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L'Adige-Ai dirigenti la facoltà di licenziare

24OreCultura (pag.17) Ai dirigenti la facoltà di licenziare Posto garantito addio per i supplenti che dimostrano manifesta incapacità Il mito del posto garantito subisce una piccola incr...

02/02/2005
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L'Adige

24OreCultura (pag.17)

Ai dirigenti la facoltà di licenziare
Posto garantito addio per i supplenti
che dimostrano manifesta incapacità

Il mito del posto garantito subisce una piccola incrinatura. Il contratto della scuola attribuisce infatti ai dirigenti scolastici la possibilità di licenziare il supplente manifestamente incapace di svolgere il proprio lavoro. Si tratta di una novità assoluta, non presente negli accordi precedenti e nemmeno nell'intesa nazionale.
Il testo (vedi il riquadro) è il risultato di una lunga mediazione in sede di trattativa. La proposta è stata presentata dall'Apran ed è stata accolta dai sindacati solo dopo un difficile e complesso lavoro di limatura del testo. Il contratto prevede dunque il licenziamento di un supplente al termine di una procedura ben definita nei tempi (dieci giorni dall'invio della segnalazione all'interessato e al sovrintendente), nei modi (raccolta delle informazioni, controdeduzioni da parte del supplente, parere del sovrintendente) e nelle conseguenze (risoluzione del contratto e inibizione a instaurare un nuovo rapporto di lavoro). L'insegnante ha in ogni caso l'opportunità di ricorrere contro il provvedimento di licenziamento attraverso le normali procedure di conciliazione con l'assistenza sindacale.
Già ora esiste la possibilità di licenziare un docente di ruolo o supplente. Lo prevede sia il testo unico delle norme sulla scuola (decreto 297) sia la legge che regolamenta i rapporti di lavoro di tipo privatistico. Ma si tratta di procedure piuttosto lunghe che mal si adattano ai tempi brevi di una supplenza. Tanto che finora è stato peraltro applicato solo raramente. Da quando il contratto è entrato in vigore, la procedura prevista dall'articolo 40 è stata già utilizzata alcune volte. Prima di giungere al provvedimento finale, gli insegnanti coinvolti hanno tuttavia preferito dimettersi per non incorrere nelle penalizzazioni.
"Il problema di qualche docente inidoneo è oggettivo, sia fra i supplenti sia fra gli insegnanti di ruolo" concordano i sindacati. Il contratto costituisce uno strumento limite per casi limite, senza intenzioni punitive. Un ricorso eccessivo e immotivato al licenziamento può essere controproducente. "In assenza di comprovate cause - precisa Vincenzo Bonmassar, segretario della Uil - il dirigente rischia di essere accusato di mobbing". "Non siamo affatto d'accordo sul principio - dichiara Isaia Iorfida, responsabile della Gilda - perché esiste il pericolo di un uso ricattatorio da parte di un dirigente scolastico troppo "ligio" al dovere. Abbiamo accettato questo tipo di procedura soltanto per casi molto particolari e urgenti".
Tutti i sindacalisti puntualizzano l'importanza di tale norma per la difesa della scuola pubblica. "Vogliamo tutelare la qualità del servizio - afferma Giorgio Pasqualini, segretario dello Snals - anche di fronte a persone non adatte all'insegnamento. E nel contempo intendiamo difendere l'intera categoria docente nonché il singolo che in questo modo può essere indotto a ripensare la sua scelta e a cambiare lavoro". "Diamo più credibilità e qualità alla scuola - spiega Bruno Paganini, responsabile della Cisl - e garantiamo la professionalità degli insegnanti". "Siamo per una scuola di qualità - aggiunge Iorfida - e non proteggiamo i docenti che non fanno il loro dovere. Difendiamo solo gli insegnanti difendibili".
"Si tratta - commenta Bonmassar - di un forte segnale alla collettività: la scuola della Repubblica sa mettersi in discussione e tutelare la qualità del servizio che non è appannaggio unico della scuola privata". "L'opinione pubblica - sostiene Paganini - non potrà più fare di ogni erba un fascio. I sindacati hanno voluto tutelare il delicato rapporto fra docente e alunno in caso di conclamata inidoneità al servizio da parte di qualche insegnante". "Difendiamo la scuola pubblica - conclude Flavio Ceol segretario della Cgil - difendendo la professionalità dei docenti. In realtà il vero problema è l'assenza di un percorso di accompagnamento alla professione che oggi non è previsto da alcuna norma". Prima di pensare a licenziare, in sostanza, sarebbe opportuno selezionare meglio chi entra nella scuola.


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