo i Cobas "cede tutta l ' attuale istruzione professionale statale - e ben 27 degli odierni indirizzi degli istituti tecnici - alle regioni".