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L'araba fenice del precariato lombardo

di Pippo Frisone

19/09/2011
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ScuolaOggi

Nonostante le 30mila assunzioni di docenti a tempo indeterminato, il fenomeno del precariato è più vivo che mai. Almeno così è in Lombardia , nella regione che è sempre stata a più alta densità di precariato docente in tutta Italia.

E’ quanto emerge dalle cifre rese note in questi giorni dall’Ufficio Scolastico Regionale e che qui riportiamo:
Ordine di scuola              Imm/ni in ruolo            Supplenze    10/11           Supplenze 11/12
Infanzia                                    1.032                            1.153                               508
Primaria                                    1.274                            3.105                           2.642
Media Inferiore                           943                             2.503                           2.647
Superiori                                     820                             2.845                           2.650
Sostegno                                   1.007                            3.906                           2.423
Totale                                         5.076                            13.512                       10.870

Le 2.642 supplenze in meno si avvicinano di molto ai 2.415 posti tagliati ma i tagli da soli non spiegano tutto.
Sono altri i fattori che fan sì che il fenomeno, almeno in Lombardia , si rigeneri di continuo.
Il costante aumento della popolazione scolastica (+12.000) e quindi delle classi, hanno reso i tagli agli organici docenti più odiosi e iniqui, risultando secondi solo ai 2.534 della Sicilia in calo demografico..
Le cessazioni hanno confermato, come nel resto in Italia, il trend degli ultimi anni con 3.033 pensionamenti.  
Se alle disponibilità già esistenti  che ammontavano a 5.350 unità in organico di diritto, aggiungiamo le cessazioni, le 5.976 nuove assunzioni, coprono appena il 60% dei posti vacanti.
A tutto ciò va sommata la variabile dei trasferimenti e passaggi che in Lombardia è stata sempre più favorevole alle uscite che agli ingressi in regione.
Ma le sorprese da qualche anno arrivano soprattutto dall’organico di fatto.
Negli ultimi anni, con l’aumento degli alunni, i tagli imposti sull’organico di diritto hanno costretto gli uffici scolastici a scomporre centinaia di cattedre, riducendole a spezzoni orario non computabili ai fini della determinazione ma insopprimibili perché legati alle classi autorizzate.
L’operazione di ricomposizione in organico di fatto di tali” finti spezzoni” in cattedre vere e proprie, quasi duemila solo a Milano, tanto per fare un esempio, è motivo della lievitazione dei posti rispetto all’organico di diritto.
Altra voce che raddoppia i posti di sostegno previste in organico di diritto sono le deroghe .
A coprire tali posti non bastano più gli specialisti inseriti negli elenchi provinciali e d’istituto,
perciò vanno in larga parte ai supplenti non specialisti nominati dalle graduatorie d’istituto.
Quest’anno per i neoassunti vige il blocco della mobilità per cinque anni, compresa quella annuale, ma questo non vale per tutti gli altri docenti.
Le assegnazioni provvisorie interprovinciali in uscita sono un'altra voce che aumenta di qualche migliaio di posti  le disponibilità in organico di fatto.
All’incremento costante dei posti part-time in tutti gli ordini e gradi di scuola vanno aggiunti i posti derivanti da distacchi, esoneri e comandi.
Tutto ciò fa sì che i posti che servono effettivamente per far funzionare le scuole siano più quelli di fatto che non quelli di diritto.
E’ giunto il momento di superare questa dicotomia tra organico di diritto e organico di fatto. Bisogna decidere una volta per tutte  quale e quanto organico serve per il funzionamento delle scuole.
Una volta definito l’organico funzionale, è su quello che vanno fatte le stabilizzazioni dei precari.
Altrimenti con oltre 10mila precari solo in Lombardia, rimasti fuori dalle nomine in ruolo e un’Amministrazione costretta alla reiterazione dei contratti a termine, si riprodurrà inevitabilmente un contenzioso, come sta già avvenendo, che non lascia presagire nulla di buono per le magre casse dello Stato.
Fino a quando non si raggiungerà quest’ultimo obiettivo, almeno qui in Lombardia, il precariato come l’araba fenice, anno dopo anno,è destinato ,nonostante tutto, a risorgere sempre e comunque dalle proprie ceneri.


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