ItaliaOggi: Toh! Al Nord gli studenti più bravi
L'ultimo rapporto Invalsi smentisce il precedente. Fioroni: finalmente dati coerenti con la realtà.
di Clementina Colombo
Il divario territoriale si acuisce con il passaggio alle medie
L'Invalsi smentisce l'Invalsi. È bastato cambiare i criteri della valutazione e modificare le modalità di ricerca per assistere al capovolgimento dei risultati relativi alla qualità dell'insegnamento e ai livelli di apprendimento nelle scuole italiane. Nonché a quelli che, ancora sino allo scorso anno, attribuivano una marcia in più (tra i 10 e gli 11 punti percentuali) alla scuola del Sud. E infatti, secondo la rivelazione 2005-2006 condotta a tappeto con il vecchio metodo, nei test di italiano della seconda elementare i ragazzi del Nord avevano un punteggio inferiore rispetto a quelli del Sud dell'11%, mentre per matematica e scienze la differenza era, rispettivamente del 10,7% e dell'8,5%. Sempre a favore del Meridione. Ma quest'anno (nuovo metodo, indagine campionaria e soprattutto valutatori esterni) la musica sembra essere cambiata. È quanto emerso dai dati dell'indagine Invalsi relativa all'anno scolastico appena conclusosi e illustrata dal ministro della pubblica istruzione Beppe Fioroni, nel corso della presentazione della direttiva che indica le nuove linee guida dell'Istituto per l'anno 2007-2008. In italiano, e sempre limitatamente alla seconda elementare, gli scolari del Nord superano del 2,8% i loro colleghi del Sud, mentre per la matematica e le scienze non si registrano differenze di rilievo. Cresce, invece, il divario con il passaggio dalle primarie alle medie e ai licei. A favore del Nord. Secondo il ministro Fioroni, i dati dell'ultima indagine sono più affidabili per almeno due ragioni: «La prima è che sono più simili a quelli forniti dalle indagini internazionali; la seconda è che sono più coerenti con la nostra percezione di una scuola del Sud in maggiore difficoltà». A tal fine, ha dunque esortato, è necessario sostenere le scuole meridionali a innalzare i livelli di apprendimento anche attraverso l'utilizzo di quei 3,7 miliardi di euro che arriveranno loro nei prossimi sette anni tramite gli stanziamenti europei di cui si avvale il Piano operativo nazionale (Pon).
Nell'illustrare il nuovo sistema di valutazione (che dall'anno prossimo spera possa essere condotto su base censimentaria), Fioroni ha tenuto a precisare che, lungi dall'essere un sistema giudicante e punitivo, esso è piuttosto uno «strumento di diagnosi» di cui le scuole devono servirsi per migliorare la loro azione didattica ed educativa. Diagnosi che non può prescindere dalle condizioni di partenza degli studenti e dal contesto sociale in cui le singole scuole sono inserite. Ecco perché, ha spiegato Fioroni, essenziale diventa la misurazione dei livelli di apprendimento in entrata e in uscita. Si tratta, in sintesi, di un sistema di valutazione che deve essere in grado di aggiustare anche il contesto socio-economico e familiare da cui i ragazzi provengono e «che deve avere l'obiettivo di rendere la scuola quell'ascensore sociale che in 70 anni non è riuscita a essere». Il ministro, infine, ha lanciato un appello contro le «molestie statistiche» di cui sono vittime le scuole e ha ricordato che tra i compiti dell'Invalsi, a partire da quest'anno, c'è anche quello di valutare le prove di maturità.