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Sperimentazione, i Comuni dicono no I Comuni italiani confermano la valutazione "complessivamente negativa" già espressa sul ddl di riforma scolastica in discussione in Parlamento, e pongono 'pal...
Sperimentazione, i Comuni dicono no
I Comuni italiani confermano la valutazione "complessivamente negativa" già espressa sul ddl di riforma scolastica in discussione in Parlamento, e pongono 'paletti' e condizioni precisi per l'avvio della sperimentazione. E' questa, in sintesi, la linea che emerge dal documento relativo alla sperimentazione dell'anticipo di età di accesso nella scuola dell'infanzia approvato dalla commissione scuola dell'Associazione dei comuni italiani (Anci).
Dopo il Consiglio nazionale della pubblica istruzione, anche i Comuni si esprimono dunque in merito all'avvio della sperimentazione, e lo fanno con un documento ufficiale che sarà consegnato allo stesso ministro Moratti.
Chiara la posizione del presidente Anci Leonardo Domenici: "La riforma del sistema scolastico - ha sottolineato - è un processo organico troppo importante perchè possa essere realizzato attraverso anticipazioni frammentarie e improvvisate, che rischiano di peggiorare la situazione attuale. La Commissione Scuola dell'Anci, dopo aver attentamente esaminato tutte le questioni e le difficoltà legate all'avvio della sperimentazione - ha aggiunto - ha assunto la decisione che solo a determinate condizioni sarebbe possibile effettuarla".
In ogni caso, ha rilevato Domenici, "la sperimentazione deve prevedere una puntuale verifica delle condizioni di fattibilità, specie in vista di un eventuale ampliamento.
Solo dopo questa verifica si potrà constatare in concreto la possibilità di introdurre novità nel sistema scolastico".
L'Anci ha quindi posto dei precisi 'paletti' per l'avvio del test. Fra le condizioni che si ritengono essenziali per avviare la sperimentazione, sostengono i Comuni, "occorre considerare la possibilità di formare sezioni di età compresa tra i 2 anni e mezzo e i 3 anni e mezzo, con un rapporto bambini-educatori che tenga conto della legislazione regionale e di poter usufruire di locali, di servizi ausiliari e igienici idonei".
Ed ancora: "è necessario che non vi siano liste di attesa riguardanti le scuole interessate e che il personale sia specificamente formato". Infine, per i Comuni "sarebbe assai opportuno che la sperimentazione si svolgesse nei plessi in cui sono presenti tanto le scuole per l'infanzia quanto le scuole elementari, in modo da non creare problemi organizzativi e difficoltà alle famiglie".
Nel documento approvato dalla Commissione, l'Anci "ribadisce la valutazione complessivamente negativa già espressa sul disegno di legge di riforma in discussione in Parlamento", evidenziandone "con forza" i limiti in relazione a vari punti: "la possibile riduzione quantitativa e qualitativa del servizio scolastico pubblico; la carenza di impianto culturale e pedagogico; il rischio della differenziazione precoce tra percorsi d'istruzione e percorsi professionali; il rischio di limitazione dell'autonomia delle scuole e quella degli stessi enti locali, a fronte della nascita di un nuovo centralismo regionale nel sistema dell'istruzione; la mancata previsione di adeguati impegni per lo sviluppo e la qualificazione del patrimonio di edilizia scolastica; le negative implicazioni conseguenti alla possibilità per le famiglie di iscrivere i bambini in anticipo, che rende incerto il principio dell'obbligo scolastico e può portare alla formazione di classi con alunni di età e sviluppo psico-fisico molto differenziate".
Il documento sottolinea, inoltre, come "all'impegno per la generalizzazione dei servizi, già presente nella Legge 30 e confermato nel disegno di legge Moratti, deve corrispondere la previsione di adeguate risorse". L'Anci esprime quindi la propria "contrarietà per le sperimentazioni che vengono annunciate, con incertezze politiche sulla estensione, per la fretta nella preparazione e nella organizzazione, per l'improvvisazione pedagogica e culturale, intravedendo il rischio che vengano di fatto anticipati frammenti di riforma, senza organicità e senza possibilità di verificare l'impatto reale dei cambiamenti che dovrebbero essere introdotti".
Inoltre, osservano ancora i Comuni, "tante piccole o grandi sperimentazioni potrebbero determinare una situazione a 'macchia di leopardo'". In particolare, per quanto riguarda l'anticipo della scuola dell'infanzia ed elementare, "potrebbe verificrsi una situazione a 'macchia di leopardo'". La sperimentazione, prosegue l'Anci, "dovrà poi avere caratteristiche di riproducibilità, quindi il fatto che per il primo anno si vada verso la individuazione di sedi scolastiche dove le condizioni dovranno essere già garantite e dove quindi non dovranno essere realizzate modifiche strutturali, non elimina il problema della ristrutturazione delle sedi scolastiche nel momento in cui si andrà a regime". Tra i requisiti di qualità per la sperimentazione dell'ingresso degli alunni tra i 2 anni e mezzo e i 3 anni nella scuola dell'infanzia: "l'assenza di liste d'attesa, in presenza delle quali gli incrementi di organico dovranno prioritariamente soddisfare tale domanda; interventi di formazione per il personale insegnante; progettazione e trasformazione ambientale degli spazi; attivazione del sostegno ai disabili". Da qui la conclusione dei Comuni: "Solo in presenza delle suesposte condizioni, che dovranno confluire nel previsto accordo nella sede della Conferenza Unificata, l'Anci ritiene che si possa instaurare un costruttivo dialogo tra istituzioni".