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L'alibi dei pochi soldi e l'impegno di tutti

Fulvio Scaparro

19/04/2012
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Corriere della sera

I n un Paese a crescita economica zero, che ne è dei cittadini in crescita? Quasi 11 milioni di bambini e ragazzi, oltre un milione dei quali di origine straniera e regolarmente registrati all'anagrafe, continuano a contare sugli adulti e sulle istituzioni anche se l'economia è ferma. A loro e soprattutto agli oltre due milioni che vivono in condizioni di povertà dobbiamo provvedere oggi e non quando l'Italia avrà ripreso a crescere. Non basta la pur lodevole istituzione di un Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza se non ci sentiremo ogni giorno tutti personalmente garanti per ogni bambino e ragazzo che vive nel territorio italiano stabilmente o di passaggio. Nella prima relazione letta ieri a Montecitorio da Vincenzo Spadafora che da cinque mesi ha la responsabilità di avviare e guidare l'Autorità garante istituita con voto unanime dal Parlamento nel 2011, mi è parso di cogliere un appello accorato alle istituzioni, alle associazioni e a tutti i cittadini affinché lo aiutino a non far fallire l'opportunità di riportare le politiche per l'infanzia in primo piano. Sia la Carta costituzionale all'art. 31 sia la Convenzione Onu sui diritti del fanciullo stipulata nel 1989 e divenuta legge dello Stato italiano nel 1991, chiedono con chiarezza che ogni sforzo vada fatto per mettere bambini e ragazzi nelle migliori condizioni per esprimere il loro potenziale di sviluppo. Povertà, violenza, abusi, malattie, ignoranza, pregiudizi e trascuratezza sono nemici dello sviluppo infantile e adolescenziale e vanno combattuti oggi per non ritrovarci ad affrontare domani le conseguenze della nostra trascuratezza. L'alibi del «non ci sono soldi» per giustificare la scelta di togliere sostegno alle famiglie, alla scuola e ai servizi sociali, non regge non soltanto perché assistiamo troppo spesso a sprechi ingiustificabili del denaro pubblico ma soprattutto perché dimostra ancora una volta quanto in basso nella scala delle priorità sia l'impegno a favore delle fasce deboli della popolazione. Ieri il Garante, persona entusiasta e competente, ha parlato a nome di chi, perché bambino o ragazzo, non ha voce in capitolo ed è stato chiaro nel segnalare i problemi e nell'indicare i programmi per affrontarli. Le autorità in sala erano numerose e plaudenti ma ora si tratta di passare all'azione, mettendo il Garante in condizione di lavorare come organismo indipendente e non soggetto a pressioni di parte. Già, perché a cinque mesi dall'insediamento, non è stato ancora approvato il regolamento organizzativo dell'Autorità, non c'è ancora una sede, visto che gli uffici del Garante sono ospitati presso il ministero del Turismo, mancano adeguate risorse organizzative e finanziarie. Il fatto che Spadafora e i suoi collaboratori abbiano comunque cominciato a lavorare depone a loro favore ma al più presto l'Autorità deve uscire dalla fase del fai-da-te e ricevere dalle istituzioni un sostegno concreto per poter realizzare quel piano nazionale che, riordinando le politiche per l'infanzia e l'adolescenza, coordinando e integrando le migliori risorse ed esperienze delle amministrazioni pubbliche, nazionali, regionali e comunali, tuteli con efficacia bambini e ragazzi.
 


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