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Kit del gruppo Pd: Buona Scuola va difesa così
Le istruzioni riservate inviate ai deputati ricordano lo stile del “mattinale”di Brunetta
16/07/2015
la Repubblica
Tommaso Ciriaco
ROMA . La verità in una mail. Quella spedita dal gruppo della Camera ai deputati del Pd. Riservata, in teoria, ma sfuggita al controllo. Domande e risposte. Prosa elementare, un’abbuffata di certezze. «Ha ragione chi dice che il dirigente scolastico diventerà il padrone incontrastato della propria scuola? Assolutamente no. Con la riforma si favorisce il clientelismo? Neanche per sogno. L’autonomia degli insegnanti è minata? E’ vero il contrario ». Perché se la “Buona scuola” brucia consensi, bisogna reagire. Anche a costo di imitare il Mattinale.
La mail parte nel pomeriggio del 9 luglio. A mezzogiorno la contestata riforma è diventata legge. E non c’è tempo da perdere. In tutto venticinque domande e altrettante risposte. Dribblando accuse e detrattori. Con un uso generoso di «assolutamente no» e «niente affatto», «certo» e «neanche per sogno». Un bignami del deputato, utile ad affrontare i nemici della riforma. Oppure a tenere testa in un talk. Quesiti basic: «È vero che il governo ha tagliato i fondi all’istruzione? Con la riforma si creano istituti di serie A e B? Quanto si investe sul merito? ». Oppure tecnici: «Che significa contratto rinnovabile in base al Pof». Fino all’ultimo, liberatorio: «Ma dunque cosa prevede la buona scuola? ».
L’idea è venuta a Marco Di Maio, responsabile comunicazione e documentazione dei deputati dem, per affrontare la guerriglia sull’Italicum. Ed è sempre lui, a nome dell’ufficio di presidenza del gruppo, a introdurre: «Cari colleghi, vi inviamo una serie di risposte alle domande più frequenti per agevolare il vostro lavoro con le persone sui territori e nelle vostre frequentazioni». Un documento ad «uso interno e dunque non divulgabile all’opinione pubblica».
Non è una prima assoluta, naturalmente. E l’originale non è certo il Mattinale di Brunetta. Nel kit del berlusconismo delle origini — quello tendenza Pubblitalia — mai è mancato il vademecum dei parlamentari. E prima ancora? «Il Pci diffondeva il quaderno dell’attivista — ricorda Edoardo Novelli, professore di comunicazione politica — per oliare la macchina propagandistica. Cosa dire, come dirlo, chi attaccare, come difendersi. Erano testi destinati ai militanti e ai dirigenti locali. E pure la Dc aveva i suoi manuali per i comizi, che fino agli anni ‘50 erano autentici botta e risposta». Stavolta però i destinatari delle “Frequently Asked Questions” sono addirittura i deputati. Quelli che hanno appena votato la riforma. «Che il partito si mostri organizzato è un bene — ragiona Novelli — ma farlo così è segno di grande difficoltà».