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L’appello degli insegnanti: bisogna tornare in classe. Fate in modo che sia sicuro

La lettera di oltre trecento docenti delle medie e delle superiori al governo: per garantire il diritto all’istruzione bisogna riaprire le scuole, non basta la didattica a distanza

30/04/2020
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Corriere della sera

Da qualche settimana, ormai, il dibattito politico si sta concentrando sulle modalità di attuazione della cosiddetta Fase 2, quella della ripartenza. Doverosamente, la priorità è data al nodo delle attività produttive, e sul come e sul quando riaprire si rincorrono giornalmente notizie anche non poco discordanti. Tutto - o quasi - tace, invece, sul fronte della Scuola e il timore è che la giusta precedenza data ad altri settori ponga la questione scolastica, nella sostanza, in fondo all’agenda politica del governo. Eppure, da qualsiasi prospettiva la si voglia osservare, la Scuola coinvolge una percentuale sensibile della nostra popolazione, circa dieci milioni di persone, e l’attesa di soluzioni concrete che non sembrano affatto imminenti non fornirà certo maggiori vantaggi a una necessaria programmazione dei rientri.

Sì, perché riaprire si deve, è necessario e prioritario, naturalmente con tutte le garanzie che la situazione richiede: solo attraverso la didattica in presenza, infatti, è possibile ripristinare in modo sicuro il diritto fondamentale sancito dalla nostra Costituzione, e sacrosanto tanto quanto il diritto al lavoro: quello all’istruzione. Durante tutta la Fase 1 la Scuola ( nella persona concreta dei docenti) ha saputo reinventarsi attraverso l’aiuto della Dad (didattica a distanza), onorando il proprio impegno a non perdere nessun alunno/a, a cercare di raggiungerlo/a, superando non solo il divario imposto dalla distanza fisica, ma soprattutto quello sociale, che incide in modo più acuto e subdolo sull’accesso reale al diritto allo studio. Tuttavia, non si può ipotizzare, come da alcune voci oggi si sente fare con toni entusiastici ed elogiativi, che questo tipo di didattica possa essere prolungata ad libitum.

La didattica virtuale è stata la cura nella fase acuta dell’emergenza, ma la Scuola recupererà pienamente il suo ruolo e la sua efficacia solo quando si potrà rientrare in aula e questo presuppone un piano che consenta di lavorare in piena sicurezza riprendendo il lavoro in presenza. Sicurezza e presenza sono condizioni parimenti necessarie, e non possono essere considerate come alternative l’una all’altra. Anche perché è utile ricordare che è stato proprio in virtù del rapporto pregresso creatosi tra studenti e corpo docente ( cosa più «in presenza» di un corpo?) che il ricorso alla Dad ha potuto funzionare. Così come la sanità pubblica, anche l’istruzione ha pagato a lungo il suo pesante contributo attraverso i tagli perpetrati in modo miope e pericoloso dai nostri governi. (Secondo i dati dell’Ocse, l’Italia spende per l’Istruzione e l’Università circa il 3,6% del Pil, quasi un punto e mezzo in meno rispetto alla media degli altri Paesi, pari al 5%.)

È sotto gli occhi di tutti la condizione inadeguata della maggior parte delle strutture, il numero troppo elevato di alunni per classe, il tasso preoccupante di dispersione scolastica, che nel nostro paese arriva al 14,5 % (Rapporto Istat sgds 2019). Problemi annosi, già ben radicati prima dell’emergenza Covid 19, ma che oggi affiorano in tutta la loro gravità ed evidenziano ancor di più la necessità di investire seriamente e programmaticamente, non in maniera episodica, nella Scuola. Oggi più che mai, la Scuola non può pagare ulteriori scotti, ma deve essere, tanto quanto il lavoro, al centro della ripartenza del Paese, con politiche programmate e investimenti significativi

I/le firmatari/e chiedono perciò al Governo:

- che ponga la questione della scuola come prioritaria nella sua agenda;
- che le strutture scolastiche siano messe in condizioni di agibilità e sicurezza, e si trovino soluzioni condivise e organizzate per permettere la ripresa delle attività curricolari senza rischi per gli/le studenti, il personale Ata, il corpo docente;
- che si adoperi attraverso i necessari investimenti per la riapertura delle scuole a settembre 2020;
- che si lavori perciò per tornare alla didattica in presenza, l’unica che può garantire un reale e democratico diritto all’istruzione;
- che siano nuovamente gli organi collegiali a decidere le modalità e le linee di insegnamento all’interno degli istituti.

Non esiste un apprendimento valido che non presupponga un dialogo, un ascolto, un’attenzione, una cura, un contatto reale tra insegnante e studenti. La presenza è stata e resta il canale per la vera condivisione educativa.

L’appello è firmato da oltre 300 docenti delle scuole secondarie di I e II grado


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