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L'Arena-"Società precaria da cambiare"

Verona anche il segretario nazionale di Rifondazione comunista per appoggiare Massimo Carraro "Società precaria da cambiare" Affollato comizio di Bertinotti in Bra: "Fallito questo modello Nordes...

21/03/2005
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L'Arena

Verona anche il segretario nazionale di Rifondazione comunista per appoggiare Massimo Carraro
"Società precaria da cambiare"
Affollato comizio di Bertinotti in Bra: "Fallito questo modello Nordest"
di Bonifacio Pignatti

"La destra ha rubato il futuro ai nostri figli ma cerca di nasconderlo riempiendoci di chiacchiere sulla famiglia". È questa, per Fausto Bertinotti, l'Italia al tempo di Berlusconi: "Un Paese nel quale per la prima volta nel dopoguerra s'è interrotto il progresso sociale. Mio figlio starà meglio di me come io sto meglio di mio padre: era diventato un sentire comune, un dato di fatto. Non è più così. Viviamo con un senso di precarietà sempre più diffuso, che va dalla scuola alla sanità, dall'assistenza al lavoro. Le conseguenze non sono solo economiche, producono insicurezza, incertezza, una società che si sgretola e impazzisce. E ne fanno le spese i soggetti più deboli".
C'era tanta gente ieri in piazza Bra ad ascoltare il segretario di Rifondazione comunista, venuto a sostenere la campagna elettorale dei candidati del partito - schierato nella coalizione che sostiene Massimo Carraro - e a lanciare la volta lunga anche per il voto politico dell'anno prossimo, auspicando "la cacciata di Galan come preludio alla cacciata di Berlusconi. Se resta questo governo il rischio è la tragedia sociale. Il risultato delle politiche del centrodestra è che la flessibilità nel lavoro ha fatto perdere la certezza del posto e il potere d'acquisto dei salari è calato. Il Censis dice che il 65% delle famiglie ha ridotto i consumi alimentari - ripeto: alimentari -, vuol dire che tira la cinghia come mai prima. Se questo non è un fallimento! Eppure questo è il modello che la destra ha portato alle massime conseguenze".
Parlando del Veneto, "il modello Nordest è fallito", ha detto Bertinotti, "perchè non cambiarlo cacciando Galan e tornando alla politica dei municipi, del potere locale come progetto di società ed economia? Per esempio ricostruendo la sanità pubblica. Oggi la malattia è un peso due volte: in sè e per curarla. Ma questo non è un esito obbligato, è un esito frutto di una precisa scelta che scarica la sanità pubblica su di noi e sceglie l'efficenza nella sanità privata".
"In Veneto possiamo vincere", dice Bertinotti, "ma non bisogna credere, come fa qualche nostro alleato centrista, che il problema sia competere al centro. Il vero punto è che è fallita la politica della destra, anche chi ha votato Berlusconi ha un figlio precario e fa fatica a curarsi. C'è un elettorato che socialmente non ne può più, ed è questo che dobbiamo spostare dalla nostra parte. Se il lavoro è precario, degrada tutta la società. Non esiste buona società senza buon lavoro".
Le frecciate finali il segretario di Rifondazione comunista le ha dedicate alla scuola del ministro Letizia Moratti. "Se il lavoro regredice al ghetto della precarietà, la scuola subisce un colpo. E infatti sta andando così. Io me la immagino, la signora Moratti, in un elegante salotto milanese che ragiona: se il lavoro è così schifoso, cosa li facciamo studiare a fare questi giovani? È il presupposto del ritorno alla scuola d'elite, con un colpo di spugna alle conquiste di cui sono stati protagonisti personaggi come don Milani, i grandi riformatori, il '68. La scuola d'elite per arrivare al lavoro "ricco", magari dopo un bel master ad Harvard, e per gli altri la formazione professionale, vale a dire l'adattamento al lavoro così com'è oggi: cattivo. Quando si sceglie? A 12 anni: o Harvard o le scuole professionali. E chi sceglie? L'alunno dodicenne? I suoi genitori? Nossignori: sceglie la busta paga".
"Se andremo al governo dovremo proporre una vera alternativa", conclude Bertinotti. "E abrogare per cominciare la legge Bossi-Fini e la legge Moratti. Per dire che vogliamo un'Italia diversa da questa".


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