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L'80% di docenti e amministrativi ha votato per i sindacati. Che ora sono pronti a scendere in campo contro il governo

Rsu, primi risultati. Intanto le sigle tornano a fare la voce grossa sulla riforma: manifestazione l'11 aprile

10/03/2015
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ItaliaOggi

Sandra Cardi

Circa l'80% del personale scolastico, tra docenti e ausiliari, tecnici e amministrativi, si è recato alle urne per votare i propri rappresentanti sindacali sul luogo di lavoro. Un voto, quello che si è tenuto in tutta Italia tra il 3 e il 5 marzo, che richiederà ancora dei giorni per essere certificato nei suoi risultati. Una condizione che oggi consente a ogni sigla di professare miglioramenti rispetto alla precedente tornata. Ma un dato è certo, ed è proprio quello dell'affluenza che si mantiene sostanzialmente inalterata a dispetto della crisi di partecipazione e consenso assai diffusa in altre realtà. Una benedizione per i sindacati, a cui la politica ha negato, con l'avvento del governo di Matteo Renzi, il ruolo di interlocutori. E proprio sulla Buona scuola che le sigle, escluse dalla consultazione, ora sono decise a tornare all'attacco. La stagione della mobilitazione è stata ufficialmente annunciata ieri, alla vigilia dell'atteso consiglio dei ministri chiamato ad approvare la riforma della scuola: si parte sul territorio, con manifestazioni, incontri e l'astensione dalle attività aggiuntive, il prossimo 20 marzo. Manifestazione nazionale a Roma l'11 aprile.

Rsu, chi sale, chi scende

«Dai dati inseriti nelle nostra piattaforma, nel comparto scuola, con il 60 per cento dei seggi scrutinati, siamo primi con quasi il 33% dei consensi», dichiara Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil. Che dunque confermerà il risultato di tre anni fa, staccando i secondi in lista, la Cisl scuola, di oltre sette punti. Per il sindacato guidato da Francesco Scrima, invece, lo spread sarebbe molto più contenuto, con forti riposizionamenti della Cisl scuola in regioni come il Piemonte e la Lombardia e sorpassi in alcune città simbolo, come Reggio Emilia. Canta vittoria Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola, che vanta primati in Campania e nelle scuole all'estero: «La proiezione a livello nazionale ci dice che siamo saldamente terzi e passiamo dal 15,3% del 2012 al 17% di quest'anno». Si conferma al quarto posto lo Snals-Confsal guidato da Marco Paolo Nigi, mentre guadagna un punto percentuale, salendo al 7%, Gilda degli insegnanti. Per i debuttanti dell'Anief, il consenso dovrebbe attestarsi sotto al 3%. Per sedere al tavolo contrattuale, è necessario avere il 5% di rappresentatività, calcolata sommando tessere e voti.

Protesta, attività aggiuntive sospese

A dichiarare lo stato di agitazione i sindacati di settore Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals-Confsal, Gilda Fgu. Le sigle chiedono al Governo di «rinnovare il contratto di lavoro e dare risposte concrete alle migliaia di persone che lavorano con contratti precari per assicurare organici funzionali alla scuola dell'autonomia». E soprattutto di avviare il confronto, dai nuovi profili stipendiali alle assunzioni.

Le ipotesi che circolano sulle misure a cui il governo sta lavorando «prefigurano il taglio degli stipendi e dei diritti, mentre non danno ancora nessuna risposta alle attese di stabilizzazione del lavoro di decine di migliaia di precari. Non vi è coerenza fra gli impegni presi e i provvedimenti che si stanno preparando».

Il contratto di lavoro, poi. Scaduto da 6 anni, nel frattempo il governo ha congelato gli scatti di anzianità «e si propone di introdurre un confuso e farraginoso sistema di premialità che prevede aumenti stipendiali solo dal 2019. In questo modo si costringerebbe il personale a porsi in una relazione di pericoloso antagonismo con i colleghi per ottenere benefici economici... Il governo, inseguendo in modo velleitario un cambiamento a costo zero, rischia di minare in modo serio la qualità della scuola».

Nel mirino delle sigle anche il sistema delineato per la valutazione dei docenti, «che appare segnato da inaccettabili rigidità: si affida al dirigente un ruolo improprio, accentuandone le funzioni di controllo, del tutto fuori luogo in un campo, quello dell'azione pedagogico-didattica, in cui deve prevalere la dimensione della condivisione, della corresponsabilità, della cooperazione e collaborazione fra le diverse figure». I punti che non vanno, a detta dei sindacalisti, sono tali e tanti da coinvolgere agevolmente nella protesta precari e docenti di ruolo, personale amministrativo e dirigenti.


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