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L’anno zero della Buona scuola di Renzi
Tra una settimana si torna tutti sui banchi mentre montano le polemiche nel mondo della scuola. A partire dalle assunzioni e dal trasferimento di insegnanti dal Sud al Nord. In programma proteste, assemblee e una legge di iniziativa popolare contro gli «effetti più deleteri della riforma»
08/09/2015
L'Espresso
di Michele Sasso
La scuola è pronta a ripartire tra le polemiche. Tra una settimana inizia un nuovo anno con il debutto di tutte le novità varate con la Buona scuola. E tutti i problemi ancora irrisolti dell’istruzione italiana. Da oggi portoni aperti solo in provincia di Bolzano, da mercoledì gli studenti del Molise e dal giorno seguente quelli della provincia di Trento.
Ad aule ancora chiuse per molti, le sospirate assunzioni hanno alimentato botta e risposta tra due fazioni: Governo e Partito democratico sulla sponda degli ottimisti e sul fronte delle critiche sindacati ed opposizione. Un animoso botta e risposta tra presidi e sindacati sulla gestione della riforma e vivaci battibecchi anche sul fronte politico.
A far da pompiere il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, che ha assicurato che il 15 settembre «le scuole apriranno con la regolare assegnazione degli insegnanti assunti e le polemiche verranno superate dai fatti. E anche i sindacati sapranno e vorranno essere protagonisti del cambiamento».
Di diverso avviso l’opposizione che non crede alle parole del premier Matteo Renzi di una «riforma che passa da parole come merito, valutazione, qualità, autonomia».
Dure critiche dal Movimento Cinque Stelle e Sinistra ecologia e libertà. «La riforma non ha risolto nulla né tantomeno il destino del personale. Sarebbe stato più utile un piano triennale di assunzioni diviso dall’impianto culturale del sistema dell’istruzione. Oggi ci ritroviamo con gli stessi problemi e nessuna soluzione per i mali storici della scuola» commenta la deputata vendoliana Alessia Petraglia.
Ecco i motivi che fin dal primo giorno alimenteranno assemblee e proteste e poi scioperi, blocchi della didattica e occupazioni. La metà delle immissioni in ruolo verranno attuate ad anno scolastico iniziato (probabilmente a novembre) con la modalità del contratto giuridico e con la prospettiva di essere definite dai dirigenti scolastici.
Il preside-manager da quest'anno deciderà l’organico, proponendo l’incarico (che sarà triennale) agli insegnanti di ruolo. Potrà formare la squadra - fino al 10 per cento del personale docente in forza nella scuola - che li supporterà durante l'anno nella gestione della scuola e potranno, dopo avere sentito il parere del Comitato di valutazione della scuola, premiare i docenti migliori.
In tanti dirigenti, soprattutto in Toscana, saranno costretti alle “reggenze”, cioè un solo preside per più istituti costretti a tappare i buchi del personale.
E infine la mobilitazione di tutti gli esclusi dalla riforma che chiedono di accedere al prossimo concorso pubblico, l’unica strada per entrare nel futuro in aula.
I NUMERI DELLA DISCORDIA
Dopo la notte dei precari con l’arrivo via mail della nomina alla cattedra, si è scatenata la guerra dei numeri sui docenti «costretti» ad accettare una cattedra a centinaia di chilometri di distanza da casa. Per il Miur quelli già assunti sono 38 mila. «Ventinove mila ad agosto e 9 mila con la la fascia B» ha detto Stefania Giannini:«Poi ci sarà un altro blocco di assunzioni (la fase C, che prevede l’immissione in ruolo di altri 55 mila insegnanti), che verranno giuridicamente effettuate entro settembre, anche se i docenti saranno effettivamente in classe a novembre».
Altri posti saranno assegnati con supplenza «almeno per quest’anno», per dodici mesi. «E sarà l’ultimo anno», spiega il ministro: «Oltretutto abbiamo anticipato all’8 settembre la nomina dei posti di supplenza, per dare alle scuole il personale entro il 15 settembre».
