L'Arena-Mastrocola: La scuola sta male
Intervista alla insegnante- scrittrice, vincitrice del Campiello, che nel suo nuovo saggio best-seller denuncia la crisi e avanza proposte Mastrocola: La scuola sta male "L'insegnament...
Intervista alla insegnante- scrittrice, vincitrice del Campiello, che nel suo nuovo saggio best-seller denuncia la crisi e avanza proposte
Mastrocola: La scuola sta male
"L'insegnamento delle varie materie è diventato un optional"
La scuola italiana sembra essere in piena crisi : gli insegnanti scendono in piazza, gli alunni si trasformano in vandali, le riforme introducono cambiamenti che studenti e professori sono impreparati a gestire. È il panorama tracciato anche dal nuovo libro di Paola Mastrocola, professoressa di liceo e scrittrice di successo, che dopo aver vinto l'ultimo Supercampiello col romanzo Una barca nel bosco (Guanda), torna a riflettere sui mali che affliggono il sistema educativo italiano nel saggio La scuola raccontata al mio cane (Guanda, 191 pagine, 12,00 euro): tre edizioni in un mese, 50 mila copie vendute, lettere da tutta Italia. "Da dieci anni, qualsiasi sia il governo - mi dice la Mastrocola, - la riforma scolastica persegue una linea che si fonda su quattro principi fondamentali : recupero, accoglienza, offerta, autonomia. La nuova scuola, insomma, si presenta come una baby sitter comprensiva e sorridente, che cerca per prima cosa di mettere gli studenti a loro agio, e lo fa nella massima autonomia, senza dover rendere conto a nessuno. In pratica, questo significa che i programmi canonici sono irrilevanti e che ogni singola scuola - se non ogni singolo insegnante - decide cosa offrire ai suoi allievi in più rispetto al proprio Piano dell'Offerta Formativa (POF). Può accadere così che, per quel che riguarda ad esempio la mia materia - italiano al biennio del liceo, - nella mia classe si continui a studiare Omero, nell'aula accanto si tengano lezioni di giornalismo, e in un'altra non ci sia nessuno perché sono andati tutti a un concerto rock?"
- Il suo libro gronda di vis polemica : ma non sarà che lei vede tutto nero ed esagera nel rilevare i difetti della scuola contemporanea ? Non manca, nel suo j'accuse , una proposta costruttiva ?
"Per poter costruire, bisogna prima distruggere quel che c'è e che non funziona. La scuola che vorrei distruggere è la scuola facile-divertente-accogliente-recuperante-livellante. Quella che vorrei costruire è una scuola alta-difficile-impegnante-pensante-leggente-sapiente. Se questo è vedere tutto nero ed esagerare, allora io lo faccio, ma i dati mi danno ragione."
- A quali dati si riferisce?
"Alle statistiche che ci dicono che gli alunni delle elementari stanno perdendo la capacità di rimanere concentrati su un argomento per più di cinque minuti, che gli studenti universitari non conoscono l'ortografia, che il numero degli adolescenti in cura dagli psicologi, con difficoltà di strutturazione del linguaggio e della realtà, è in aumento, che le imprese familiari chiudono perché i figli non sanno continuare il lavoro dei padri e che i liceali faticano a superare i test di ammissione nelle facoltà a numero chiuso."
- Lei definisce l'insegnamento un mestiere : un tempo, invece, si usavano parole come missione o vocazione?
"Ancora oggi molti miei colleghi lo chiamano così. Ma a me queste due parole non sono mai piaciute, ingenerano l'equivoco che insegnare significhi avere tanta buona volontà e buoni sentimenti. Io penso invece che sia un mestiere, nel senso antico e nobile del termine, ad esempio nel senso in cui Pavese parlava del 'mestiere di vivere'. Ho una visione laica del mio lavoro : non devo salvare nessuno e non devo immolare me stessa ; devo solo trasmettere una passione e un sapere a chi è più giovane di me. Ma oggi sembra che questo non vada più bene : si vuole altro da noi, insegnare è diventato un 'mestiere dell'aiuto', come fare l'infermiere o lo psicologo ; dobbiamo aiutare i giovani, ascoltarli, recuperarli, portarli al cinema, al concerto, al museo. L'unica cosa che non ci viene richiesta e che è diventata un optional è insegnare. Se i nostri allievi non sapranno la grammatica o capire un romanzo del primo Novecento, poco male : li avremo portati a prendere tanta aria buona, tutti insieme appassionatamente, socializzati, divertiti e bene accolti."
- E lei come si comporta in questo marasma, per continuare a dare ai giovani gli strumenti con cui affrontare la vita ?
"So che dovrei rispondere che uso il computer, Internet, l'inglese, l'informatica, le uscite didattiche e i progetti del POF... Ma io sono un'insegnante testarda e disobbediente, e mi ostino a usare la letteratura. Con essa spero di prepararli a vivere se non in questo mondo, perlomeno nell''altro', in quello del pensiero, dell'immaginazione, dell'inutile. Ma io sono convinta che proprio insegnando la letteratura noi offriamo loro gli strumenti migliori anche per diventare degli eccellenti lavoratori, oltre che esseri umani, qualsiasi professione scelgano. Lo so, qualcuno mi dirà che sono snob, elitaria e antiquata, ma in mio sostegno potrei chiamare due grandi della letteratura : Lev Tolstoj, che sebbene fosse un conte, creò una straordinaria scuola per i contadini ; e Pier Paolo Pasolini, che era persuaso che la letteratura potesse essere il più potente strumento per elevare tutti, a partire dalle classi più basse."
- La nuova riforma scolastica ha introdotto espressioni come "funzioni obiettivo" e "funzioni strumentali" : di cosa si tratta, in parole povere ?
"Ahimè, le 'funzioni obiettivo' o 'strumentali' siamo noi insegnanti? Per l'esattezza sono quei quattro o cinque professori che, in una scuola, si accollano la responsabilità di coordinare tutti i progetti di una determinata area, come : Nuove metodologie didattiche, Prevenzione e recupero, Orientamento e ri-orientamento, Rapporti con il territorio. Altro che missione? Siamo solo una 'funzione strumentale'."
- La scuola italiana è l'unica a soffrire dei mali che lei denuncia, o anche all'estero le cose non vanno meglio ?
"Il malessere coinvolge l'intera Europa. Ho avuto modo di parlare con colleghi inglesi, francesi, austriaci e tedeschi, e tutti rilevano un abbassamento allarmante della qualità culturale. Credo che si possa addirittura parlare di una decadenza del sistema scolastico occidentale. Forse l'Occidente ha raggiunto il massimo della civiltà e inconsciamente desidera riprecipitare nella barbarie, perché solo da lì, come insegna Giambattista Vico, potrà ripartire, rinascere e tornare a fondare una grande civiltà."
- Perché ha deciso di "raccontare la scuola al suo cane" ?
"I cani non sanno nulla di scuola. Solo rivolgendomi a loro potevo essere chiara e diretta, senza dare nulla per scontato. Ho voluto spiegare come stiano le cose a tutti coloro che non sanno come stanno le cose : giornali e televisione parlano molto di scuola, ma affrontano sempre questioni di carattere sociale o sindacale, come il tempo pieno, il precariato, le pensioni ; della sostanza culturale della scuola, invece, non si parla mai. E anche gli insegnanti scioperano perché diminuiscono i posti di lavoro o perché si differenziano gli stipendi, ma non scendono mai in piazza perché non si leggono più le poesie di Eugenio Montale, o perché Dante è ridotto in scarni e insulsi riassuntini. Mai qualcosa che ci sollevi almeno un metro da terra."
Renzo Oberti