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Economia decisiva sul piano attuativo dei 7,8 mld di risparmi
Alla fine ha vinto l'Economia, e il suo ministro, Giulio Tremonti: nessuna concessione, o quasi, verso la linea garantista che il ministro dell'istruzione, MariaStella Gelmini, ha provato a percorrere (dalle promesse sul tempo pieno a quelle sul maestro unico), i tagli sulla scuola saranno applicati in modo efficiente. Ovvero saranno tali da ridurre per davvero le spese (per circa 7,8 miliardi complessivi in tre anni pari a oltre 130 mila posti in meno, tra insegnanti, bidelli e segretari). E non come avvenuto negli anni passati, con le Finanziarie sia di centrodestra che di centrosinistra. Per rendersi conto che questa volta si fa sul serio, basta leggere direttamente il piano dei tagli messo a punto dal tandem Istruzione-Economia. E in base al quale il dicastero di viale Trastevere ha già acceso i motori della fase 3 (a cui IO ha dedicato le pagine che seguono), ovvero la predisposizione dei vari regolamenti attuativi della manovra: dalla stretta sulla rete scolastica e sugli esuberi dei docenti alla revisione degli istituti tecnici. Dal prossimo anno scolastico si parte: si parte, per esempio, con il maestro unico alle elementari, ma anche alle materne, dove il servizio sarà tendenzialmente dimezzato: un insegnante e non più due per una scuola che sarà aperta solo la mattina e non più il pomeriggio. In questo modo, i docenti recuperati potranno essere utilizzati per far fronte alle richieste crescenti che giungono dalle famiglie, complici la ripresa della natalità e il flusso immigratorio. La riforma Gelmini parte anche alle superiori, dove i tecnici avranno l'80% degli indirizzi in meno rispetto agli attuali, e un orario di lezioni settimanali che cala da 36 a 32. Novità in arrivo, poi, per i licei (la bozza di riforma è attesa per questi giorni), e per i professionali (dove il percorso sarà più complicato visto che bisognerà trovare un'intesa con le regioni). Insomma, la riforma Gelmini, o Tremonti che dir si voglia, rispetta la tabella di marcia e non mostra cedimenti. Un vero guaio per i sindacati che in questo momento -complice anche la vicenda Alitalia- hanno più di un problema nei loro rapporti interni. Anche il parlamento fa la sua parte nel delineare il puzzle della riforma: la camera in queste ore sta dando il via libera al decreto legge n. 137, su scuola e università. È, per intendersi, il dl che ha previsto l'obbligo del maestro unico alle elementari a partire dal prossimo anno e lo studio di una rinnovata Educazione civica.
Non di poco conto poi le novità introdotte al dl in sede di approvazione in commissione cultura: su proposta della Lega Nord (prima firmataria Paola Goisis), è stato previsto lo studio degli statuti regionali nell'ambito delle ore dedicate a Cittadinanza e Costituzione e nei limiti «delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente». A firma invece di Valentina Aprea, presidente della VII commissione nonché relatrice del provvedimento, l'emendamento (approvato) che reintroduce il voto in decimi all'esame anche di terza media, al posto degli attuali giudizi. Un'altra delle riforme del '68 che sparisce dall'ordinamento scolastico italiano.
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