C’è tempo fino alla mezzanotte dell’11 settembre per decidere (Chi non accetterà la proposta di assunzione non parteciperà alle fasi successive del piano di assunzioni e sarà definitivamente cancellato dalle graduatorie) e completare il risiko dell’organico.
Il sottosegretario democratico Davide Faraone non ha esitato a parlare di «grande festa per il Paese, la festa di 160 mila contratti, di persone che finalmente potranno far partire il contagiri della pensione o chiedere un mutuo, e di una didattica migliore, non certo una tragedia della deportazione».
Ma non tutti la pensano come lui. «Certo le assunzioni sono apprezzabili, ma stiamo instaurando un'altra fase di esodi nel mercato del lavoro, a partire proprio dalla scuola, in particolare di insegnanti dal Sud al Nord» ha dichiarato il leader della Uil Carmelo Barbagallo.
Non demorde il sindacato Anief secondo cui «quando saranno portate a termine anche le 55mila assunzioni della fase C, il ministero avrà immesso in ruolo circa 80 mila precari rispetto alle 150 mila assunzioni previste dal Governo. Finora per la fascia B solo 1 su 9 ha detto sì, cresce il numero delle rinunce obbligate».
Anche Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil, non risparmia critiche:«Non vengono coperti tutti i posti disponibili, si costringono 7.000 precari a trasferirsi al Nord con salari di 1.300 euro, vengono esclusi dalle stabilizzazioni classi di concorso che hanno abilitati solo nelle seconde fasce per cui le supplenze non saranno cancellate».
LE BARRICATE CONTRO LA LEGGE
La mancanza di programmazione, le proposte sindacali inascoltate e la prova di forza con i docenti ha già scatenato una campagna di resistenza. Lo scorso week-end sindacati, associazioni e gruppi politici si sono dati appuntamento a Bologna per scrivere una legge di iniziativa popolare e creare una rete nazionale.
Lavorare a una nuova legge opposizione alla legge 107, che restituisca alla scuola pubblica la centralità e il ruolo che la Costituzione le assegna?
Un possibile referendum abrogativo della Buona scuola o di parte di essa?
Immaginare e preparare iniziative di contrasto alla legge 107 alla riapertura del nuovo anno scolastico?
Queste le domande a cui dare una risposta perché la scuola del duo Giannini-Renzi per i promotori «è ritenuta totalmente inaccettabile perché cancella, di fatto, l’impostazione costituzionale della scuola di tutti e per tutti, fondata sul principio della libertà di insegnamento e garanzia di uguaglianza, inclusività e solidarietà».
Non è tutto. In Rete si trova un decalogo inviato agli insegnanti che suggerisce i comportamenti per «risparmiare alla scuola gli effetti più deleteri della legge 107».
Un’iniziativa che non è piaciuta affatto all’associazione nazionale dei presidi, che ha replicato con una dura nota.
«Se c'e' una cosa che alla scuola debba essere risparmiata in questa fase di avvio del nuovo anno scolastico - osservano i dirigenti scolastici della sigla Anp - sono le tensioni inutili e le forzature pseudo-giuridiche. Chi ha titolo a farlo, espleti pure le procedure previste dalla Costituzione per impugnare la legge e attenda l'esito relativo. Fino a quel momento, essa è vigente e va attuata, in tutte le sue parti e da tutti».
SALVE LE MATERNE DI ROMA
Intanto le precarie 'storiche' della scuola dell'infanzia di Roma possono tirare un sospiro di sollievo. Sono duemila e fanno parte dell’esercito di 10mila insegnanti a tempo determinato delle scuole materne che non possono essere riconfermati con la Buona scuola.
«Abbiamo sciolto il nodo dei precari storici, evitando le disparità di trattamento tra i precari nelle scuole statali e quelli nelle comunali. Ma bisogna programmare le assunzioni senza ingressi patologici, uscendo dalla logica dell'emergenza», ha spiegato il ministro della pubblica amministrazione Marianna Madia dopo la firma del decreto ad hoc.
