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ItaliaOggi: Università in trincea

No alla trasformazione in fondazioni

06/07/2008
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ItaliaOggi

Gli atenei sulla possibilità prevista dalla Manovra

Fondazioni universitarie? No grazie. È un coro unanime di dissenso quello che arriva dal mondo accademico, riguardo la possibilità ventilata dal governo di trasformare le università in fondazioni. Una proposta che nasconde il rischio della frammentazione del sistema universitario in tanti sottosistemi che non garantiscono la mission pubblica affidata all'università. E che, inoltre, nasconde dietro di sé un disimpegno dello stato dal ruolo di finanziatore del sistema accademico. Con conseguenze significative, per esempio, per la libertà della didattica o della ricerca che sarebbero, secondo gli oppositori, alla mercè del miglior offerente. Il che non vuol dire che il mondo accademico sia contrario in assoluto alla presenza di fondazioni. Anche a fronte del fatto che quelle esistenti, secondo il presidente del coordinamento nazionale delle fondazioni universitarie, Ferdinando di Orio, «assolvono alla necessità di rendere più agili gli atenei nel reperimento delle risorse». Le fondazioni attualmente esistenti, introdotte con la Finanziaria del 2001, sono 12 su 77 atenei e rappresentano il braccio operativo degli atenei, con la funzione di intessere relazioni con il territorio e attrarre risorse. «Tutt'altra cosa di quelle pensate da Tremonti, che ora partirebbero», secondo la Crui, «da enormi condizioni di dissesto economico e in assenza di altre garanzie». Ma non solo, perché per il numero uno dei rettori, Enrico Decleva, «non è ammissibile che mutamenti di tale portata possano essere definiti sull'onda di mere considerazioni di spesa, per di più tramite un decreto legge e prescindendo da una visione d'insieme del sistema, considerato nelle sue specificità». Intanto, per esempio, per il presidente del Consiglio universitario nazionale, Andrea Lenzi, «andrebbe approfondita la norma. Se questo è un primo sasso nello stagno per arrivare a qualcos'altro di meglio allora se ne può discutere, ma se invece è fatto senza i giusti presupposti allora è meglio lasciare stare e valorizzare le realtà già esistenti». Le fondazioni, per Lenzi, potrebbero per esempio servire ad amministrare in modo manageriale il patrimonio o la parte strutturale delle università». Al mondo universitario chiede invece «di avere coraggio di seguire strade nuove e innovative» il sottosegretario all'istruzione, Giuseppe Pizza, che nell'idea delle fondazioni vede un sostegno persino all'offerta didattica e scientifica degli atenei. «Ecco perché entrambi», ha chiuso Pizza, «devono valutare che da questo strumento possano venire solo vantaggi e opportunità».


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