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ItaliaOggi: Un diploma non si nega a nessuno

Con il riordino del sistema istruzione professionale, si stabilisce a livello nazionale il valore dei titoli.

23/10/2007
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ItaliaOggi

Gli istituti tecnici superiori utili anche per andare all'università

È diploma superiore a tutti gli effetti, almeno stando al pronunciamento della camera, quello che conseguiranno gli studenti degli istituti tecnici superiori già inseriti, a pieno titolo, nel sistema di istruzione secondaria superiore grazie al comma 613 della Finanziaria 2007 che prevede, tra l'altro, la rivisitazione della normativa riguardante l'istruzione tecnica di II livello.
E sulla scuola, il parlamento va a tempo di marcia così che mentre l'aula di Montecitorio approva il disegno di legge sull'istruzione Bersani III, il cui esame passa ora al senato, quella di Palazzo Madama dà il via libero definitivo, con 147 sì e 114 no, al decreto legge sull'avvio dell'anno scolastico 2007-2008. Tra le novità, già presenti nel testo licenziato alla camera lo scorso 3 ottobre, la reintroduzione del tempo pieno nelle primarie, norme più rigorose per l'esame di maturità sostenuto dai privatisti, ripristino del giudizio di idoneità o non ammissione per l'esame di licenza media reso più difficile dall'introduzione di una quarta prova scritta, istituzione delle sezioni primavera per la fascia di età dai due ai tre anni, limitazione, o semplificazione» come chiarisce Albertina Soliani, relatrice del provvedimento, del potere di intervento dei presidi in materia di sanzioni disciplinari nei confronti del personale docente.

Ma per tornare al disegno di legge sull'istruzione, oltre a definire il valore dei titoli in uscita, esso conferma le disposizioni urgenti in materia di istruzione tecnico-professionale già oggetto dell'art. 13 del decreto Bersani sulle liberalizzazioni poi convertito in legge lo scorso aprile (40/2007). Il ddl, le cui norme sono collegate e complementari a quelle del decreto relativo all'avvio ordinato dell'anno scolastico appena iniziato, ribadisce infatti il riordino e il potenziamento degli istituti tecnico-professionali finalizzati al conseguimento di un diploma di istruzione secondaria e, come recita il comma 1 dell'art. 28 «strutturati sul territorio attraverso stabili collegamenti con il mondo del lavoro e dell'impresa, ivi compresi il volontariato e il privato sociale, con la formazione professionale, con l'università e con la ricerca».

Sempre in merito al recupero e alla valorizzazione della cultura tecnico-professionale, mortificata dalla riforma Moratti anche in virtù del ricorso alla canalizzazione precoce, nel ddl è prevista l'adozione di appositi regolamenti ministeriali atti a snellire il numero degli indirizzi di studio attualmente previsti dagli ordinamenti degli istituti tecnici e volti a realizzare un monte ore annuale sostenibile per gli studenti.

Grazie alla riorganizzazione delle discipline di insegnamento e sempre in conformità con la 40/2007, maggiore spazio si riserva alle attività di laboratorio, di stage e di tirocinio nonché a tutto ciò che concerne l'orientamento agli studi universitari e al sistema dell'istruzione e della formazione tecnica superiore.

Il ddl ribadisce inoltre la messa a punto da parte del ministero della pubblica istruzione di apposite linee guida da definirsi in sede Conferenza unificata e necessarie sia a realizzare raccordi organici tra i percorsi dell'istruzione tecnico-professionale e quelli dell'istruzione e formazione professionale effettuati da strutture formative idonee sia a conseguire qualifiche e diplomi professionali di competenza delle regioni che ne stabiliscono i livelli essenziali, ma la cui spendibilità abbraccia tutto il territorio nazionale.

Quanto alla istituzione dei poli tecnico-professionali, essi restano materia della legge 40/2007 (art. 13, comma 2) che ne definisce gli obiettivi primari («promuovere in modo stabile e organico la diffusione della cultura scientifica e tecnica e sostenere le misure per la crescita sociale, economica e produttiva del paese») e la natura consortile: essi potranno essere costituiti, in ambito provinciale o sub-provinciale, tra gli istituti tecnici e quelli professionali, le strutture della formazione professionale e, per l'appunto, gli istituti tecnici superiori nati dalla riorganizzazione degli Ifts (ovvero i percorsi di istruzione tecnica superiore post-secondaria non universitaria).


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