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Via alla riforma della scuola, per delega Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera definitivo alla riforma Moratti sulla scuola. Il governo, a seguito del parere reso dalla Conferenza u...

15/03/2002
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Via alla riforma della scuola, per delega

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera definitivo alla riforma Moratti sulla scuola. Il governo, a seguito del parere reso dalla Conferenza unificata (Regioni e Comuni), ha infatti approvato in via definitiva il disegno di legge che conferisce al governo la delega per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale.
Le reazioni non si sono fatte attendere e, in molti casi, sono di segno nettamente negativo.
Poche le modifiche introdotte rispetto al testo licenziato lo scorso febbraio dopo il passaggio alla Conferenza unificata. Nel nuovo testo sono stati introdotti alcuni correttivi che indicano una maggiore "attenzione" a Regioni e Comuni.

Rispetto al testo precedente, al secondo comma dell'articolo 1 viene specificato che "i decreti legislativi in materia di istruzione e formazione professionale sono emanati previa intesa con la Conferenza unificata di cui al decreto legislativo 28 agosto 1997, 281". Un ulteriore riferimento alla Conferenza unificata viene fatto nell'articolo 2, comma c, che stabilisce che è assicurato a tutti il diritto all'istruzione e alla formazione per almeno 12 anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età, per quanto riguarda gli interventi finanziari. Viene quindi introdotto un nuovo articolo, nel nuovo testo articolo 6, che stabilisce che "sono fatte salve le competenze delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome di Trento e Bolzano, in conformità ai rispettivi statuti e relative norme di attuazione nonchè alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n.3".

Infine, al comma 4 dell'articolo 7, che nel testo precedente era il sesto ed ultimo, viene aggiunto che dall'anno scolastico 2002/2003 possono iscriversi "compatibilmente con la disponibilità dei posti e delle risorse finanziarie dei Comuni, secondo gli obblighi conferiti dall'ordinamento e nel rispetto dei limiti posti alla finanza comunale dal patto di stabilità", al primo anno di scuola dell'infanzia e di scuola elementare, i bambini che ancora non hanno compiuto i tre o i sei anni, entro il 28 febbraio 2003.

Ma veniamo alle reazioni.Il Cidi (Centro di iniziativa democratica degli insegnanti) ribadisce "tutti i dubbi e le perplessità sull'impianto della legge" e critica soprattutto "la scelta della delega che esautora il parlamento, sede naturale del pluralismo necessario su un tema rilevante come la scuola".

Gli studenti annunciano battaglia
e ribadiscono il loro no ad una scuola "autoritaria e classista".
"Nelle prossime settimane - afferma l'Unione degli studenti - arriveranno in parlamento la riforma dei cicli scolastici della Moratti e la proposta di riforma degli organi collegiali del centro destra. Per questo in migliaia saremo in piazza con i lavoratori il 23 marzo".

"Una brutta legge e una pessima
delega": così il segretario generale della Cgil scuola, Enrico Panini, annunciando la raccolta di firme per chiedere una approfondita discussione in parlamento e per dire no al ricorso alla delega, commenta il disegno di legge. "Confermiamo il giudizio già espresso - afferma Panini - si riporta indietro di decenni l'orologio del nostro paese, ad anni nei quali l'istruzione era un privilegio per pochi. Il mantenimento del ricorso alla delega rappresenta un secco rifiuto alla richiesta di tante scuole, di prestigiose riviste e associazioni, di sindacati, di persone che avevano chiesto di potersi confrontare con la legge. Si preferisce sequestrare il confronto".
"Per quanto ci riguarda - conclude Panini - alziamo da subito il livello della nostra iniziativa. Stiamo raccogliendo migliaia di firme che consegneremo al Presidente della Repubblica e ai presidenti di Camera e Senato per chiedere di discutere della riforma e per dire no al ricorso alla delega. Per tutti i giorni del dibattito parlamentare presiederemo la discussione per ribadire e testimoniare che sull'istruzione occorre coinvolgere sempre le scuole, il Paese, il Parlamento".

