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Assunzioni in ruolo: il ritardo del governo di Pino Patroncini 15 luglio 2002 Fino dal 17 aprile scorso, proprio dalle "pagine" di Kataweb Scuola, avevamo paventato il rischio che quest'an...
Assunzioni in ruolo: il ritardo del governo
di Pino Patroncini
15 luglio 2002
Fino dal 17 aprile scorso, proprio dalle "pagine" di Kataweb Scuola, avevamo paventato il rischio che quest'anno potessero non esserci nomine in ruolo. Temevamo allora che il ritardo nella compilazione delle graduatorie permanenti non consentisse di rispettare il termine ultimo del 31 luglio che lo scorso anno il neonominato Ministro Moratti aveva posto alle operazioni di nomina da parte dei provveditorati, per accelerare i tempi di lavoro prima dell'inizio del nuovo anno scolastico.
Ma questo limite temporale che doveva essere un elemento vistoso della nuova funzionalità del Ministero rischia oggi di tradursi in un boomerang e non solo per la sua immagine, ma soprattutto per migliaia di precari e vincitori di concorso in attesa di nomina. E a produrlo non sono neppure, come temevamo, i ritardi nella compilazione delle graduatorie, che, pur zeppe di errori, sono state in qualche modo pubblicate o sono in via di correzione. E' invece l'indecisione del Governo che a 20 giorni dalla scadenza non ha ancora emanato il decreto sulle assunzioni in ruolo. Vale a dire che non ha ancora definito quante assunzioni si faranno quest'anno.
Ed è giusto parlare di Governo e non del solo Ministero dell'Istruzione perché il provvedimento è emanato di concerto col Ministero del Tesoro e i ritardi sono imputabili probabilmente calcoli che non tornano nella definizione della spesa per queste operazioni e, conseguentemente a ciò, anche a divergenze tra i due ministeri. Le finanziarie precedenti infatti prevedevano per quest'anno circa 30.000 nuove assunzioni, ma l'ultima finanziaria lasciava sperare in non più di 8.500. A febbraio tuttavia sia il Ministro che il sottosegretario Aprea si erano lasciate andare ad ottimistiche valutazioni dichiarando alla stampa che le assunzioni avrebbero potuto essere 21.000. Ultimamente però era trapelata di nuovo una quantità di posti non superiore ai 9.000.
Che cosa determinerebbe questo andirivieni di cifre? Sarebbe la spesa per la scuola, messa sotto accusa dal Ministro del Tesoro Tremonti: l'operazione tagli agli organici non sarebbe andata come doveva o non avrebbe dato i frutti sperati. Probabilmente meno insegnanti del previsto si sono lasciati allettare dall'idea di sfondare il proprio orario di cattedra per guadagnare quattro soldi in più e siccome alle prestazioni frontali non è possibile rinunciare, alla fine il taglio si è scaricato tutto sui tempi pieni, sui nuovi posti della scuola materna e sui progetti. Cioè proprio laddove ce ne era più bisogno e dove questi organici servivano a potenziare la qualità della scuola o la sua crescita. Non a caso anche il decreto sugli organici, che normalmente usciva a febbraio o marzo, è uscito da pochi giorni e non senza nuove sorprese: sotto la mannaia stanno finendo i posti di sostegno e quelli di lingua straniera della scuola elementare. Il Ministero ha diramato su questo argomento istruzioni capestro a tutti i direttori regionali.
E' forte dunque il sospetto che con una uscita del decreto su 9.000 assunzioni in ruolo oltre il 31 luglio il Governo prenderebbe due piccioni con una fava: rinvierebbe al prossimo anno le assunzioni e risparmierebbe sul numero. E per fare ciò, non sarebbe necessario neppure, uscire "ufficialmente " dopo il 31 luglio. I tempi sono già comunque risicati: gli uffici scolastici provinciali prima di procedere alle nomine devono per forza fare altre operazioni preliminari riguardanti la sistemazione del personale già di ruolo che porterebbero via giorni preziosi, persino settimane. Per questo il sindacato, almeno per quello che riguarda la Cgil, si sta attrezzando per chiedere l'effettuazione delle nomine in ruolo in deroga al termine del 31 luglio e comunque per ottenere a favore del personale interessato la garanzia di tutti benefici giuridici ed economici.
Infatti i posti vacanti, che per la verità ammontano a oltre 60.000, andrebbero comunque coperti ma a questo ci penserebbero supplenti mal pagati e poco rispettati nei loro diritti.
PINO PATRONCINI Cgil Scuola