L'Arena-I presidi veronesi: "Costretti a ridurre il numero delle classi e l'offerta"
Riduzione dei docenti. Molti istituti sono in crisi. "Potremmo formare 66 classi, ma ce ne autorizzano 62. Come facciamo?" "Ecco i tagli alle nostre scuole" I presidi veronesi: "Costretti a ridurr...
Riduzione dei docenti. Molti istituti sono in crisi. "Potremmo formare 66 classi, ma ce ne autorizzano 62. Come facciamo?"
"Ecco i tagli alle nostre scuole"
I presidi veronesi: "Costretti a ridurre il numero delle classi e l'offerta"
di Ferruccio Pinotti
Si infiamma il dibattito sul presente e sul futuro della scuola pubblica a Verona. Dopo la denuncia dei sindacati di categoria - che hanno parlato di "esplosione del precariato" (2.700 docenti e 1.000 tecnici a Verona) e di taglio alle cattedre (il prossimo anno a Verona saranno assegnati 10-15 posti quanto ne servirebbero almeno 80) nonostante l'incremento degli studenti (+1400), oggi a lanciare l'allarme sono i presidi degli istituti secondari.
A prescindere dal giudizio sulla riforma Moratti, i tagli alle cattedre disegnano un quadro a tinte fosche. Anche perché dal prossimo anno scolastico i docenti di diritto, di educazione fisica e i conversatori in lingua straniera rischiano di perdere il posto.
Calogero Carità, preside dell'istituto magistrale Montanari, porta cifre preoccupanti: "L'aumento del numero degli iscritti consentirebbe al nostro istituto, nel prossimo anno scolastico, di comporre ben 66 classi. Ma ce ne autorizzano solo 62. Abbiamo infatti, per il 2005-2006, una previsione di 1.632 alunni rispetto ai 1.509 di oggi. L'assurdo è che non solo non possiamo mantenere l'attuale numero di 63 classi, ma ci costringono a ridurle a 62. Ci manca almeno una decina di docenti. E mi hanno detto: devi tagliare due cattedre. Con questa situazione, quanto programma riusciremo a svolgere? Che qualità scolastica offriremo ai nostri studenti?"
Laura Donà, preside dell'Istituto tecnico statale per periti aziendali e corrispondenti in lingue estere Einaudi, si dice preoccupata: "C'è forte preoccupazione tra i conversatori di lingue straniere e tra i docenti di educazione fisica, che vedono ridursi o annullarsi le ore di insegnamento. Come finiranno gli istituti tecnici nella riforma? La nostra utenza potrebbe migrare verso altri istituti. E' un peccato, perchè noi abbiamo avviato una sperimentazione scuola-lavoro tra le migliori a livello regionale. E le lingue, come le proponiamo noi, sono legate al linguaggio commerciale e tecnologico, con un taglio appetibile alle aziende. Il 55% dei nostri studenti trova lavoro subito dopo l'esame di Stato. Abbiamo un conversatore per ogni lingua straniera: inglese, francese, spagnolo, tedesco. Che ne sarà di loro? È un regalo alle private, se li perdiamo. Eppure abbiamo appena vinto il premio del Goethe Institut".
Quanto alle carenze di organico, la preside denuncia: "È difficile consentire i gruppi di progetto con così poco personale docente. Si tagliano i posti, ma il governo Berlusconi ha emanato un decreto per l'immissione in ruolo, con concorso riservato, dei docenti di religione cattolica. Con un dato curioso: il reclutamento lo fa la Curia, che segnala il nominativo, non la scuola".
Teresa Baruchello, preside del liceo scientifico Messedaglia, affronta il delicato tema della precarizzazione: "I ragazzi hanno bisogno di punti di riferimento continuativi. La precarizzazione dei docenti crea gravi danni. Vi sono docenti bravissimi che aspettano un ruolo e che vanno avanti con incarichi annuali. Non c'è sicurezza e continuità didattica. Quello che a monte è sbagliato è considerare la scuola un'azienda, da gestire col lavoro interinale. I ragazzi non sono dei vasi vuoti da riempire, sono il nostro futuro".
La preside prosegue: "Quali gruppi di lavoro è possibile organizzare con questi tagli alle docenze?Siamo in condizioni critiche. I tagli ai conversatori in lingua straniera ci preoccupano. Noi abbiamo avviato un'iniziativa bellissima, il Progetto Lingue 2000, ma ora la Regione ci taglia i fondi e non potremo più proseguire questo percorso".
Francesco Butturini, preside del liceo classico Maffei, manifesta forti timori: "Bisognerà vedere se la riforma Moratti arriverà in porto, esistono ormai sette-otto versioni dei decreti attuativi. Ma mi preoccupa la riduzione del monte ore di insegnamento, proprio quando recenti studi dicono che stiamo perdendo terreno rispetto agli altri Paesi europei. Si pensa di togliere ore al latino e al greco: è grave. Anche il futuro delle lingue straniere ci lascia molto preoccupati e perplessi, così come il destino della cattedre di diritto, importanti per la cultura della legalità. Per l'istruzione spendiamo troppo poco, siamo in grave difficoltà. Bisogna cambiare la scuola, ma non per diminuire l'offerta, bensì per aumentarla. Andare indietro è un suicidio".
Roberto Pesce, preside dell'Istituto tecnico commerciale Pindemonte, è di un parere molto diverso da quello dei colleghi: "La riforma mi preoccupa, ma per motivi opposti a quelli lamentati dai sindacati: le ipotesi dei decreti attuativi che circolano attualmente contraddicono le premesse della legge Moratti, la quale metteva al centro della riforma lo studente. Le bozze diffuse ora riportano al centro l'insegnante".
"Si voleva ridurre il monte ore di insegnamento, per adeguarci al modello europeo ma in realtà il carico per gli studenti non calerà, perché le ore opzionali sono quasi obbligatorie. Il governo ha ceduto quasi completamente alle pressioni dei sindacati, non c'è stata una vera riforma", prosegue il preside. Il professor Pesce non lamenta "particolari problemi di organico" al suo istituto. "Semmai va segnalata l'età avanzata dei docenti e il mancato ingresso di giovani insegnanti".