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera definitivo alla riforma Moratti sulla scuola. Il governo, a seguito del parere reso dalla Conferenza unificata (Regioni e Comuni), ha infatti approvato in via definitiva il disegno di legge che conferisce al governo la delega per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale.
Le reazioni non si sono fatte attendere e, in molti casi, sono di segno nettamente negativo.
Poche le modifiche introdotte rispetto al testo licenziato lo scorso febbraio dopo il passaggio alla Conferenza unificata. Nel nuovo testo sono stati introdotti alcuni correttivi che indicano una maggiore "attenzione" a Regioni e Comuni.

Rispetto al testo precedente, al secondo comma dell'articolo 1 viene specificato che "i decreti legislativi in materia di istruzione e formazione professionale sono emanati previa intesa con la Conferenza unificata di cui al decreto legislativo 28 agosto 1997, 281". Un ulteriore riferimento alla Conferenza unificata viene fatto nell'articolo 2, comma c, che stabilisce che è assicurato a tutti il diritto all'istruzione e alla formazione per almeno 12 anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età, per quanto riguarda gli interventi finanziari. Viene quindi introdotto un nuovo articolo, nel nuovo testo articolo 6, che stabilisce che "sono fatte salve le competenze delle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome di Trento e Bolzano, in conformità ai rispettivi statuti e relative norme di attuazione nonchè alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n.3".

Infine, al comma 4 dell'articolo 7, che nel testo precedente era il sesto ed ultimo, viene aggiunto che dall'anno scolastico 2002/2003 possono iscriversi "compatibilmente con la disponibilità dei posti e delle risorse finanziarie dei Comuni, secondo gli obblighi conferiti dall'ordinamento e nel rispetto dei limiti posti alla finanza comunale dal patto di stabilità", al primo anno di scuola dell'infanzia e di scuola elementare, i bambini che ancora non hanno compiuto i tre o i sei anni, entro il 28 febbraio 2003.

Ma veniamo alle reazioni.Il Cidi (Centro di iniziativa democratica degli insegnanti) ribadisce "tutti i dubbi e le perplessità sull'impianto della legge" e critica soprattutto "la scelta della delega che esautora il parlamento, sede naturale del pluralismo necessario su un tema rilevante come la scuola".

Gli studenti annunciano battaglia
e ribadiscono il loro no ad una scuola "autoritaria e classista".
"Nelle prossime settimane - afferma l'Unione degli studenti - arriveranno in parlamento la riforma dei cicli scolastici della Moratti e la proposta di riforma degli organi collegiali del centro destra. Per questo in migliaia saremo in piazza con i lavoratori il 23 marzo".

"Una brutta legge e una pessima
delega": così il segretario generale della Cgil scuola, Enrico Panini, annunciando la raccolta di firme per chiedere una approfondita discussione in parlamento e per dire no al ricorso alla delega, commenta il disegno di legge. "Confermiamo il giudizio già espresso - afferma Panini - si riporta indietro di decenni l'orologio del nostro paese, ad anni nei quali l'istruzione era un privilegio per pochi. Il mantenimento del ricorso alla delega rappresenta un secco rifiuto alla richiesta di tante scuole, di prestigiose riviste e associazioni, di sindacati, di persone che avevano chiesto di potersi confrontare con la legge. Si preferisce sequestrare il confronto".
"Per quanto ci riguarda - conclude Panini - alziamo da subito il livello della nostra iniziativa. Stiamo raccogliendo migliaia di firme che consegneremo al Presidente della Repubblica e ai presidenti di Camera e Senato per chiedere di discutere della riforma e per dire no al ricorso alla delega. Per tutti i giorni del dibattito parlamentare presiederemo la discussione per ribadire e testimoniare che sull'istruzione occorre coinvolgere sempre le scuole, il Paese, il Parlamento".


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