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L'abbandono in cattedra

Premialità e merito, si sa, sono cavalli di battaglia di un governo meritevolissimo, che inneggia a principi che disattendono clamorosamente quanto esso stesso fa.

17/07/2011
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Il Fatto Quotidiano

di Marina Boscaino 

Premialità e merito, si sa,  sono cavalli di battaglia  di un governo meritevolissimo,  che inneggia a  principi che disattendono  clamorosamente quanto esso  stesso fa.

Lasciamo da parte la  loro surreale idea di merito,  efficienza, valutazione (che è  proprio "loro", nel senso che  sono loro a compilare personalissime  liste di buoni e di  cattivi). Diverrà esecutiva la  riforma Brunetta, ispirata da  quello cui Tremonti ha dato  del cretino, ma cui sarà concesso  di destinare il 25% di  eventuali, improbabili, risparmi  delle amministrazioni (invece  che a reintegrare lo scarso  salario del personale) per  applicare gli equivoci principi  di merito e differenziazione  previsti, in assenza di altre  risorse disponibili. Sarà infatti  il decreto Brunetta a definire  l'elenco dei meritevoli e i protocolli  di comportamento utile  per accedere a premialità,  mentre la manovra 2011 congela  i salari dei docenti fino al  2014, un anno in più rispetto  al blocco di Tremonti nel  2010. Questa una delle conseguenze  più pesanti sulla  scuola: Flc Cgil denuncia che,  in termini di adeguamenti o  di mancati aumenti contrattuali,  gli Ata perderanno  6.295 curo, 7.930 i docenti,  15.988 i dirigenti. Fate i vostri  conti. 

MA NON SOLO. Se con la  L. 133/08 il governo aveva iniziato  la più grande operazione  di disinvestimento su cultura e  conoscenza della storia patria,  ecco la zampata finale. L'art.  19 del d.l. 98/11 è dedicato  alla scuola. Vengono in classe i  comandati Invalsi, quelli delle  tormentatissime prove: la vita  è tutta un quiz! Soprattutto,  dal 2012-13 le dotazioni di  personale docente, educativo  e Ata sono bloccate in entità  pari a quelle del 2011-12: ovvero,  classi sempre più affollate,  con grave pregiudizio  della qualità didattica. Si aggregano  primarie e medie in  istituti comprensivi, che saranno  autonomi solo con almeno  1000 alunni (500 in zone  disagiate). Il dimensionamento  della rete scolastica  non è competenza dello Stato,  ma delle Regioni; il suo iter  prevede articolati percorsi  condivisi con gli altri enti locali:  questo provvedimento  innescherà perciò un contenzioso  ulteriore, tra i molti che  l'arrembante modo di legiferare  del governo ha causato.  Saranno eliminate 1130 scuole  autonome, con conseguente  taglio di posti di lavoro, in  particolare per gli Ata. Le  scuole sotto i 500 alunni saranno  affidate a reggenti: prive  di dirigenza stabile, avranno  conseguenti ricadute in  campo organizzativo, didattico  e gestionale, aggravate dalla  riduzione di esoneri e semiesoneri  per i collaboratori  del dirigente nelle scuole  complesse. I docenti inidonei  per motivi di salute occuperanno  i posti di 5000 assistenti  amministrativi e tecnici precari,  con incredibile disprezzo  della professionalità degli uni  e degli altri. Insomma, il "progetto  pedagogico" di Gelmini  continua la marcia trionfale  verso l'obiettivo ostinatamente  rincorso: smantellare la  scuola della Costituzione. 

QUALCHE GIORNO fa  una notizia apparentemente  clamorosa: 67 mila assunzioni  in arrivo, 30.500 docenti e  36.700 Ata. Euforia iniziale, a  seguire cautela: a differenza di  come annunciato, i posti non  saranno assegnati tutti quest'anno,  ma si distribuiranno  sul prossimo triennio. In termini  concreti, nulla più di un  travestimento dell'usuale miseria  annuale: "Il piano di assunzione  proposto, se spalmato  in tre anni, prevede proprio  questi numeri: circa 10.000 assunzioni  per i docenti e altrettante  per gli ATA. A fronte della  reale esistenza, per il personale  docente, di circa  20.000 posti vacanti e disponibili  e di 27.000 pensionamenti  per quest'anno". Così il  Coordinamento dei Precari  Scuola Roma. I posti ci sono, la  propaganda lavora, il problema  del precariato continua ad  essere emergenza. Ma c'è di  più: "L'adozione del piano di  assunzioni [come si legge in  una nota di Brunetta] è subordinata  agli esiti di una specifica  sessione negoziale su interventi  contrattuali per garantire  l'invarianza finanziaria".  In altre parole: li assumeranno,  ma solo se senza oneri  aggiuntivi. Per esempio, niente  onerosa ricostruzione di  carriera, trattandosi di precari  da almeno 10 anni. Gli annunci  trionfali non cancellano le  violazioni del diritto e il vero  progetto: a questo governo  oggi interessa mantenere un  buon numero di posti occupati  da precari, riservandosi la  possibilità di nominare in ruolo  a costo zero. In vista un ulteriore  taglio degli organici?  Le elezioni non sono lontane e  bisogna rifarsi il trucco. Che  c'è e si vede.  Classi sovraffollate,  blocco delle  retribuzioni,  azzeramento delle  carriere dei precari  Al netto dalla  propaganda,  il governo prosegue  la sua marcia verso  l'azzeramento della  scuola pubblica

 


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