ItaliaOggi: Voti per i ricercatori
Ok dalla camera al ddl che rivede i criteri sulle risorse
Sotto esame la qualità del progetto
Arrivano le pagelle per i cervelli neoassunti dalle università. Le nuove reclute saranno sottoposte ogni tre anni al giudizio della nuova Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur), attiva, secondo le previsioni del ministro dell'università Fabio Mussi, dall'inizio del prossimo anno. Se il loro lavoro sarà bocciato, o considerato di scarsa qualità, a pagare pegno saranno però gli atenei che li hanno assunti. Il ministero tratterrà, infatti, dal Fondo del finanziamento ordinario destinato alle università interessate una quota pari al trattamento economico medio dei ricercatori universitari. In pratica, l'ateneo che ha assunto un ricercatore poco efficiente o produttivo dovrà pagargli di tasca propria lo stipendio per almeno un triennio. Dopo di che il ricercatore sarà sottoposto a un nuovo esame e se l'esito sarà ancora negativo il suo salario passerà definitivamente a carico dell'ateneo che lo ha assunto. La rivoluzione è prevista dal ddl (conversione del decreto legge governativo del 7 settembre 2007) contenente disposizioni urgenti in materia di avvio dell'anno scolastico e di concorsi per ricercatori universitari, passato lo scorso 3 ottobre alla Camera. A introdurre la novità nel testo, un emendamento dei deputati dell'Ulivo (il cui primo firmatario è il diessino Walter Tocci), ma sostenuto anche dallo stesso ministero dell'università. Il testo passa ora al senato dove c'è tempo fino al 7 novembre per convertirlo in legge. Se la norma sulla valutazione resterà tale, in pratica, la novità riguarderà già tutti quei ricercatori universitari che saranno assunto a partire da qui al 2009. Il testo spiega, infatti, che il provvedimento riguarda i concorsi banditi successivamente alla data di entrata in vigore della legge. Parla di una norma incostituzionale Nunzio Miraglia presidente dell'Associazione nazionale docenti universitari (Andu) che definisce questa parte della valutazione «l'ennesimo pasticciaccio legislativo». E questo, spiega ancora «nonostante la norma aggiunta non rivesta carattere di urgenza e comunque non sia attinente alla prima parte dell'articolo 3, introdotta per spostare in tempo agli atenei fondi altrimenti non utilizzabili». Sulla stessa lunghezza d'onda anche Marco Merafina coordinatore nazionale dei ricercatori universitari che non solo esprime perplessità sulla norma ma considera ingiusto il dover penalizzare l'università su qualcosa di cui non è direttamente responsabile. Inoltre, per Merafina, potrebbe esserci un evidente conflitto, nei giudizi espressi dalle commissioni che dovranno valutare il ricercatore, tra questo nuovo provvedimento e la 382 del 1980. Infine conclude Merafina «se prima c'era la possibilità, nel momento in cui un ricercatore non veniva confermato, di immetterlo nei ruoli del pubblico impiego e quindi di espellerlo dall'università ora, con questa legge, di cui si parla tanto di rigore e di eccellenza il ricercatore non solo deve essere tenuto per forza ma deve essere pure pagato».