I Comuni, che gestiscono gli asili, sono andati avanti grazie alle supplenze annuali, cioè usando docenti precari per anni e anni. Fino alla sentenza della Corte europea di giustizia che ha stabilito che non si può assumere a tempo determinato il personale che abbia già svolto più di 36 mesi di servizio.
Una soluzione era stata trovata per i contratti a tempo determinato nelle scuole statali, ma non comunali.
Ora il governo ci ha messo una pezza ma con il nuovo anno rimane l’emergenza. Dall’asilo alle superiori.
Ad aule ancora chiuse per molti, le sospirate assunzioni hanno alimentato botta e risposta tra due fazioni: Governo e Partito democratico sulla sponda degli ottimisti e sul fronte delle critiche sindacati ed opposizione. Un animoso botta e risposta tra presidi e sindacati sulla gestione della riforma e vivaci battibecchi anche sul fronte politico.
A far da pompiere il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, che ha assicurato che il 15 settembre «le scuole apriranno con la regolare assegnazione degli insegnanti assunti e le polemiche verranno superate dai fatti. E anche i sindacati sapranno e vorranno essere protagonisti del cambiamento».
Di diverso avviso l’opposizione che non crede alle parole del premier Matteo Renzi di una «riforma che passa da parole come merito, valutazione, qualità, autonomia».
Dure critiche dal Movimento Cinque Stelle e Sinistra ecologia e libertà. «La riforma non ha risolto nulla né tantomeno il destino del personale. Sarebbe stato più utile un piano triennale di assunzioni diviso dall’impianto culturale del sistema dell’istruzione. Oggi ci ritroviamo con gli stessi problemi e nessuna soluzione per i mali storici della scuola» commenta la deputata vendoliana Alessia Petraglia.
Ecco i motivi che fin dal primo giorno alimenteranno assemblee e proteste e poi scioperi, blocchi della didattica e occupazioni. La metà delle immissioni in ruolo verranno attuate ad anno scolastico iniziato (probabilmente a novembre) con la modalità del contratto giuridico e con la prospettiva di essere definite dai dirigenti scolastici.
Il preside-manager da quest'anno deciderà l’organico, proponendo l’incarico (che sarà triennale) agli insegnanti di ruolo. Potrà formare la squadra - fino al 10 per cento del personale docente in forza nella scuola - che li supporterà durante l'anno nella gestione della scuola e potranno, dopo avere sentito il parere del Comitato di valutazione della scuola, premiare i docenti migliori.
In tanti dirigenti, soprattutto in Toscana, saranno costretti alle “reggenze”, cioè un solo preside per più istituti costretti a tappare i buchi del personale.
E infine la mobilitazione di tutti gli esclusi dalla riforma che chiedono di accedere al prossimo concorso pubblico, l’unica strada per entrare nel futuro in aula.
I NUMERI DELLA DISCORDIA
Dopo la notte dei precari con l’arrivo via mail della nomina alla cattedra, si è scatenata la guerra dei numeri sui docenti «costretti» ad accettare una cattedra a centinaia di chilometri di distanza da casa. Per il Miur quelli già assunti sono 38 mila. «Ventinove mila ad agosto e 9 mila con la la fascia B» ha detto Stefania Giannini:«Poi ci sarà un altro blocco di assunzioni (la fase C, che prevede l’immissione in ruolo di altri 55 mila insegnanti), che verranno giuridicamente effettuate entro settembre, anche se i docenti saranno effettivamente in classe a novembre».
Altri posti saranno assegnati con supplenza «almeno per quest’anno», per dodici mesi. «E sarà l’ultimo anno», spiega il ministro: «Oltretutto abbiamo anticipato all’8 settembre la nomina dei posti di supplenza, per dare alle scuole il personale entro il 15 settembre».
C’è tempo fino alla mezzanotte dell’11 settembre per decidere (Chi non accetterà la proposta di assunzione non parteciperà alle fasi successive del piano di assunzioni e sarà definitivamente cancellato dalle graduatorie) e completare il risiko dell’organico.
Il sottosegretario democratico Davide Faraone non ha esitato a parlare di «grande festa per il Paese, la festa di 160 mila contratti, di persone che finalmente potranno far partire il contagiri della pensione o chiedere un mutuo, e di una didattica migliore, non certo una tragedia della deportazione».
Ma non tutti la pensano come lui. «Certo le assunzioni sono apprezzabili, ma stiamo instaurando un'altra fase di esodi nel mercato del lavoro, a partire proprio dalla scuola, in particolare di insegnanti dal Sud al Nord» ha dichiarato il leader della Uil Carmelo Barbagallo.
Non demorde il sindacato Anief secondo cui «quando saranno portate a termine anche le 55mila assunzioni della fase C, il ministero avrà immesso in ruolo circa 80 mila precari rispetto alle 150 mila assunzioni previste dal Governo. Finora per la fascia B solo 1 su 9 ha detto sì, cresce il numero delle rinunce obbligate».
Anche Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil, non risparmia critiche:«Non vengono coperti tutti i posti disponibili, si costringono 7.000 precari a trasferirsi al Nord con salari di 1.300 euro, vengono esclusi dalle stabilizzazioni classi di concorso che hanno abilitati solo nelle seconde fasce per cui le supplenze non saranno cancellate».
LE BARRICATE CONTRO LA LEGGE
La mancanza di programmazione, le proposte sindacali inascoltate e la prova di forza con i docenti ha già scatenato una campagna di resistenza. Lo scorso week-end sindacati, associazioni e gruppi politici si sono dati appuntamento a Bologna per scrivere una legge di iniziativa popolare e creare una rete nazionale.
Lavorare a una nuova legge opposizione alla legge 107, che restituisca alla scuola pubblica la centralità e il ruolo che la Costituzione le assegna?
Un possibile referendum abrogativo della Buona scuola o di parte di essa?
Immaginare e preparare iniziative di contrasto alla legge 107 alla riapertura del nuovo anno scolastico?
Queste le domande a cui dare una risposta perché la scuola del duo Giannini-Renzi per i promotori «è ritenuta totalmente inaccettabile perché cancella, di fatto, l’impostazione costituzionale della scuola di tutti e per tutti, fondata sul principio della libertà di insegnamento e garanzia di uguaglianza, inclusività e solidarietà».
Non è tutto. In Rete si trova un decalogo inviato agli insegnanti che suggerisce i comportamenti per «risparmiare alla scuola gli effetti più deleteri della legge 107».
Un’iniziativa che non è piaciuta affatto all’associazione nazionale dei presidi, che ha replicato con una dura nota.
«Se c'e' una cosa che alla scuola debba essere risparmiata in questa fase di avvio del nuovo anno scolastico - osservano i dirigenti scolastici della sigla Anp - sono le tensioni inutili e le forzature pseudo-giuridiche. Chi ha titolo a farlo, espleti pure le procedure previste dalla Costituzione per impugnare la legge e attenda l'esito relativo. Fino a quel momento, essa è vigente e va attuata, in tutte le sue parti e da tutti».
SALVE LE MATERNE DI ROMA
Intanto le precarie 'storiche' della scuola dell'infanzia di Roma possono tirare un sospiro di sollievo. Sono duemila e fanno parte dell’esercito di 10mila insegnanti a tempo determinato delle scuole materne che non possono essere riconfermati con la Buona scuola.
«Abbiamo sciolto il nodo dei precari storici, evitando le disparità di trattamento tra i precari nelle scuole statali e quelli nelle comunali. Ma bisogna programmare le assunzioni senza ingressi patologici, uscendo dalla logica dell'emergenza», ha spiegato il ministro della pubblica amministrazione Marianna Madia dopo la firma del decreto ad hoc.
I Comuni, che gestiscono gli asili, sono andati avanti grazie alle supplenze annuali, cioè usando docenti precari per anni e anni. Fino alla sentenza della Corte europea di giustizia che ha stabilito che non si può assumere a tempo determinato il personale che abbia già svolto più di 36 mesi di servizio.
Una soluzione era stata trovata per i contratti a tempo determinato nelle scuole statali, ma non comunali.
Ora il governo ci ha messo una pezza ma con il nuovo anno rimane l’emergenza. Dall’asilo alle superiori.